Durante le festività di Pasqua la carne di agnello cucinata secondo le diverse tradizioni è stata presente in una tavola su tre confermandosi tra i cibi preferiti degli italiani dopo le uova di cioccolato e le colombe. E' quanto ha stimato la Coldiretti nel sottolineare che gli acquisti familiari di carne di agnello, pecora o capretto ammontano a circa 1,5 chili a testa all'anno e rappresentano appena il 4 per cento della domanda complessiva di carne, ma si concentrano soprattutto nel periodo pasquale per preparare i piatti classici della tradizione al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato. "In molte regioni la Pasqua - ha sottolineato la Coldiretti - è l’occasione per recuperare i piatti storici della transumanza (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il  coppo, nel Lazio l'abbacchio alla scottadito) con l’effetto di consentire la sopravvivenza di un mestiere antico ricco di tradizione che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione e vantaggio della biodivesità del territorio. Un'attività con importanti ricadute dal punto di vista economico, ambientale e sociale che è fortemente minacciata dalle importazioni di produzioni straniere che rischiano di venire spacciate come made in Italy a causa della mancata applicazione della legge 204 del 2004 per l’etichettatura obbligatoria di tutti gli alimenti fortemente sostenuta dalla Coldiretti".