Finalmente, si sta aprendo un nuovo spiraglio nel mondo della comunicazione "agricola".
Per anni sulle pagine di advertising hanno dominato omaccioni tra i 40 e i 50 anni, virili ma un po' rudi, con la barba di almeno un giorno e la camicia per lo più a scacchi. Perché nelle distorte fantasie urbane di troppi "creativi pubblicitari" l'agricoltore non può essere giovane, non può essere rasato e non può vestirsi altro che a scacchi.
Rompendo questo stereotipato cliché sulla simbologia agricola, Chimiberg traccia quindi una strada nuova nella comunicazione sugli agrofarmaci.
Oltre a infrangere il muro dei luoghi comuni pubblicitari, il ricorso immaginifico alle fiabe condensa poi molteplici significati più o meno reconditi. Sull'agricoltura, in fondo, di "favole" se ne raccontano ogni giorno a frotte. Leggende metropolitane e bufale ammorbano sempre più il nobile lavoro di chi da solo (l'agricoltore) produce cibo per decine di persone (i cittadini). Persone che per giunta paiono ben lungi dall'essergli grate. Anzi, stigmatizzano spesso quelle pratiche agronomiche necessarie all'agricoltore per soddisfare proprio il loro mantenimento di massa.
Quindi appare ancor più cosa buona usare delle fiabe vere per sfatare le fin troppe fiabe false.
In secondo luogo, nelle favole vi è spesso un riferimento proprio ai prodotti agricoli. Non a caso la campagna è iniziata con la mela di Biancaneve, un frutto a lungo spacciato da taluni quale veicolo di subdoli veleni in cerca di inconsci consumatori. Poi vennero i report ministeriali sulle analisi residui e che la mela avvelenata fosse una panzana è apparso chiaro a chiunque fosse dotato di un minimo di competenze tossicologiche. Cioè a meno del 2% della popolazione italiana.
Per queste ragioni assume vitale importanza il tipo di comunicazione che il comparto agricolo deve utilizzare per trasferire in modo semplice e visivo i concetti base anche a chi fosse del tutto digiuno delle più elementari nozioni di biologia e tossicologia.
La nuova filosofia comunicativa di Chimiberg è quindi sintetizzabile come segue: "Niente trucchi o magie. La qualità non si tocca, parola di Cenerentola".
Una filosofia che è valsa a Diachem anche il premio "Odysseus" istituito dalla sede bergamasca di Confindustria per le piccole e medie imprese della Provincia. "Odysseus" premia infatti progetti innovativi posti in essere in diversi settori, tra cui Comunicazione, Responsabilità, Risorse Umane e Crescita d’Impresa.
 
La campagna di comunicazione 2013
 
Dopo "La Mela Senza la Strega", primo soggetto della campagna di advertising "Altro che Favole", anche  "La Zucca Senza la Fata", stravolge volutamente personaggi e finale di una fiaba. Questa volta è il turno di una Cenerentola, bellissima e pronta per il ballo reale, che tiene stretta sotto il braccio la propria zucca, rifiutando ulteriori magie da parte della fata. Ben lungi dall'essere trasformata in una carrozza, la zucca rimane ciò che è, con tutta la sua qualità. Non ha bisogno di essere trasformata perché Cenerentola la vuole esattamente così.
Anche al centro della nuova campagna vi è infatti radicato il concetto di sicurezza alimentare, a cui il settore agrochimico contribuisce fattivamente.
"La Zucca Senza la Fata" è stata presentata al pubblico in occasione dell’inaugurazione della nuova sede Diachem a Caravaggio (Bg), tenutasi lo scorso 15 novembre 2012.