Occhi puntati sulla Lombardia. E' lì che si guarda, con apprensione, per conoscere il futuro del latte italiano. E i segnali non sono incoraggianti. Gli accordi per fissare il prezzo del latte a livello regionale, scaduti a fine settembre, non ripartono per la distanza fra allevatori e industrie. La mancanza di un prezzo in questa regione, che rappresenta oltre il 40% del latte nazionale, ha ripercussioni su tutto il mercato del latte italiano. In questi giorni gli allevatori hanno ricevuto da Italatte, società del gruppo francese Lactalis, una comunicazione nella quale si conferma il prezzo di 38 centesimi al litro per il latte consegnato da ottobre in poi. Aumenti non sono possibili, si spiega, a causa delle attuali condizioni di mercato. A questi prezzi però gli allevatori non sono in grado di coprire i costi di produzione e la situazione si fa ogni giorno più pesante.

 

Segnali dal mercato

La ricerca di un prezzo capace di far incontrare le esigenze dei produttori con i budget attesi dalle industrie appare una meta sempre più lontana. Uno sguardo ai mercati internazionali sembra confermarlo, almeno nel breve periodo. L'aumento della produzione di latte nei paesi del Sud del mondo ha spinto i prezzi verso il basso e sui mercati internazionali prevale il segno meno. Negli Usa, si legge in una nota diffusa in questi giorni dall'Osservatorio sui mercati zootecnici, le quotazioni del burro sono scese del 5,4%. Quotazioni stabili in Germania e solo in lieve aumento in Olanda e Polonia. Per una ripresa del mercato del latte pare si debba attendere il 2013. Ma gli allevatori devono fare i conti oggi con l'aumento dei costi di produzione, in particolare per l'alimentazione del bestiame, e molte aziende già con l'acqua alla gola non sono nelle condizioni di attendere mesi prima di vedersi accordare un prezzo capace di dare un margine al proprio lavoro.

 

L'intervento del Mipaaf

Per cercare una via di uscita a questa situazione di stallo il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania, ha incontrato il 26 novembre le rappresentanze degli allevatori. Il Ministro ha concordato con le organizzazioni, rappresentate al tavolo da Mario Guidi (presidente di Confagricoltura), Mario Lanzi (membro della Giunta nazionale Cia con delega sul latte), Ettore Prandini (presidente di Coldiretti Lombardia) e Franco Verrascina (presidente di Copagri), la necessità di intraprendere un’iniziativa di confronto con i rappresentanti dell’industria di trasformazione da svolgere al più presto. Un aiuto potrà venire dal “Pacchetto latte” recentemente approvato in sede comunitaria che incentiva forme di rappresentanza più incisive nei rapporti fra i protagonisti della filiera.

 

Aspettando Equitalia

Riuscirà l'iniziativa del ministro a sbloccare la situazione e a convincere le industrie a sedersi al tavolo della trattativa? Probabilmente sì, perché il raggiungimento di un accordo è comunque un passo avanti per tutti nel riequilibrio dei rapporti di filiera. Più difficile prevedere se ci sarà spazio per un aumento del prezzo, capace di soddisfare almeno in parte le attese dei produttori. E per alcuni di loro, quelli ancora alle prese con le multe per aver prodotto oltre la propria quota di riferimento, si profilano nubi minacciose. La “Legge di stabilità” ha affidato nuovamente ad Equitalia il compito di riscuotere le multe esigibili, togliendolo ad Agea, certo più preparata nel distribuire risorse piuttosto che riscuotere debiti. Ora gli allevatori aspettano la comunicazione di Equitalia il cui contenuto è facile immaginare. O si paga, magari ricorrendo ad una delle forme di rateizzazione, se ancora possibile, oppure ci si appresta a ricevere la visita degli esattori. E la tensione sale. Speriamo senza eccessi, come accadde ad un incolpevole esattore accolto in stalla con il fucile spianato.