Prezzi in picchiata e costi di produzione che si impennano sono i fattori di un’equazione che tutti cerealicoltori debbono risolvere in questi giorni, all’inizio della stagione di semina autunnale, con un risultato che sembra quasi scontato: piantare di meno.
Sulla scorta delle indicazioni che in questo senso arrivano sia dall’Italia che dall’estero, la Confagricoltura segnala che agli abbondanti raccolti di frumento registrati in tutto il mondo quest’anno, potrebbe seguire una produzione in decisa flessione nel 2009.
'Non si può coltivare tanto e bene, per poi rimetterci', commenta il presidente Federico Vecchioni. Nel 2008 gli agricoltori hanno raccolto l’invito a produrre più cereali, aumentando le semine di 200 mila ettari, per assicurare l’approvvigionamento alimentare e raffreddare l’impennata dei prezzi al consumo. Risultato: i prezzi al consumo non sono diminuiti mentre quelli alla produzione non arrivano nemmeno più a coprire i costi sostenuti quest’anno. Per di più, nel 2009 dovremo fare i conti con ulteriori pesanti aumenti dei mezzi di coltivazione e con una stagnazione dei consumi che è conseguenza della recessione indotta dalla crisi dei mercati finanziari in tutto il mondo.
Confagricoltura rileva come due tra i Paesi maggiori produttori di cereali (Ucraina e Australia) abbiano già stimato in diminuzione le semine di cereali per il prossimo anno, in conseguenza della crisi globale che sta attraversando il mercato.
Un primo sondaggio condotto dalla Confagricoltura tra i propri associati sembra confermare questa tendenza anche in Italia, con riflessi già evidenti sull’acquisto delle sementi e dei fertilizzanti nel circuito a monte della distribuzione.