Il caso del miele cinese contraffatto, o addirittura 'artificiale' era già scoppiato a fine 2017 dopo un servizio di Striscia la Notizia in cui si mostravano delle 'fabbriche di miele' dove veniva illustrato il processo produttivo.
Una problematica già sentita in Europa e che aveva portato nel 2015 gli apicoltori sloveni, ungheresi e slovacchi ad organizzare a fine ottobre una manifestazione a Bruxelles per chiedere il blocco delle importazioni di miele dalla Cina.
Come si spiega nella lettera, la normativa sulla produzione del miele, e la definizione stessa di miele è diversa in Cina e in Europa.
Da noi, secondo la direttiva 2001/110 CE, il miele deve essere il prodotto delle api, maturato in alveare, a cui è vietato aggiungere sostanze estranee o anche eliminare componenti specifiche, come ad esempio il polline o altre sostanze.
Una definizione che non è prevista dalla normativa cinese, che lascia spazio a lavorazioni industriali che possono modificare sensibilmente il prodotto.
Per Unaapi, poi, un altro aspetto che fa pensare alla frode è il fatto che negli ultimi anni la produzione di miele cinese non ha conosciuto crisi o problematiche, come quelle che interessano le produzioni apistiche di tutto il mondo.
Negli ultimi quindici anni, come riporta Unaapi, la produzione del miele cinese è in costante e stabile aumento, senza significative variazioni del numero di alveari, con un aumento significativo delle esportazioni anche nell'Unione europea, dove ormai la Cina è il principale importatore.
E il numero delle frodi alimentari rilevate sul miele in Europa e non solo, è alto, tanto che negli Stati Uniti è stato visto che il miele è il terzo alimento dopo il latte e l'olio di oliva ad essere oggetto di frodi e adulterazioni.
Una richiesta, quella di Unaapi che certo non può essere bollata come protezionistica, dal momento che l'associazione non fa alcun riferimento e non muove alcuna critica ad altri paesi grandi importatori di miele, anche extra comunitari, come Ucraina, Messico o Argentina.
Una richiesta legittima, che va nell'ottica di tutelare produttori e consumatori e di cui cercheremo di seguire gli sviluppi.