Bisogna evitare con attenzione gli allarmismi ingiustificati che si riflettono pericolosamente sui consumi che già nel passato hanno provocato una grave crisi del settore con gravi perdite economiche ed occupazionali. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la notizia dello studio del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, basato su un'analisi statistica, secondo cui nell'aprile 2006 in Indonesia un uomo di 37 anni ha infettato il nipote di 10.
"In Italia - sottolinea la Coldiretti - sono state prese tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza alimentare e l’allevamento nazionale è sicuro e controllato. Certo - continua la Coldiretti - non deve essere abbassata la guardia e il nuovo studio aggiunge una ragione in piu’ alla necessità che l’Italia respinga al mittente, la recente e irricevibile, richiesta della Commissione Europea di cancellare l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei polli e dei prodotti derivati entrata in vigore il 17 ottobre 2005, a seguito dell’ordinanza del ministero della Salute del 26 agosto precedente".
"Si tratta di difendere - precisa la Coldiretti - una misura di trasparenza fortemente voluta dai produttori e dai consumatori e che ha consentito di superare la psicosi nei consumi familiari di pollo che sono aumentati in quantita’ del 7,7 per cento nel primo quadrimestre del 2007. Il consumo familiare di pollo raggiunge, secondo le rilevazioni Ismea AcNielsen, 300mila tonnellate all'anno con ogni famiglia italiana che acquista complessivamente 54 chili di carne all'anno (bovina, maiale, pollo). Nel comparto avicolo nazionale - conclude la Coldiretti - operano 6000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne ampiamente superiore ai consumi interni e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro".