Il fatto che oltre la metà dei soldi spesi nell'acquisto di un alimento siano destinati al commercio e ai servizi è la ragione della forte variabilità dei prezzi tra le diverse città per prodotti di base come pane, latte, pasta ed extravergine. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare le elaborazioni dell'Osservatorio prezzi e tariffe (Mise) che evidenzia come il prezzo del pane varia dai 3,8 euro al kg di Venezia agli 1,56 di Perugia, quello del latte intero da 1,63 euro al litro di Potenza a 1,21 di Perugia, quello della pasta di semola da 1,86 Euro al chilo di Aosta a 0,98 di Trento e quello dell'extravergine da 6,51 Euro al litro di Cagliari a 4,73 di Bari. Secondo un studio della Coldiretti dei circa 467 Euro al mese che ogni famiglia destina per gli acquisti di alimenti e bevande, oltre la metà, per un valore di ben 238 Euro (51%), va al commercio e ai servizi, 140 (30%) all'industria alimentare e solo 89 (19%) alle imprese agricole. Una tendenza che tende ad accentuarsi con l'ampliarsi della forbice dei prezzi tra produzione agricola e consumo ed è una dimostrazione  che eventuali variazioni dei prezzi alla produzione hanno effetti molto limitati sui prezzi al consumo che dipendono da altri fattori come i servizi di trasporto e la distribuzione commerciale. Per favorire il contenimento dei prezzi è necessario - sostiene la Coldiretti - lavorare per rendere più chiaro il percorso del prodotto con l'etichetta di provenienza, ma anche intervenire sulle filiere inefficienti che perdono valore nel trasferire il prodotto dal campo alla tavola.