La più importante brassicacea coltivata sotto serra è il cavolo rapa, 'Brassica oleracea var. gongylodes L.', ortaggio non molto conosciuto nel nostro Paese coltivato principalmente per l'esportazione nei Paesi nordici che ne apprezzano le caratteristiche organolettiche. In Italia, il principale areale di coltivazione autunno-invernale è la Campania: la maggiore concentrazione di superficie dedicata a questa coltura si trova nella Piana del Sele in provincia di Salerno. Seguono il Lazio e la Sicilia.
Il cavolo rapa si presenta con un caratteristico ingrossamento del fusto, dovuto all'accumulo di sostanze nutritive di forma globosa e appiattita sul quale si attaccano i piccioli (bianchi-verdognoli o violacei) che supportano le foglie, organo non edule, cerose e di colore verde scuro, indispensabili per la commercializzazione.
Le principali avversità, che colpiscono il cavolo rapa sono in ordine di importanza:
- le nottue (Mamestra brassicae, Pieris brassicae, Spodoptera littoralis) il cui danno si manifesta con tipiche erosioni fogliari in corrispondenza delle quali si possono trovare i primi stadi larvali che vivono da gregarie e poi si disperdono. Tra queste, quella che maggiormente crea problemi negli ambienti litorali, da cui il nome della specie, e sotto serra è la Spodoptera littoralis (nell'immagine a destra - foto: Ortofelice Srl). I mezzi di lotta che si applicano in campo sono principalmente tre: l'installazione di trappole a feromoni per il monitoraggio, l'utilizzo di reti anti-insetto e l'uso di agrofarmaci (Bacillus thuringiensis, Deltametrina, Cyflutrin, Teflubenzuron);
- la batteriosi (Xantomonas campestris pv. campestris) che può comparire in condizioni di elevata umidità ambientale, con temperature di 24-28°C, sia precocemente a partire dal seme infetto provocando la morte anticipata della pianta sia in uno stato vegetativo avanzato con delle tipiche lesioni marginali di colore giallo marrone scuro che, con il progredire della malattia si allargano assumendo inizialmente forma a triangolo con l'apice rivolto verso la nervatura mediana. Le nervature della zona infetta assumono una colorazione scura, violacea, caratterizzante il movimento vascolare del batterio. La lotta impostata contro questo patogeno è eseguito con rotazioni, eliminazione di crucifere spontanee e dei residui di vegetazione, riduzione dell'umidità delle stesse arieggiando le serre, uso di composti rameici ogni 7-14 giorni in base all'andamento climatico;
- la peronospora (Peronospora brassicae, Peronospora parassitica), fungo oomicete, che si manifesta quando l'umidità ambientale è alta e le temperature raggiungono valori di 10-15°C, con classici sintomi di decolorazioni, inizialmente giallastre e tendenti rapidamente all'imbrunimento della pagina superiore delle foglie. In corrispondenza di tali aree con elevata umidità ambientale sulla pagina inferiore può comparire la tipica efflorescenza biancastra. Per questo fungo le strategie di lotta agronomica e chimica preventiva sono simili a quelle utilizzate per i batteri essendo anch'essi veicolati dall'eccesso di umidità ambientale; invece quella curativa si esegue con prodotti rameici o con propamocarb;
- gli afidi (Brevicoryne brassicae, Myzus persicae) che possono attaccare da fine inverno in poi creando accartocciamento fogliare iniziale seguito da ingiallimenti e disseccamenti delle foglie a causa dalle punture di nutrizione che, emettendo abbondante melata, alimentano lo sviluppo di fumaggine. La lotta è oggi ancora basata sull'utilizzo di agrofarmaci in uso curativo (Cyflutrin, Deltametrina, Piretrine, Pirimicarb);
- le limacce (Helix spp., Cantareus aperta, Helicella variabilis, Limax spp., Agriolimax spp.) che possono presentarsi sulla coltura creando seri danni in giornate piovose o con cielo coperto, soprattutto di notte, con erosioni irregolari diverse dalle erosioni delle larve di lepidotteri per la presenza di muco traslucido. La lotta contro i limacidi è impostata con l'utilizzo di esche, contenenti sostanze appetenti 'food-grade' (fosfato ferrico, metaldeide);
- la mosca del cavolo (Delia radicum L.) manifesta il proprio danno attraverso le larve, apode di colore bianco, le quali scavando gallerie nella radice, provocano ingiallimento e morte delle piantine. I suoi attacchi, concentrati nel periodo che va da aprile a maggio, sono molto rari.
La difesa di questa brassicacea non è molto complicata se si seguono alcune indicazioni fondamentali quali:
- il monitoraggio con trappole a feromoni (immagine a sinistra),
- il mantenimento di umidità ambientale bassa,
- l'utilizzo coscienzioso di agrofarmaci registrati in modo tale da non far sviluppare resistenze e tenendo sempre conto della degradazione dei prodotti usati per mantenersi sotto i limiti massimi di residuo (LMR) richiesti dalla GDO.
A cura del Dr. Agr. Antonio Lista - socio di Antesia
Antesia, l'Associazione Nazionale Tecnici Specialisti In Agricoltura
I soci di Antesia sono dottori agronomi e forestali, periti agrari, agrotenici, tecnologi alimentari che svolgono assistenza tecnica agronomica a centinaia di produttori agricoli e agroalimentari, svincolati dalla vendita di qualsivoglia prodotto materiale alle aziende agricole. Antesia contribuisce alla formazione dei soci ed al loro continuo aggiornamento, promuovendo il reciproco scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze di campo. Se vuoi conoscere le iniziative di Antesia, vai su www.antesia.it. Se vuoi diventare socio di Antesia, vai su www.antesia.it
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie
Autore: Associazione Antesia