Ne ha dato notizia in questi giorni l'Izs Lazio Toscana, dopo gli accertamenti fatti a seguito della segnalazione di alcuni casi di mortalità nell'allevamento avvenuta a fine agosto.
Il carbonchio ematico è una zoonosi, una malattia infettiva che colpisce principalmente mammiferi erbivori, ma che può interessare anche altri animali, compreso l’uomo, manifestandosi con forme cliniche differenti.
L’agente patogeno è il Bacillus anthracis, un batterio non mobile, che produce spore ed è attivo solo in presenza di ossigeno.
La malattia si è manifestata in un gruppo di bovini da carne di un’unica azienda, ad oggi solo i capi che erano sul pascolo sono oggetto di provvedimenti di polizia veterinaria.
Il carbonchio ematico è presente in tutto il mondo, Italia compresa, dove alle volte si riscontra un numero ridotto di episodi localizzati, prevalentemente nelle regioni centrali, meridionali e nelle isole.
E l'area geografica del Vulcano Laziale, che comprende Grottaferrata, era un’area endemica per questa malattia probabilmente per centinaia di anni, dove poi grazie alle campagne di vaccinazioni iniziate negli anni 50 si è ridotta drasticamente, rimanendo presente in casi sporadici come questo.
Ora gli animali che erano presenti sul pascolo dove si sono verificati i casi di carbonchio sono stati prontamente traslocati ed isolati già in seguito alla diagnosi preliminare, effettuata il 25 agosto 2017 e comunicata all'Asl Roma 6 competente per quel territorio.
Dal 25 agosto fino ad ora comunque non si sono verificate altre morti nel gruppo di animali in questione, che comunque resteranno sotto sequestro per tutto il periodo in cui perdureranno i provvedimenti restrittivi di polizia veterinaria. Periodo in cui ovviamente è vietato anche macellare i capi, anche se clinicamente sani.
Gli erbivori di solito si infettano per via alimentare, ingerendo le spore del batterio con il cibo.
La malattia è più di frequente nei bovini rispetto alle altre specie sensibili, perché nei periodi di grave siccità dei pascoli, i bovini tendono ad assumere maggiori quantità di terra – dove possono trovarsi le spore – rispetto alle altre specie di erbivori.
Nell’uomo la malattia, generalmente chiamata antrace, diventata famosa alcuni anni fa quando si diffuse l'ipotesi di eventuali attacchi terroristici batteriologici con questo patogeno.
Attualmente l'antrace è raro nei paesi industrializzati e rappresenta una tipica zoonosi professionale, essendo maggiormente a rischio coloro che vengono a contatto con gli animali infetti o con i loro prodotti, come allevatori, veterinari o persone che lavorano le pelli di animali morti per l’infezione.
L'infezione nell’uomo avviene più frequentemente per via cutanea, attraverso piccole lesioni della pelle, in seguito a contaminazione con sangue o altri fluidi corporei di animali infetti o morti a causa della malattia.
Anche per questo, oltre che per le misure di prevenzione messe in atto, le autorità sanitarie ritengono che attualmente non sussistano rischi per i consumatori.
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Fonte: Izs Lazio e Toscana