Con un testo datato 10 giugno, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, chiede una revisione del regime di incentivazione della generazione elettrica da biomasse e biogas.

Possibili distorsioni della concorrenza deriverebbero, secondo il testo recapitato al presidente del Senato, della Camera, del Consiglio e al ministro dello Sviluppo economico, dalla disciplina introdotta dall’articolo 25 del DL 28 del 2011 ai commi 11 e 12.

Il punto controverso è la la possibilità sancita dal Dl per impianti a fonte rinnovabile non solare, entrati in servizio anteriormente al primo gennaio 2008 - in particolare per gli impianti a biogas di proprietà di aziende agricole o gestiti in connessione con aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento e forestali -, di usufruire dei Certificati Verdi e, a dal 31 dicembre 2015, degli incentivi che li sostituiranno.

Una scelta che trova ragione d'essere nell'idea di incentivare l’utilizzo diretto da parte di aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento e forestali, della biomassa a scopo energetico ma che tuttavia, desta preoccupazioni nell’Autorità.
Il timore è che, discriminando la tipologia d'incentivo in base alla data di entrata in funzione e al tipo di proprietà dell'impianto, si offra ai destinatari di incentivi la possibilità di condizionare il mercato locale di approvvigionamento della biomassa ingenerando distorsioni della concorrenza con un artificioso aumento dei prezzi della materia prima a discapito degli impianti non incentivati. 

A supportare il timore dell'Autorità, le dimensioni di singoli impianti utilizzatori che sembrerebbero sufficienti a indurre oscillazioni del prezzo di mercato.
Ipotesi questa, che non trova ragione d'essere se gli input energetici sono beni pubblici puri quali il calore solare o il vento.