La mediazione raggiunta a Bali significa una positiva presa di coscienza su scala globale della necessità di definire come prioritario l’intervento sui cambiamenti climatici per effetto dei quali si prevede una riduzione del 16% della produzione agricola mondiale per il 2020. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’accordo di Bali sulla base delle analisi dell'International Food Policy Research Institute. Una prospettiva destinata a sconvolgere i mercati mondiali le cui cause sono nei cambiamenti climatici che provocano una riduzione delle terre coltivate e un calo delle rese produttive, nella domanda crescente di prodotti alimentari a base di latte e carne da parte di Paesi emergenti come India e Cina e nello sviluppo dei biocarburanti da coltivazioni agricole. E gli effetti dei cambiamenti climatici con una forte riduzione dei raccolti per olio (-17%), vino (-12%), frutta e agrumi (-5,4%), si sono fatti sentire anche in Italia dove il 2007 è al terzo posto nella classifica degli anni più caldi degli ultimi due secoli. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una situazione che anticipa gli effetti che i cambiamenti climatici strutturali possono provocare sulla competitività del made in Italy. L'aumento delle temperature provoca anche la migrazione dei prodotti tipici verso nord con un processo che è in realtà in Italia si sta già verificando un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi, le prime arachidi che sono state raccolte nella Pianura Padana dove si coltivano grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta.