Le ciliegie del Cile sono vendute sugli scaffali a 28 euio al kg, l’uva del Sudafrica a 12 euro, mentre agli agricoltori italiani per finocchi, broccoli, bietole, indivie e cime di rapa vengono riconosciuti pochi centesimi che diventano euro quando li acquistano i consumatori al mercato. E’ quanto denuncia la Coldiretti nel commentare i dati sull’inflazione a gennaio divulgati dall’Istat che evidenziano un aumento tendenziale del 4,5% per prodotti alimentari e bevande. Se l’aumento del costo di gasolio e benzina fa impennare i prezzi dei prodotti fuori stagione, distorsioni e speculazioni si verificano anche nel percorso degli alimenti dal campo alla tavola con aumenti per l’ortofrutta del 300% nei prezzi dalla produzione al consumo, secondo l'indagine dell'Antitrust.  Un fenomeno comune ad altri prodotti alimentari, con il latte che aumenta di prezzo del 280% dalla stalla alla tavola e il grano che moltiplica del 900% quando diventa pane. Secondo lo studio della Coldiretti, dei circa 467 euro al mese che ogni famiglia ha destinato per gli acquisti di alimenti e bevande, oltre la metà, per un valore di ben 238 Euro (51%), va al commercio e ai servizi, 140 (30%) all'industria alimentare e solo 89 (19%) alle imprese agricole. A causa delle irregolarità dell'etichettatura, la frutta e la verdura provenienti dall'estero sono destinate in molti casi a essere spacciate come made in Italy nonostante l'entrata in vigore di norme che prevedono multe salate se non viene esposta l'indicazione dell'origine. Per non cadere nelle trappole del mercato la Coldiretti consiglia di verificare la presenza delle etichette e di scegliere gli ortaggi e la frutta locale e di stagione, ma vale anche la pena di recarsi direttamente, quando è possibile fare spostamenti, nei mercati all'ingrosso aperti ai privati cittadini.