In annate come quella in corso, con le differenti regioni funestate da siccità o da eventi meteorici di grave entità, diviene ancor più complesso indovinare sia le corrette dosi, sia i momenti di intervento, perché i concimi se l'acqua manca o è troppa, vedono perdere parte della propria importanza nel risultato finale. Ciò però non deve scoraggiare l'agricoltore, il quale per natura è condannato da sempre a sfidare con le proprie scelte anche le stagioni avverse.
Confidando quindi in un prosieguo della primavera più favorevole, si deve ricordare come nei cereali a paglia più che in altre colture sia essenziale l'abbinamento di azoto e zolfo, da somministrarsi tramite formulati ben equilibrati quanto a composizione. Idealmente, l'azoto andrebbe somministrato in modo frazionato. Dopo aver distribuito da un quarto a un terzo del fabbisogno complessivo al momento dell'accestimento, i restanti due terzi o tre quarti andrebbero somministrati durante la fase di maggior richiesta, ovvero quella dalla levata in poi. Ma se proprio si vuole operare in modo chirurgico, specialmente se si deve concimare del grano duro da cui estrarre il massimo delle proteine, è bene sottrarre dalla quota precedente un buon 25% circa da serbare per la fase di botticella, quando le piante stanno dando il meglio per riempire la granella di proteine e carboidrati.
In banca dati Fertilgest® vi sono al momento censiti 108 formulati in base azoto somministrabili in copertura su frumento. La scelta quindi non manca.
Fra le proposte del mercato, oltre al più comune nitrato ammonico o all'urea granulare, vi sono però anche quelle cosiddette "a lenta cessione", le quali uniscono all'azoto, fornito usualmente in forma granulare, anche uno specifico agente che inibisca la nitrificazione dell'azoto, prolungandone in tal modo la presenza in campo e minimizzando al contempo le perdite per lisciviazione. Tema ambientale, questo, sempre più sensibile. In tal caso, viene a mancare anche l'esigenza di reiterare i passaggi in campo, riducendo tempi e costi delle pratiche di fertilizzazione. Ogni azienda dovrà quindi scegliere in base alle proprie esigenze la soluzione più confacente, anche in considerazione del rapporto finale costi/benefici. I tecnici, del resto, esistono proprio per questo.
Discorso differente per il mais, il quale a fine inverno-inizio primavera deve ancora essere seminato. Ciò implica che il primo passaggio avvenga non tanto a pieno campo, quanto localizzato alla semina con appositi fertilizzanti granulari ricchi di fosforo da deporre sul fondo del solco, talvolta abbinati a prodotti per la difesa da elateridi e diabrotica. Quote di potassio e azoto, invece, potranno essere già distribuite agevolmente in pre-semina utilizzando gli spandiconcime convenzionali, adatti ai formulati granulari.
Se per il frumento vi sono 108 formulati censiti su Fertilgest®, per il mais ve ne sono comunque ben 106. Ottime quindi le chance di trovare fra di essi la soluzione più confacente alle proprie esigenze.
A seguire le pratiche a cavallo della semina, e prima che il mais chiuda le fila rendendo impossibile penetrare nei campi, è bene somministrare la rimanente quota di fertilizzanti, dando l'azoto che serve nell'ultimo momento disponibile. Tale pratica può coincidere per esempio con la pratica della sarchiatura, la quale integra l'azione dei diserbi di pre-emergenza.
Una volta giocate le proprie carte, nel volgere dei prossimi due mesi, le colture dovranno quindi cavarsela da sole fino alla raccolta. Magari contando su benefiche concimazioni organiche di fondo somministrate prima ancora di pensare a quelle puntuali con fertilizzanti di sintesi.
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Fonte: Agronotizie