Ora è arrivato anche l’accreditamento ufficiale da parte della Regione Lombardia per il Distretto suinicolo lombardo, nuova realtà che riunisce i suinicoltori delle province di Mantova, Brescia, Cremona e Lodi.

Il cuore della produzione di maiali destinati al circuito della salumeria Dop, di cui la Lombardia costituisce un importante serbatoio di rifornimento, pari al 39% della produzione nazionale.
La delibera della giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, prende atto della fusione di due soggetti interprovinciali: il Distretto suinicolo padano (con capofila il gruppo riunito suinicoltori, geograficamente legato ai territori provinciali di Cremona e Lodi) e il Distretto della filiera suinicola lombarda (con capofila la organizzazioni di produttori Assocom e collocato nelle province di Brescia e Mantova).

“La fusione è stata sancita alla fine dello scorso anno – spiega Giuliano Toninelli, vicepresidente del distretto, allevatore lodigiano con una struttura a ciclo chiuso di 1.000 scrofe, per un totale di 20mila suini allevati ogni anno – e la Regione Lombardia ha ufficializzato formalmente un percorso per il quale abbiamo impiegato oltre un anno e mezzo. Anche perché nel frattempo gli scenari sono cambiati radicalmente e il settore sta attraversando una forte crisi, che coinvolge tanto i produttori quanto i macelli”.
Il distretto unico incontra il plauso di Fava. “La suinicoltura lombarda è riuscita a compiere finalmente un passo importante in direzione dell’aggregazione delle forze e degli obiettivi di innovazione, ricerca e sviluppo – ha affermato -. Il percorso che ha portato alla nascita del Distretto crea i presupposti per una rete costituita da imprese, macelli, un polo di ricerca universitario finalizzato a fornire supporti per incrementare la redditività della filiera. È un passaggio fondamentale, inoltre, per fare rete”.

L’unificazione dei due distretti, fortemente raccomandata a livello istituzionale, come ha sottolineato il responsabile dell’Agricoltura della Regione Lombardia, “costituisce la premessa per sostenere misure specifiche rivolte alla filiera suinicola all’interno del Psr, preso atto che il comparto sta vivendo una fase di profonda ristrutturazione”.
Il distretto, presieduto dall’allevatore bresciano Luigi Zanotti, porterà avanti due progetti, già approvati da Regione Lombardia, ispirati al miglioramento del know how produttivo.
In particolare, partirà a breve uno studio sperimentale sulla classificazione delle carcasse suine, attraverso i sistemi “autofoam” e “image-meter”, con l’obiettivo di individuare strumenti in grado di valorizzare le caratteristiche del suino pesante per le Dop. Fra i soggetti coinvolti l’Opas, il macello cooperativo Prosus, il Crpa di Reggio Emilia e il Crefis.

Un altro progetto è finalizzato al miglioramento genetico degli animali e alla fertilità, con la collaborazione del Centro verri in un comune del Bresciano e dell’Istituto sperimentale italiano “Lazzaro Spallanzani”, presieduto da Ettore Prandini e diretto da Cesare Bonacina. L’obiettivo è la produzione di un suino il più possibile omogeneo, destinato alla filiera di qualità per i salumi a marchio Dop.
Toninelli invoca comunque il sostegno della Regione Lombardia. “L’assessore Fava ha il carisma per individuare un percorso di crescita che la filiera del suino può poi adottare – sostiene Toninelli – perché se il comparto vuole sopravvivere deve trovare nuove strade legate al miglioramento qualitativo del prodotto, alla programmazione produttiva, all’esportazione di carne e salumi. Non possiamo più pensare che l’export sia un elemento aggiuntivo. Bisogna assolutamente guardare anche ai mercati oltre confine e prendere esempio dal sistema lobbistico del Nord Europa”.