"Ancora una volta il vino è vittima della Direttiva CE 92/83, che consente ai paesi membri dell’Unione di adottare accise diverse all’interno di ogni Stato soprattutto per il vino, la birra e i prodotti alcolici". E’ questo il commento di Confagricoltura all’aumento delle accise nel vino da parte del Regno Unito. Lo stato dell’arte vede nella maggior parte dei Paesi non produttori la presenza di un’accisa diversa da zero per il vino e maggiorata per gli spumanti ritenuti beni di lusso. Il nuovo aumento di 5 pence per i vini fermi e di 7 pence per gli spumanti, a parere di Confagricoltura, è l’ennesimo caso di politica fiscale discriminatoria, che tende a svantaggiare le produzioni importate e per questo considerate “non proprie” della cultura alimentare del Paese (l’aumento della birra p stato solo di 1 pence). "La Commissione – conclude l’Organizzazione – dovrebbe perseguire l’obiettivo dell’armonizzazione delle accise e contribuire così ad avere un livello accetabile, basso e limitato in uno stesso range per tutti i paesi comunitari. Un livello di tassazione molto elevato può rendere l’acquisto di vino proibitivo e favorire il decremento dei consumi".