“Le quotazioni dei cerali stanno tornando alla normalità, ma il prezzo dei prodotti agroalimentari al consumo non scende”. Lo evidenzia Confagricoltura commentando i prezzi medi all’origine dei cereali che, nel mese di novembre, hanno registrato cali rispetto ad ottobre, fatta eccezione per il frumento duro. “Terminato l’effetto calamità naturali e rientrando in produzione 4 milioni di ettari di cereali in Europa, con l‘eliminazione del set-aside – dice Confagricoltura - la situazione potrebbe stabilizzarsi. E i rincari cessare. Ma segnali in questo senso, per ora, non ce ne sono”. Anche le previsioni Ocse/Fao a lungo termine prevedono per i cereali un ritorno ai prezzi che si registravano prima dell’impennata delle quotazioni. Confagricoltura sottolinea anche che le fiammate delle materie prime di questi ultimi mesi, che dipendono dallo squilibrio domanda offerta dei mercati internazionali, costituiscono un recupero delle quotazioni rispetto agli anni passati. Negli ultimi sette anni i prezzi agricoli all’origine sono cresciuti del 6%: meno dell’1% l’anno. I costi di produzione sono saliti più del doppio (+14%) e il reddito delle imprese agricole è stato continuamente eroso. Inoltre, mentre sono rincarati alcuni prodotti, cereali e lattiero caseari per altri, come le carni suine, la tendenza al ribasso è stata marcata (-10/15%). “Quindi non si può parlare di aumento generalizzato delle quotazioni, tanto meno all’origine, né di una responsabilità degli agricoltori nell’aumento dei prezzi al consumo”.