Semine dei cereali ai minimi storici. Per il grano si registra un calo di oltre il 20% rispetto allo scorso anno e si assiste ad un'invasione di prodotti stranieri con quotazioni molto basse, ma anche di qualità scarsa. Gli agricoltori fanno i conti con aumenti vertiginosi dei costi dei fattori di produzione (soprattutto i concimi rincarati del 60% sul 2007) e con i prezzi di mercato in caduta libera dopo le impennate dei primi mesi dell’anno passato. E sono sempre più a rischio il pane e la pasta “made in Italy”. La Cia - Confederazione italiana agricoltori denuncia una situazione sempre più drammatica per il settore cerealicolo, aggravata dalle condizioni climatiche che ha reso più difficili le semine soprattutto nel Centro Italia.
La crescita stellare dei costi produttivi e il dimezzamento dei prezzi - avverte la Cia - rende poco conveniente produrre cereali. E’ uno scenario che si aggrava giorno dopo giorno. Le quotazioni del grano duro sono oggi inferiori a quelle di vent’anni fa. I rincari registrati dai mercati all’inizio del 2008 sono rientrati immediatamente e assistiamo ora ad una flessione che si aggira attorno al 40%, con punte per il frumento anche del 50%.
Il maltempo e l’ingresso in Italia di notevoli quantità di produzioni (grano, sia duro che tenero, e mais) da parte di paesi come l’Ungheria, la Russia e il Messico a prezzi stracciati rendono la situazione sempre più precaria. Nei porti regionali sono state scaricati smisurati quantitativi di grano di provenienza misteriosa e di dubbia qualità.
La Cia chiede al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali una rapida approvazione del Piano di settore cerealico che, pur con una scarsa dotazione finanziaria, potrebbe attivare, in un quadro organico, contratti di filiera, Psr, ricerca e sperimentazione. Accanto a ciò, occorrono investimenti per modernizzare la rete degli stoccaggi e per sviluppare la logistica commerciale.