Jan de la Chapelle è un agricoltore preoccupato. È preoccupato per il prezzo del latte, che a fatica gli permette di chiudere in attivo. È preoccupato per la salute del Mar Baltico, le cui acque sono sempre più inquinate. È preoccupato per una possibile tassa sui boschi, in discussione in Parlamento. Eppure sa che la terra su cui ha costruito la casa è il bene più prezioso che possiede, insieme alla famiglia, che dal 1816 coltiva il terreno avaro della Finlandia. E per guardare al futuro con fiducia Jan si affida all'innovazione tecnologica e alla sostenibilità delle produzioni.

Incontriamo la famiglia de la Chapelle una mattina di metà ottobre. La temperatura dell'aria segna 4 gradi, ma Jan ci accoglie in camicia e piumino leggero. Il freddo, da queste parti, è altra cosa. “Quando arriva a -40° allora sì che si inizia a battere i denti”, spiega Jan facendoci visitare la sua azienda agricola nel sud della Finlandia, a Lindo, nell'arcipelago che si affaccia sul Mar Baltico.

Una azienda grande per gli standard finlandesi: 2.100 ettari di terreno, di cui 1.500 coperti da foresta, 140 dedicati al foraggio e 80 alla produzione di orzo. Il resto solo rocce e litorale. L'indirizzo dell'azienda è tipico per questa regione: produzione di latte. Nelle stalle di Lindo Gard (questo il nome dell'azienda) ci sono circa 200 vacche in lattazione, più 140 giovani animali.

Alimentiamo le vacche quasi esclusivamente con le derrate che produciamo in azienda”, spiega Jan ai quindici giornalisti selezionati per prendere parte al viaggio stampa organizzato dalla Commissione europea e dal governo di Helsinki in occasione del semestre di presidenza finlandese del Consiglio Ue.
 

Jan del la Chapelle e il figlio Albert

"Ogni vacca produce circa 30-38 litri di latte al giorno (4.4% di grasso, 3.5% di proteine, ndr). Abbiamo tre robot di mungitura che permettono alla vacche di essere munte quando ne sentono il bisogno. Mentre nelle stalle il sistema di pulizia del pavimento è automatizzato”.

Il 40% del reddito aziendale è garantito dalla vendita di latte, “ma dopo l'entrata in vigore delle sanzioni alla Russia abbiamo avuto delle perdite molto consistenti. Il prezzo del latte è crollato da 0,45 euro al litro ai 35 centesimi di oggi”, confida Jan mentre la moglie distribuisce tè e caffè caldo per combattere il freddo. Le vacche, peraltro, sembrano non accorgersene. Sono abituate alle temperature rigide e alla quasi assenza di luce nei mesi invernali.

Oltre alla vendita di latte il reddito aziendale è composto dagli aiuti Pac, che pesano per un 10%. Ci sono poi le licenze vendute ai cacciatori, i turisti che affittano i nostri cottage e la vendita del legname proveniente dalla foresta”, spiega Jan a chi chiede come fa a far tornare i conti.
 
Le stalle non sono riscaldate e durante l'inverno ci sono solo un paio di gradi sopra lo zero
Le stalle non sono riscaldate e durante l'inverno ci sono solo un paio di gradi sopra lo zero
Fonte foto: European Union 2019 - photographer: Cornelia Smet

Diversificare il business e puntare sull'innovazione sembrano essere le parole chiave: “Abbiamo installato pannelli fotovoltaici per la produzione di energia. La concimazione dei campi viene fatta con i liquami bovini che iniettiamo nel terreno per evitare la volatilizzazione dell'ammoniaca. Mentre il seme di trifoglio viene seminato senza aratura, per evitare la lisciviazione nel Mar Baltico e preservare lo stock di carbonio sequestrato dal terreno”.
 

Le foreste, la vera ricchezza della Finlandia

Circa il 75% del territorio della Finlandia è ricoperto da foreste e ogni azienda agricola, per quanto piccola ha almeno un po' di bosco (in media 30 ettari). Solitamente la cura delle piante viene affidata ad una ditta esterna che si occupa del taglio dei tronchi e del loro trasporto, come anche di piantare i giovani alberi.

Si tratta di un business lucrativo, che rappresenta una delle principali voci dell'export finlandese, e che ad ogni agricoltore può rendere fino a 1-2.000 euro ad ettaro all'anno. Ma affinché il business sia sostenibile le aziende che gestiscono i boschi devono prendersi cura delle piante, facendo un taglio selettivo, e aspettando che pini, abeti, pioppi, aceri e betulle raggiungano il loro massimo sviluppo.

Metsa Group è la cooperativa che gestisce la foresta di Max Schulman, titolare dell'azienda agricola Stor-Totar: 300 ettari tra foreste e campi coltivati a cereali. La cooperativa è responsabile della buona gestione del bosco e oltre ad impiegare macchinari moderni per il taglio e il trasporto dei tronchi, ha investito anche nella selezione di piante in grado di crescere più velocemente (fino ad un 20%) rispetto a quelle utilizzate in passato.
 

Avere varietà adatte al clima finlandese è di fondamentale importanza visto che gli agricoltori hanno appena 4-5 mesi buoni per l'agricoltura (da maggio a settembre) e che durante l'estate le ore di buio sono sono solo tre o quattro. “A queste condizioni si deve aggiungere il cambiamento del clima, con carenza di piogge in primavera e giornate inusualmente calde in estate che causano l'insorgere di malattie fungine e la prolificazione di insetti”, ci confida Max che gestisce l'azienda insieme alla moglie e ai tre figli.

Nell'azienda si producono orzo, avena, trifoglio e frumento. La semina dei cerali autunno-vernini viene fatta a fine agosto, oppure in primavera. Max crede molto nel business dell'avena, un cereale senza glutine che si adatta perfettamente a questi areali dove due terzi della luce solare annuale è concentrata in estate. L'azienda esporta anche in Italia la sua avena che secondo i dati forniti dai ricercatori del Natural Resources Institute Finland (Luke) di Helsinki ha ottime proprietà nutraceutiche.
 

I vantaggi del precision farming

In un contesto ambientale così difficile evitare gli sprechi e mettere la coltura nelle condizioni per dare il meglio di sé è essenziale. Per questo Max nella sua azienda ha iniziato ad introdurre tecnologie abilitanti l'agricoltura di precisione. Grazie alla guida parallela assicurata dal sistema di guida gps del suo trattore Valtra (marchio finlandese parte del Gruppo Agco) è così possibile evitare le sovrapposizioni, risparmiando fino al 20% di seme e fertilizzanti.

Tutti i terreni aziendali sono stati mappati e la semina avviene a rateo variabile sulla base della capacità del suolo di sostenere la coltura. Per la fertilizzazione invece si affida a Yara N-Sensor, un sensore Nir che si monta sulla parte frontale del trattore ed è in grado di regolare la portata di uno spandiconcime a rateo variabile a seconda delle esigenze della coltura che sta monitorando. Anche in questo caso si riducono gli sprechi e si dà alle piante esattamente la quantità di nutrienti di cui hanno bisogno.

Max Schulman davanti al suo Valtra T234
Max Schulman davanti al suo Valtra T234
Fonte foto: European Union 2019 - photographer: Cornelia Smet

Il prossimo acquisto è una barra con sezioni a chiusura singola che permette di evitare le sovrapposizioni. L'obiettivo è sempre quello di eliminare gli sprechi per risparmiare denaro e ridurre l'impatto ambientale della coltura”, ci spiga Max mentre il Valtra T234 avanza nel campo sotto una pioggerellina ghiacciata. La semina, ça va sans dire, è su sodo per ridurre il consumo di gasolio, preservare il suolo ed evitare la perdita di acqua.
 

Una questione di sementi

Risale al 1556 l'azienda agricola della famiglia Wickholm, da sempre passata di padre in figlio. Nei 180 ettari aziendali (di cui 110 in affitto) si producono frumento, orzo, avena, erba timotea, piselli e fagioli destinati alla produzione di sementi commercializzati sotto il marcio Tilasemen.

Il problema più grosso qui è l'avena selvatica contro cui non esistono erbicidi efficaci. L'unico metodo di controllo è l'estirpazione manuale”, spiega Anders, rappresentante dell'ultima generazione impegnata nell'attività di famiglia.

Gli inverni rigidi fortunatamente ci proteggono dall'arrivo di specie aliene potenzialmente dannose, ma permangono comunque problemi di tipo sanitario, con le malattie fungine che prolificano nel clima umido dell'estate”.
 

Diversificare e vendere direttamente al consumatore

Di più giovane costituzione è la fattoria di Gustav e Jenny Hilden, che ad Inga, a due passi dal Mar Baltico, producono piccoli frutti, orzo, frumento e orticole come porro, cavoletti di Bruxelles, cavoli, cipolle e spinaci. Si inizia a seminare le prime varietà ad aprile e si prosegue la raccolta fino a Natale.

L'attività principale è la produzione di fragole, circa 50 tonnellate all'anno, che Gustav vende o alla grande distribuzione oppure ai locali farmer market e nello shop costruito sul terreno aziendale, tagliato dalla frequentata superstrada 51 per Helsinki.

Oltre alle condizioni ambientali, con le gelate primaverili che minacciano costantemente le coltivazioni, l'altro grande problema è il mercato”, ci confida Gustav mentre la figlia di appena un anno gattona tra le piante di fragola. “La Gdo ti strozza con un continuo ribasso dei prezzi. Grazie alla vendita diretta riusciamo a sopravvivere: il 70% del reddito arriva dalla vendita nel nostro shop che però assorbe solo il 15% della produzione”.

Gustav Hilden insieme alla figlia
Gustav Hilden insieme alla figlia

Le piante di fragole hanno un ciclo di quattro anni, con un picco di produzione il secondo e il terzo anno. Usiamo i biostimolanti per aiutarle a gestire gli stress abiotici, come il freddo, e potenziare l'apparato radicale. Utilizziamo anche agrofarmaci di origine biologica per gestire le malattie fungine, anche se è parecchio sfidante riuscire a dare al consumatore frutti perfetti.

Banche permettendo, in futuro Gustav intende potenziare la vendita diretta e installare alcune serre per poter allargare la finestra di produzione e mettere al riparo le piante di fragola dal gelo.
 

Per tutte le aziende agricole finlandesi gli aiuti Pac sono una parte fondamentale del reddito e spesso fanno la differenza tra conti in rosso o in nero. Tra Pagamenti diretti (circa 520 milioni di euro), Misure di mercato (circa 7 milioni) e Sviluppo rurale (circa 340 milioni) sono stati distribuiti nel 2018 circa 870 milioni di euro. E a beneficiarne sono soprattutto le aziende che pongono maggiore impegno nella sostenibilità delle produzioni e nella salvaguardia dell'ambiente.
 

Biologico e vendita diretta al consumatore

Un esempio di sostenibilità sono i 350 esemplari di Black Angus che la famiglia Rehnberg alleva nell'azienda biologica di famiglia, Gardskulla Gard. Gli animali pascolano allo stato semi-brado da maggio fino a fine ottobre, e quando la temperatura scende sotto lo zero vengono ricoverati in stalla.

Le condizioni ambientali non permettono di fare più di tre tagli di erba all'anno che poi conserviamo in rotoballe sigillate nella pellicola. In tutto abbiamo 400 ettari dedicati alla produzione di foraggio”, spiega Gustav Rehnberg, il capofamiglia, che ha allestito anche un museo di trattori antichi ancora funzionanti.
 

Gli Angus impiegano due anni a raggiungere il peso idoneo alla macellazione che la famiglia Rehnberg fa eseguire in un macello vicino che si occupa anche di impacchettare la carne. “Abbiamo optato per la vendita diretta al pubblico e ad alcuni negozi della zona. Evitando il canale della Gdo riusciamo a guadagnare un 50% in più”, spiega Rehnberg che della sostenibilità economica e ambientale ha fatto un suo cavallo di battaglia.

L'azienda ha diversificato le attività che comprendono la vendita di licenze di caccia e alberi di Natale. L'affitto di abitazioni ai turisti richiamati anche dal museo dei trattori, la vendita di legname e la produzione di fagioli, farro e segale. Tutto in biologico dal 2011. E il riscaldamento del corpo aziendale è assicurato da una centrale a biomassa alimentata a cippato.

La sfida di fare agricoltura in Finlandia

Nonostante l'ambiente incontaminato e le pratiche agricole sostenibili l'opinione pubblica finlandese spinge molto perché l'agricoltura sia ancora più sostenibile. E agli agricoltori (solo il 3,4% della forza lavoro) spetta l'arduo compito di coniugare sostenibilità ambientale ed economica, in un Paese meraviglioso e difficile, che non lascia spazio all'errore.