Se le mucche vivono in un ambiente confortevole producono più latte e di migliore qualità. Partendo da questo assunto una fattoria a Nord di Mosca ha deciso di dotare le vacche di visori per la realtà virtuale.

Invece di lande grigie e fredde, coperte da un cielo plumbeo, gli animali vedono prati fioriti, volte azzurre e fiori succulenti. L'esperimento, fanno sapere dall'azienda, sta avendo successo (potevano dire il contrario?) e l'umore degli animali è migliorato.

Esperimenti sullo stato psicologico degli animali, effettuati diffondendo musica classica in stalla, sono stati portati avanti in diversi Stati, compresa l'Italia. Anche se poi, come riportiamo in questo articolo, gli agricoltori finlandesi affermano che le vacche chiuse nelle stalle non risentono affatto né dei bui e freddi inverni nordici, né del foraggio secco.
 

La guerra del latte

Ma al di là dell'esperimento con la realtà virtuale, che sembra più che altro un espediente pubblicitario, la Russia sta combattendo una vera e propria 'guerra del latte' per trasformare il paese, secondo importatore mondiale di latte, in un esportatore.

Con l'introduzione delle sanzioni europee alla Federazione russa, scattate dopo l'annessione unilaterale della Crimea (appartenente all'Ucraina) nel 2014, Mosca si è trovata a secco di latte. I supermercati si affidavano infatti nella stragrande maggioranza dei casi ai produttori finlandesi, polacchi e tedeschi per gli approvvigionamenti.

Da un giorno all'altro la Russia ha dovuto cercare nuovi partner commerciali, così Vladimir Putin ha deciso di avviare un ambizioso programma di sviluppo dell'agricoltura russa, ferma ancora ai tempi dell'Unione sovietica.

E così nel 2018 sono state importate dalla Germania e dalla Svezia ben 45mila frisone (per un esborso di 100 milioni di euro) per popolare le centinaia di nuove stalle, modernissime, nate come funghi in tutto il paese. Un boom che segue due anni (il 2017 e il 2016) già di forti importazioni di animali.

Il governo non bada a spese. Grazie ai petrol-rubli l'amministrazione centrale ha finanziato con tassi agevolati e sovvenzioni dirette la nascita di nuove aziende agricole che hanno importato il meglio della tecnologia e del know-how dagli Stati europei. Molti tecnici nostrani sono così volati alla volta di Mosca per insegnare agli agricoltori russi come si produce latte in Europa.
 

Russia gigante agricolo

D'altronde la Russia ha una superficie agricola potenziale enorme, ma pochissimo sfruttata. Dopo il crollo del muro di Berlino l'agricoltura è stata messa da parte per sviluppare altri settori, come quello industriale ed energetico. E la mancanza di investimenti si è fatta sentire sul livello di innovazione tecnologica, fermo a Michail Gorbacëv.

Oggi invece si guarda anche all'agricoltura come fonte di sviluppo. Complice la crisi economica e il riscaldamento globale, Mosca incentiva la nascita di nuove imprese agricole anche nelle regioni più a Nord. Il risultato è che la Russia è già diventata autosufficiente nel comparto della carne di maiale e di pollo.

Quello del latte è business ghiotto in cui stanno investendo anche i ricchi oligarchi. Vladimir Lisin, il re dell'acciaio russo, ha annunciato di voler investire 18 milioni di rubli per la costruzione di allevamenti e linee di trasformazione. Dall'inizio delle sanzioni la Russia ha investito qualcosa come 3 miliardi di euro proprio nel settore lattiero-caseario.

L'obiettivo è quello di diventare autosufficienti. Per raggiungere questo scopo le stalle dovranno arrivare a produrre 36,3 milioni di tonnellate di latte, il 19% in più di quanto non facciano oggi. Ma Mosca guarda oltre e vuole arrivare anche ad esportare latte in Cina, oggi il principale mercato per l'export mondiale. Pechino importa ogni anno 1,5 milioni di tonnellate tra latte fresco e in polvere, seguita dalla Russia, dal Giappone e poi da Stati Uniti, Messico e Australia.