Da tempo l'Efsa, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, è al lavoro per mettere a punto le linee guida scientifiche sulle quali basare le future norme che Bruxelles si appresta a rivedere in tema di benessere animale.

Per il settore avicolo e per quello suino già sono state delineate le basi sulle quali articolare questa revisione, con un'attenzione particolare al tema delle gabbie.

 

AgroNotizie® ne ha già parlato anticipando quanto verrà discusso il prossimo 23 maggio in occasione di un incontro che la stessa Efsa ha organizzato per fare il punto sulla situazione.

 

Attenti ai vitelli

Non si parlerà solo di avicoli e suini, ma anche di vitelli, sui quali l'attenzione dell'Esecutivo europeo si è soffermata più volte, ad esempio nel 2008, con la Direttiva numero 119 di quell'anno, nella quale si fissavano i requisiti di base che gli allevamenti erano tenuti a rispettare.

 

In quell'occasione si regolavano vari aspetti, come il divieto di utilizzare recinti individuali a partire dall'ottava settimana di vita o si definivano gli spazi minimi da mettere a disposizione per ogni animale.

 

Importanti novità

Ora si torna a discuterne e le prime anticipazioni del lavoro svolto da Efsa sul benessere dei vitelli sembrano apportare cambiamenti radicali.

Ancora una volta al centro dell'attenzione ci sono le gabbie singole, che si vorrebbero eliminare. Al loro posto si dovrebbero realizzare recinti dove alloggiare piccoli gruppi di animali durante le prime settimane di vita.

 

La finalità sarebbe quella di favorire il contatto e il rapporto fra simili, cosa che gli scienziati affermano essere funzionale al loro benessere.

Prima ancora i vitelli andrebbero però lasciati con la madre per almeno un giorno, condizione che favorirebbe l'apprendimento alla poppata, oltre che essere favorevole al loro benessere. Cose che gli allevatori peraltro ben conoscono.

 

Alimentazione

Le evidenze scientifiche emerse dalle indagini di Efsa evidenziano inoltre l'opportunità di evitare la somministrazione di alimenti solidi, come foraggi a fibra lunga, prima delle due settimane di vita.

Non si fa cenno all'importanza del colostro, che il vitello deve assumere già nelle prime ore di vita e che contiene immunoglobuline materne, fondamentali per la salute dell'animale.

Argomento ignorato forse perché già presente nella direttiva del 2008.

Non si fa cenno nemmeno dell'importanza di evitare uno svezzamento tardivo, oltre le 12 settimane, che potrebbe causare patologie nutrizionali, queste sì motivo di scarso benessere.

 

Ci sarà modo di completare questi e altri argomenti relativi al benessere dei vitelli nelle conclusioni del lavoro svolto da Efsa.

Distinguendo fra l'altro le differenze fra l'allevamento di vitelli destinati alla rimonta oppure all'ingrasso.

In ogni caso va precisato che il risultato di queste ricerche sarà la base sulla quale il legislatore europeo elaborerà la revisione delle norme sul benessere dei vitelli e degli altri animali in allevamento.

 

Purché sia vero benessere

Il raggiungimento di un maggior livello di benessere animale resta un obiettivo importante e da tutti condiviso, in particolare dagli allevatori, i primi ad essere coscienti che solo un animale al quale sono assicurate condizioni ottimali è in grado di esprimere al meglio il suo potenziale produttivo.

 

Ma ancora una volta va ribadito che nell'aggiornare le norme su questa materia non si possono trascurare le ricadute sui costi e le ripercussioni economiche e sociali che tali scelte potranno comportare.

Importante sarà evitare una visione antropomorfica e ideologica.

 

Come pure resta da risolvere il nodo delle importazioni.

Prodotti di origine animale realizzati in Paesi ove queste regole non esistono potrebbero esercitare una concorrenza sleale nei confronti delle produzioni europee. È un rischio che siamo in grado di evitare?

 

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