'Il rispetto delle regole in generale, in particolare nel settore lattiero caseario, dovrebbe essere l’obiettivo principale delle Istituzioni, della Politica e delle Organizzazioni. In questo contesto, un corretto funzionamento del mercato e la creazione di condizioni utili per una programmazione dell’offerta capace di assicurare equilibrio, stabilità e prezzi remunerativi, sono gli strumenti utili ed opportuni'. Lo ha detto il presidente della Confagricoltura Federico Vecchioni, intervenendo agli 'Stati generali del latte' alla Fiera di Cremona.
Il presidente Vecchioni ha ricordato che le aziende agricole, in particolare quelle zootecniche, fanno fronte al continuo aumento dei costi di produzione (energia, fattori produttivi e manodopera), subiscono in termini economici e finanziari la volatilità dei prezzi e non vedono corrisposti gli aumenti al consumo. Alla vigilia della definizione della verifica di medio termine della Pac (entro novembre la Commissione dovrebbe varare il documento conclusivo), il presidente della Confagricoltura ha evidenziato la delicata la situazione del settore lattiero caseario, per il quale si prevede l’abbandono del sistema quote nel 2015 e una sorta di 'atterraggio morbido', che dovrebbe preparare il terreno per il superamento del regime, implementando un graduale ampliamento della quota in modo da renderla progressivamente meno stringente.
I dati produttivi italiani della campagna 2007-2008 segnalano una produzione superiore del 5% della dotazione di diritti a produrre e circa 160 milioni di euro di prelievo imputato dall’Unione europea. Di contro l’Italia, con una produzione che si attesta sui 10,53 milioni di tonnellate, pari all’8% del totale della Ue, si caratterizza per un autoapprovvigionamento relativamente basso, pari al 60% del fabbisogno; si aggiunge una elevata quantità di latte importato dall’Europa che ovviamente condiziona il mercato interno e che fa registrare un calo dei prezzi, a discapito dell’elevata qualità nazionale.
'E’ ovvio', ha detto il presidente Vecchioni, 'che una maggiore presenza di latte comporterebbe l’accentuazione della difficoltà mercantili; per questo motivo abbiamo sempre chiesto che gli incrementi di quota fossero valutati in ragione del mercato e delle reali necessità strutturali italiane. Le soluzioni dovranno rispondere ad esigenze diffuse, ma soprattutto rispettare il quadro normativo che ci siamo dati'.
Vecchioni ha evidenziato le peculiarità del nostro sistema di produzione e trasformazione, che ha il suo punto di forza negli oltre 30 formaggi Dop, che assorbono circa il 50% della produzione di latte, rimarcando l’assenza di un accordo interprofessionale nazionale. Il mondo della trasformazione preferisce governare i fabbisogni, modulando le forniture con il latte d’importazione, che ovviamente influenza le dinamiche mercantili, senza dare certezze agli allevatori italiani.
'La definizione di un contratto', ha detto il presidente Vecchioni, 'è un atto di responsabilità non eludibile, che apre le porte ad un rapporto fra gli attori della filiera certamente più proficuo. Il rispetto delle regole definite dalla legge 119/2003, per Confagricoltura, è di fondamentale importanza, e ciò vale anche per le quote aggiuntive già ricevute (l’incremento del 2%), che vanno assegnate seguendo le procedure previste dalla 119/2003. Per questo l’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha chiesto al ministro Zaia di riservare la giusta attenzione a chi ha creduto e investito nel settore, migliorato i propri standard qualitativi, lavorando e producendo nel pieno rispetto delle regole'.