Con una riduzione variabile dal 30 al 50% del patrimonio apistico nazionale ed europeo è a rischio non solo la produzione di miele ma l'equilibrio naturale globale con effetti sulla salute e sull'alimentazione, che dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro di insetti, al quale le api concorrono per l'80%. E' l'allarme lanciato dalla Coldiretti sui dati divulgati dall'Apat che evidenziano nel 2007 la perdita in Italia di 200mila alveari con un danno economico per la mancata impollinazione stimato in 250 milioni di euro. Prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza dipendono dalle api per la produzione dei frutti. Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l'erba medica ed il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme - aglio, carota, cavoli e cipolla - si può riprodurre grazie alle api. Il fenomeno dello spopolamento, comune in molti continenti a partire dagli Usa e dall'Europa, viene denominato “Colony collapse disorder” (Ccd) e ha effetti gravi in Italia dove a rischio è una popolazione di circa 50 miliardi di api in oltre 1 milione di alveari. Secondo stime, la produzione totale in Italia nel 2007 è stata attorno alle 10mila tonnellate grazie a un milione di alveari, gestiti dai 7.500 apicoltori “professionisti” e hobbisti che hanno totalizzato un fatturato di circa 25 milioni di euro. Gli italiani ne consumano circa 400 grammi all'anno a testa.