Dall'anidride carbonica ai biocarburanti. Il gas, principale responsabile dell’effetto serra, è un prezioso nutrimento per le alghe unicellulari.

Con una dieta a base di CO2 e sole le microalghe si riproducono rapidamente costituendo una biomassa “preziosa” che può essere utilizzata per diversi scopi: produzione di biodiesel, appunto, ma anche carbone verde o composti impiegabili come materia prima nell’industria alimentare, biomedicale, cosmetica e zootecnica.
In questo campo è all’avanguardia la Sardegna, con un esempio di interazione fruttuosa tra imprenditoria e ricerca. Protagonista l’azienda sarda Biomedical Tissues Srl, con sede nel Parco scientifico e tecnologico della Sardegna, a Pula (Cagliari) che il 31 marzo scorso ha depositato il brevetto europeo “Process for bio-oil production which makes use of carbon dioxide", procedimento per la produzione di biopetrolio che prevede l'impiego di CO2.

Per lo sviluppo delle proprie attività B.T. collabora con il gruppo di ricerca coordinato dal Giacomo Cao, docente del Dipartimento di Ingegneria chimica e materiali dell'Università di Cagliari con cui è stato sviluppato il progetto a partire dal 2008, e  il centro di ricerca internazionale Center for Advanced Studies, Research and Development in Sardinia (Crs4)
Il procedimento messo a punto dai ricercatori parte dalle microalghe per la produzione biopetrolio sostenibile con molteplici obiettivi: innanzitutto produrre biocarburanti, assorbire l’anidride carbonica che altrimenti sarebbe riversata nell’atmosfera e, infine, ridurre le superfici dei terreni destinati alle colture per biocarburanti.
Le microalghe, come materia prima per combustibili verdi per la loro velocità di crescita e il loro alto contenuto di olio, possono infatti essere coltivate in zone industriali o aride, senza 'invadere' superfici agricole.