Poteva la vicenda delle quote latte restare fuori dall'agone politico? Certo che no. E con l'avvicinarsi delle elezioni il dibattito, come per altre vicende, è presto scaduto nella consueta gazzarra. Peccato. Un assaggio già c'era stato nelle settimane scorse quando la Finanza era entrata negli uffici della Lega Nord per un presunto intreccio fra una cooperativa del latte e il “Carroccio”. Poi la vicenda è rientrata, non prima di avere sollevato il solito “polverone”. Ora arrivano le richieste di risarcimento all'indirizzo di alcune cooperative piemontesi, responsabili di aver aggirato il regime delle quote latte. Il conto è salato, 203,2 milioni di euro. Colpisce in particolare la cifra, 182 milioni, chiesta a Giovanni Robusti, leader storico dei cobas del latte e con un passato da senatore ed europarlamentare della Lega Nord. Quanto basta per riaccendere la contesa politica. Come è accaduto ad una recente manifestazione che ha visto contrapposti, a colpi di bicchieri di latte, opposti schieramenti politici. Una pena, comunque la si guardi.

 

Problemi irrisolti

Meglio sarebbe stato affrontare il problema nel 1983, quando le quote nacquero, nel consueto disinteresse della politica. Con il conto pagato dallo Stato sino al 1996, quando Bruxelles impose che a pagare fossero i singoli allevatori, come in ogni altro Paese della Ue. Prima di quella data, lo ricordiamo, vigeva il “bacino unico”, una quota latte nazionale e pertanto indivisa. E che dunque gravava sulle spalle di tutti i cittadini italiani. Dal 1996 in poi le quote divennero individuali e così pure le multe, cosa che fece scattare le proteste di Linate e Vancimuglio, ormai nella storia della “guerra del latte”. Come è andata a finire lo sappiamo, molti allevatori si sono messi in regola acquistando quote (per un totale di 1,8 miliardi di euro, secondo calcoli attribuiti alla Coldiretti), altri hanno pagato le multe, magari ricorrendo ad una delle rateizzazioni via via proposte. Altri ancora hanno preferito non pagare, a volte perché c'erano errori nei calcoli oppure perché refrattari a questo regime e pronti, nel caso, a subirne le conseguenze. Poche per il momento, a dire il vero.

 

I costi

Quanto è costato all'Italia questa lunga stagione di indeterminatezza sul problema quote latte lo ha calcolato in questi giorni la Corte dei Conti. Il totale fa tremare i polsi: 4,5 miliardi di euro. Quanto la manovra sull'Imu, hanno voluto subito precisare quanti si sentivano offesi per un analogo confronto, quello fra Imu e Monte dei Paschi di Siena. Ancora una volta, e comunque la si guardi, che pena. Sarebbe invece necessario chiedersi che ne sarà degli allevatori che queste multe dovranno poi pagare. Chiuderanno le stalle? E le conseguenze sociali ed economiche quali saranno? Non ci sono risposte perché nessuno sembra porsi il quesito. E chi le multe le ha pagate o le quote le ha comprate, che ne facciamo? La risposta c'è già. Nulla. E guai ricordarsi che nel 2009 a loro erano stati promessi 45 milioni (briciole...) per sostenere i debiti contratti nell'acquisto delle quote. Una delle tante promesse mancate. E non eravamo nemmeno in campagna elettorale. Figuriamoci ora.