Il cambiamento nella dieta giapponese con un calo del consumo di pesce del 20 per cento e il raddoppio di quello di carne negli ultimi 40 anni ha aperto nuove prospettive all’Italia che si prepara a offrire la prima produzione made in Italy di manzo di Kobe per rispondere alla nuova domanda del mercato asiatico. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che è partita la sperimentazione dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Consorzio qualità della carne bovina della Coldiretti di Milano e Lodi per far nascere in Lombardia e in Emilia Romagna per la prima volta in Italia esemplari di Wagyu, o “manzo di Kobe”. "I primi vitellini - ha riferito la Coldiretti - dovrebbero nascere entro il gennaio 2008 per poi essere allevati in Italia come in Giappone dove bevono birra e vengono massaggiati con guanti di crine di cavallo. I vitelli della razza Kuroge Wagyu, mai allevata in Italia e caratteristica della zona di Kobe in Giappone, da oltre mille anni producono una carne tra le più rare e costose che esistano al mondo, adatta anche a chi ha problemi di colesterolo per l’alto contenuto di benefici grassi insaturi. Alla Borsa merci di Parigi il filetto viene venduto a 90 euro al chilo".
Del progetto italiano si stanno occupando Fausto Cremonesi, docente di Patologia della riproduzione della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Milano ed Ernesto Beretta, veterinario e direttore del Consorzio qualità carne bovina della Coldiretti di Milano e Lodi. Nell’allevamento italiano si stanno studiando dei macchinari per gestire in modo automatico questo tipo di frizione o massaggio.