"Se confermato, è una eredità del lontano passato facilmente prevedibile, per i lunghi tempi di incubazione della malattia, che non ha nulla a che fare con il consumo della carne italiana che è del tutto sicuro grazie ad un rigido sistema di controlli introdotto con successo nel 2001 per far fronte all’emergenza Bse". E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al caso probabile di variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob, il cosiddetto morbo della 'mucca pazza' che riguarda in Italia una donna di 42 anni ricoverata all’ospedale di Livorno.
La Bse è praticamente scomparsa da anni dagli allevamenti italiani per l'efficacia delle misure adottate per far fronte all'emergenza come, sottolinea la Coldiretti, il monitoraggio di tutti gli animali macellati sopra i 30 mesi, il divieto dell'uso delle farine animali nell'alimentazione del bestiame e l'eliminazione degli organi a rischio Bse dalla catena alimentare.
I piani dell'Unione Europea sulle farine animali
C’è un piano dell’Unione europea per superare il principio della tolleranza zero e tollerare la presenza di farine animali nei mangimi per l’alimentazione delle mucche, dopo che sono state ritenute responsabili del morbo mucca pazza e per questo vietate nell’ambito delle misure di prevenzione adottate a partire dal 2001. Questo quanto emerge dalla seconda Road Map sulla Tse-Encefalopatia spongiforme trasmissibile adottata nei giorni scorsi dalla Commissione europea.
Nel documento che, sottolinea la Coldiretti, ha come obiettivo quello di continuare la revisione delle misure previste promuovendo un dibattito, tra le diverse istituzioni comunitarie, si ipotizza la fissazione di una soglia di tolleranza minima per la presenza di farine animali nei mangimi destinati anche ai animali ruminanti da fattoria con la revoca del principio di tolleranza zero. Una possibilità che è sotto verifica dell’Efsa-Autorità europea per la sicurezza alimentare il cui parere sul livello di tolleranza è atteso per la fine del 2010.
I controlli sono efficaci e funzionano
Anche la Cia sottolinea che il caso di Livorno accertato è isolato e solo il secondo registrato nel nostro Paese. La rete di vigilanza sanitaria è una valida garanzia per consumatori e allevatori.
"Bisogna evitare allarmismi inutili e dannosi. Il caso di Livorno è isolato e soltanto il secondo registrato nel nostro Paese e, quindi non deve suscitare alcuna preoccupazione. I controlli sono ferrei e funzionano".
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Fonte: AgricolturaOnWeb