Dal finto prosecco all’olio di semi spacciato come extravergine, dalle mozzarelle ottenute con cagliate importate dall’estero alle fiorentine di falsa chianina fino al limone spagnolo venduto come fosse di Sorrento, il business della truffa a tavola ha un valore di un miliardo di euro, ma incalcolabili sono i danni che può provocare a salute e ambiente. E’ quanto afferma Coldiretti che chiede l’immediata introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per consentire la rintracciabilità delle produzioni e il rafforzamento dei controlli, ma anche per combattere i fenomeni speculativi sui prezzi. Di fronte alle truffe serve anche una struttura nazionale che possa raccogliere gli ottimi risultati dell'attività svolta a favore della sicurezza alimentare dalle forze coinvolte: dai Nas al Corpo forestale dello Stato, dall'Ispettorato Centrale fino alle Dogane. Nel solo mese di ottobre sono stati sequestrati centinaia di prosciutti con i marchi contraffatti “Parma” e “San Daniele” da parte dei finanzieri del comando provinciale di Napoli, circa 6.000 litri di olio di semi sofisticato, etichettato come extravergine di oliva, da parte dei carabinieri del nucleo di Bari dei Nas che hanno scoperto un laboratorio clandestino utilizzato per il confezionamento, un traffico illecito di finte chianine grazie al lavoro dei Nas di Perugia mentre Greenpeace ha lanciato l’allarme sui risultati delle analisi che dimostrerebbero l'utilizzo di riso Ogm, non autorizzato in Italia, in un tipo di birra. Esempi che rappresentano solo la punta di un iceberg, con i Nas che hanno registrato negli ultimi 12 mesi ben 1487 denunce per infrazioni, penali ed amministrative, mentre l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari nel corso dell’attività del 2006 ha individuato 3486 operatori irregolari.