Anche nel primo semestre 2018, il made in italy agroalimentare continua a crescere sui mercati esteri. Ma i segnali positivi non arrivano solamente da Germania, Francia, Usa, Regno Unito e Svizzera. Infatti, nei primi 6 mesi, le imprese italiane sono state in grado di rafforzare la presenza anche in mercati minori con performance che lasciano ben sperare per i prossimi anni. 
Proprio su uno di questi, la Polonia e in particolare il comparto dei derivati della carne, si è concentrato il nuovo "Focus Salumi" presentato nel corso del III Forum Agrifood Monitor organizzato da Nomisma e Crif

"Le imprese italiane presenti in questo comparto già da qualche anno stanno affrontando importanti sfide sia sul mercato domestico sia su quello estero. Per questo motivo, abbiamo scelto di supportarle aprendo una linea di attività di consulenza dedicata - dichiara il project manager dell'area agroalimentare di Nomisma Stefano BaldiL'obiettivo è quello di fornire dati e informazioni per rispondere alla crescente esigenza di conoscere meglio i mercati e di realizzare strategie di marketing più mirate e quindi efficaci".

"La rischiosità commerciale del settore delle carni in Polonia è mediamente in linea con quella dei nostri maggiori partner europei e sempre più bassa di quella italiana, soprattutto nel commercio all'ingrosso e nella Gdo – sottolinea il marketing manager di Cribis Niccolò Zuffetti - Questa bassa rischiosità commerciale rappresenta una chance importante per le nostre imprese esportatrici di carne".

Il report ha dimostrato che la Polonia, negli ultimi anni, ha dimostrato di aver intrapreso un percorso di crescita dinamico e solido, pur essendo ancora oggi considerato un paese emergente.


L'analisi

Nello specifico, Nomisma ha effettuato un'analisi della domanda di salumi in Polonia. 

I consumi
I numeri sulle vendite di salumi svelano come già si consumino quantità consistenti di prodotti made in Poland (circa 8 kg pro capite, l'Italia invece ne consuma 17kg pro capite) grazie anche alla tradizione culinaria dello stato.

L'indagine realizzata su 800 responsabili di acquisto mette in luce inoltre come il consumo di salumi sia già ampiamente diffuso tra la popolazione (circa l'80% dei responsabili di acquisto acquista salumi almeno 2-3 volte alla settimana) anche se, anche in conseguenza dell'ancora limitata capacità di acquisto delle famiglie, il prezzo risulta una delle principali discriminanti nella scelta dei prodotti, tant'è che il principale canale di acquisto è rappresentato dai discount. Il 31% di chi acquista salumi lo fa in questa tipologia di punti vendita

L'origine
Il secondo criterio che guida la scelta di acquisto è l'origine polacca del prodotto, ma allo stesso tempo oltre il 70% di chi acquista derivati della carne dichiara di aver comprato salumi stranieri almeno una volta negli ultimi 12 mesi.

L'Italia si attesta come uno dei primi Paesi di origine dei prodotti di importazione sia per numero di responsabili di acquisto (il 36% ha infatti dichiarato di aver consumato un salume italiano negli ultimi 12 mesi) sia per qualità percepita. 
Attualmente il 59% dei consumatori polacchi di salumi indica come sarebbe disposto a spendere almeno il 5% in più per acquistare un prodotto di origine italiana. 

Il legame turismo-conoscenza-consumo dei prodotti made in Italy che emerge dall'indagine diventa ancor più interessante se letto attraverso i dati dei flussi turistici registrati in Italia nel 2017.