Mentre si parla dei rincari delle materie prime, Confagricoltura segnala che le quotazioni all’origine dei suini registrano cali del 13-14% rispetto allo scorso anno. E resta ancora da scontare il “caro cereali” che per gli allevatori significa un incremento, ulteriore, dei costi mangimistici. Senza trascurare l’impatto sui bilanci aziendali del carico burocratico e gestionale, nonché dei vincoli imposti dalle normative ambientali e sanitarie.
Quali le soluzioni?
In questa  situazione, secondo Confagricoltura, servono una migliore programmazione delle produzioni, specie di quelle destinate ai prodotti di qualità, e una maggiore aggregazione dell’offerta, in particolare per evitare di favorire l’importazione di materie prime da Paesi terzi. Servirebbe inoltre una politica più attenta alla gestione delle materie prime per la produzione di Dop. Vanno poi varate misure per contenere i costi (la sospensione per il 2008 del set-aside è un primo segnale positivo) e va fatta chiarezza nelle quotazioni, che devono tenere conto della provenienza delle carni. Confagricoltura crede che con il varo del Gran Suino Padano Dop si sia avviato un processo di valorizzazione della carne fresca del suino italiano che non ha precedenti. In prospettiva, si potrebbe comunque valutare la possibilità di produrre anche in Italia suini più leggeri, intorno ai 110 -130 chilogrammi, soprattutto se si considera che attualmente questa produzione viene totalmente importata dall’estero.