Il Parmigiano Reggiano sfonda negli Stati Uniti. I dati dell'Istat sull'export di Parmigiano sul mercato statunitense parlano di un incremento del 74% nel primo trimestre 2015. Il primo mercato extra Ue e il terzo estero in assoluto, anche grazie al cambio euro/dollaro favorevole.

Un risultato straordinario – commenta positivamente Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggianosu un mercato che nel 2014 ha assorbito quasi 6600 tonnellate di Parmigiano Reggiano e che, da solo, detiene una quota del 17,6% del totale delle nostre esportazioni, preceduto solo dalla Germania (20,8%) e Francia (20%). Inoltre il Parmigiano è ai vertici delle esportazioni di formaggi duri italiani negli Usa, con quasi due terzi del totale”.

Gli elementi contigenti che hanno determinato questa crescita negli Usa – spiega Alai – influirà ancora di più sui dati del mese di aprile, ma il loro effetto si attenuerà nei mesi successivi ed è per questo che stiamo lavorando su elementi più certi e prevedibilmente più duraturi, a partire da quella ripresa economica statunitense che favorisce un rilancio dei consumi e, in questo ambito, il consolidamento di un'attenzione alle Dop italiane e ai prodotti completamente naturali, come il nostro, che stanno occupando uno spazio sempre più rilevante nelle abitudini alimentari degli americani”.

Riccardo Deserti, direttore del Consorzio, ricorda poi la presenza del Consorzio nella Grande Mela. “Già a partire da domenica saremo al Summer Fancy Food di New York (vetrina mondiale dell'agroalimentare), dove avremo nuovamente modo di incontrare le più importanti catene distributive statunitensi, in modo da rafforzare tutte le azioni che stiamo conducendo all'interno dei punti vendita per promuovere la conoscenza e il consumo del Parmigiano Reggiano. Quest'anno il grande evento newyorkese non sarà però solo una grande vetrina commerciale, dal momento che è ancora in ballo la trattativa per gli accordi Ttip tra Ue e Stati Uniti”.

Il nostro obiettivo è quello di far sì che vengano elevate le protezioni del marchio Parmigiano, anche nelle sue traduzioni – sottolineano Alai e Deserti – E' necessario fare pulizia attorno agli usi impropri e ingannevoli per i consumatori statunitensi, soprattutto in materia di uso del tricolore e di richiami geografici che lasciano pensare a prodotti made in Usa con un'origine italiana”.