In Italia sono a rischio 30.000 ettari di actinidia per una produzione di oltre 4,5 milioni di quintali.

Questo è l’allarme lanciato da Coldiretti Emilia-Romagna nell’incontro che si è svolto lunedì scorso a Faenza, roccaforte del kiwi in Italia.
A tal proposito, basti pensare che l'Emilia-Romagna conta 4.000 ettari di frutteti di kiwi per una produzione di oltre 650 mila quintali, di cui il 70% prodotto nella sola provincia di Ravenna, con il territorio faentino a fare da capofila.

“Abbiamo deciso – spiega Gianluca Lelli, direttore Coldiretti Emilia-Romagna – di organizzare questo incontro per affrontare il problema in modo approfondito, prima che la situazione possa degenerare, senza ingigantirlo e senza fare inutili allarmismi. Chiediamo però al governo e all’Unione europea di intervenire".

Attualmente, l'arma di di difesa nei confronti della malattia è la prevenzione e il costante monitoraggio degli impianti, per poter intervenire con prontezza ai primi sintomi, abbattendo e bruciando sul posto le piante infette.
Una soluzione che però ha costi molto pesanti per le imprese agricole.

Intanto, si accelerano le attività di ricerca e sperimentazione in attesa di una soluzione efficace contro il Psa - Pseudomonas syringae pv. actinidiae.

C'è poi il tema degli indennizzi agli agricoltori che hanno dovuto eradicare le piante di kiwi infette. “La batteriosi - spiega Claudio Casadio, presidente della Provincia di Ravenna - è il tema del momento ed è nostra intenzione agire prontamente per tamponare prima, e debellare poi. Per fare questo crediamo che il governo debba fare la sua parte: solo attraverso la collaborazione si può arrivare a risultati utili, anche per quanto riguarda la ripartizione dei finanziamenti”. 

 

Psa, controllo e diffusione

Il Psa si è diffuso in quasi tutte le Regioni italiane coltivate ad actinidia e nei principali Paesi produttori di kiwi dell'emisfero nord e dell'emisfero sud.

In Italia è stato individuato nel 1992 senza gravi contraccolpi. Nel 2008 è ricomparso manifestando  una maggiore virulenza e pericolosità.
“Il ceppo del 1992 - 
spiega Loredana Antoniacci del Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna - è probabilmente diverso da quello di oggi. Possiamo dire che è stato introdotto nel nostro in Italia e in altri Paesi attraverso materiale vegetale infetto.
Dobbiamo far notare come i frutteti di kiwi verde siano meno sensibili rispetto ai gialli, e come gli impianti costituiti con piante più 'vecchie'  risultino meno aggrediti rispetto a quelli ottenuti da piante giovani.

Per cercare di contenere il Psa non sono stati individuati allo stato attuale prodotti efficaci. Ciò significa che dobbiamo convivere con l’emergenza e utilizzare adeguate pratiche agronomiche.

Tra queste suggeriamo l’eliminazione delle parti sintomatiche o delle intere piante malate che dovranno essere bruciate in loco. Rimane fondamentale una corretta conoscenza dei sintomi e una tempestiva individuazione per poter effettuare un attento monitoraggio e permettere una corretta azione di pulizia.
Solo in questo modo è possibile limitarne la diffusione e le conseguenze
”.

 

Nel 2011 in Emilia-Romagna sono stati individuate 97 aziende colpite da Psa e 47 analisi sono ancora in corso. In totale, al momento sono stati controllati 329 impianti e sono state eseguite 204 analisi (con le 47 ancora in corso).

“Il primo caso di Psa nel nostro territorio - spiega Paolo Solmi del Servizio fitosanitario Regione Emilia-Romagna - è del 2009 e da allora la malattia non si è più arrestata, fino a raggiungre circa 100 casi nel 2011.

L’impennata si è avuta alla fine dell’inverno del 2010: questo fa pensare ad un possibile periodo di latenza della malattia all’interno delle piante.
Le aree colpite sono tutte le principali zone produttive a kiwi: Faenza, Brisighella, Castel Bolognese, Bagnara, Casola Valsenio, Imola, Cotignola, Russi, Solarolo, Ravenna e Forlì. Delle 97 aziende colpite, 10 hanno dovuto abbattere l’intero impianto.
Le altre 87 hanno dovuto abbattere alcune piante o una parte dell’impianto.
Complessivamente sono stati abbattuti circa 10 ettari di frutteti".

 

Finanziamenti per gli agricoltori

La Regione Emilia-Romagna ha immediatamente dedicato attenzione al problema.
“La nostra Regione -
spiega Valtiero Mazzotti della Direzione generale Agricoltura Regione Emilia-Romagna - è stata la prima a intervenire e ad attivarsi per risolvere l’emergenza. Rimane sicuramente aperta la questione economica, con la necessità di conrtibuti.
Allo stato attuale l’Emilia-Romagna sarà in grado di rispondere alle richieste dei produttori per l’anno in corso, ma senza uno sforzo comune non possiamo garantire la presenza di aiuti per l’anno prossimo.
Per cercare di non arrivare impreparati al 2012 abbiamo avviato alcune iniziative per reperire nuovi finanziamenti. Credo sia necessario far sì che l’actinidia venga inserita tra le piante ad obbligo di certificazione, colmando un vuoto normativo”.