Va da sé che già in vivaio la nutrizione delle piantine debba essere accorta, al fine di stimolare la radicazione e rinforzare la parte epigea. Più queste due condizioni saranno realizzate, più vigorosa sarà la partenza dopo il trapianto, fase sempre delicata e foriera di stress (anche per il viticoltore).
Primo step: l’analisi del terreno
Come buona norma iniziale, è bene conoscere lo stato del proprio terreno, sia dal punto di vista della tessitura, sia dal punto di vista nutrizionale, contenuto di sostanza organica in primis. Ergo, l’analisi della matrice deve essere posta in cima alla lista delle buone intenzioni da trasformare in realtà.Ciò permetterà anche di risparmiare denaro ed energie al momento d’impostare la successiva concimazione di fondo, sempre che ve ne sia bisogno. In tal caso, è bene somministrare soprattutto elementi caratterizzati da scarsa mobilità, a partire dal fosforo quando si riveli inferiore alla soglia considerata minima, pari a 30 ppm in forma assimilabile, sebbene anche potassio e magnesio è bene vengano tarati per mantenere fra loro il corretto rapporto.
Di solito il potassio è ben presente nei terreni, quindi il rapporto fra i due elementi dovrà spesso essere mantenuto corretto con la somministrazione di magnesio. In tal senso, risulta utile somministrare un formulato granulare di buona qualità già sul fondo del loco di messa a dimora, Ma ogni vigneto, come si sa, è un mondo a sé e quindi l’analisi serve proprio a questo: capire cosa ci dice il terreno prima di usarlo come substrato per il nostro vigneto. Può cioè capitare la situazione in cui anche il potassio vada somministrato in quanto anch'esso carente.
Sostanza organica: meglio se presente
Non deve mancare ovviamente la sostanza organica, non solo per quanto potrà rilasciare di nutrienti nel corso degli anni successivi, bensì e soprattutto per i benefici effetti sulla biodiversità del terreno e sull’accoglienza della rizosfera verso le piantine in via di radicazione, anche in termini di capacità idrica della matrice stessa.In commercio, oltre al classico letame, si possono trovare fertilizzanti organici derivanti da matrici vegetali o animali, capaci cioè di surrogare il letame in modo eccellente quando non disponibile. Spesso vigneti e stalle non condividono infatti i medesimi territori.
Dopo il trapianto
Fatto salvo che il terreno sia stato adeguatamente bilanciato e arricchito di sostanza organica e mesoelementi preziosi, dopo che le barbatelle sono state poste a dimora servirà loro un’adeguata fornitura di azoto, visto che per almeno un paio d’anni sarà questo l’elemento di cui maggiormente necessiteranno avendo tutti gli altri sotto di sé, grazie proprio alle cure che il viticoltore ha riservato al terreno prima di realizzare l’impianto.Come regola base resta comunque quella di essere parchi anche con l’azoto, localizzando la distribuzione solo lungo la fila e senza superare la soglia delle 40 unità l’anno.
Dal terzo anno (in qualche caso dal quarto) l’approccio cambierà, entrando le viti in fase produttiva. Ma questo sarà argomento di una prossima puntata, quando al posto delle brume autunnali vi saranno piogge primaverili e solleoni estivi.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie