Nelle campagne è straniero più di 1 lavoratore agricolo su 10 con buona parte della produzione alimentare a rischio di estinzione senza l’impegno dei lavoratori provenienti dall’estero. E’ quanto ha affermato il presidente Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento alla Conferenza nazionale per l’immigrazione nel sottolineare che sono quasi 125mila gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura. Sono molti - ha ricordato Marini - i "distretti agricoli" dove i lavoratori immigrati sono diventati indispensabili come nel caso della raccolta delle mele in Trentino, la mungitura del latte per il Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Lombardia o la vendemmia dei prestigiosi vini in Piemonte e Toscana o la raccolta del pomodoro in Puglia. I numeri evidenziano la determinazione della parte più sana e attiva dell'imprenditoria agricola a perseguire percorsi di trasparenza e qualità del lavoro adempiendo puntualmente agli obblighi burocratici ed economici connessi ai rapporti di lavoro dipendente anche se permangono fenomeni malavitosi. La firma del Protocollo sull’emersione del lavoro nero e sommerso in agricoltura che abbiamo sostenuto è un atto importante. Con riferimento all'aumento dell'incidenza dei casi di infortunio tra i lavoratori immigrati è necessario continuare sulla strada intrapresa con interventi per la semplificazione, la trasparenza, l'innovazione tecnologica e la formazione, che sappiano accompagnare le imprese nello sforzo di prevenzione in atto. Secondo un'indagine Coldiretti a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura sono nell'ordine i polacchi (14%), rumeni (14%), albanesi e gli indiani (7%) soprattutto negli allevamenti del Nord.