La potatura della vite è una delle attività cruciali da effettuare in vigneto. Questo non solo perché ha lo scopo di gettare le basi per la produttività delle viti, ma anche perché è di gran lunga l'operazione più onerosa in termini di ore lavorative.

 

Con il termine "potatura della vite" si riassumono molteplici attività differenti. Si ha infatti la potatura di allevamento, che si effettua di solito nei primi quattro anni di vita della vite e che ha lo scopo di impostare la pianta per renderla produttiva il prima possibile e per sviluppare l'apparato radicale.

 

C'è poi la potatura invernale o di produzione, che si effettua ogni anno e che serve a rinnovare la chioma e a pianificare la produttività per l'anno seguente. Ed infine c'è la potatura verde, che si esegue dalla primavera all'estate e ha come scopo quello di regolare l'attività vegeto produttiva, contenere le dimensioni della chioma e favorire lo sviluppo dei grappoli.

 

Insomma, la potatura della vite è un mondo variegato che impegna i viticoltori durante tutto l'anno ed è uno dei fattori principali per il successo di un vigneto. D'altro canto non bisogna neppure mitizzare questa attività, poiché sono molti i fattori che concorrono all'ottenimento di produzioni di uve soddisfacenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo.

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Vediamo ora quali sono le diciassette domande principali per quanto riguarda la potatura del vigneto.

 

 

Che cosa si intende per potatura della vite?

La potatura della vite è una pratica essenziale, che se ben eseguita consente di ottenere una produzione soddisfacente di uva, sia da tavola che da vino. Consiste nel tagliare e rimuovere parti specifiche della pianta al fine di ottenere una migliore qualità degli acini e una produzione ottimale.

 

La potatura può essere a carico dei tralci ormai privi di foglie (potatura invernale), dei grappoli (diradamento) o della chioma durante l'attività vegetativa (potatura verde). Inoltre, nei primi anni di vita, la potatura serve ad "impostare" la pianta, favorendo lo sviluppo radicale e l'assunzione della forma di allevamento prescelta (potatura di allevamento).

 

Che cos'è la potatura invernale o "a secco" della vite?

La potatura invernale è la potatura che si effettua quando sulla vite non ci sono più foglie, in inverno appunto. La potatura invernale si distingue in potatura di produzione e potatura di allevamento.

 

La prima serve a pianificare la produzione per l'anno successivo, primariamente scegliendo il numero di gemme da lasciare sulla pianta. Inoltre concorre a mantenere l'equilibrio vegeto produttivo della pianta, a contenere la chioma all'interno delle geometrie volute, tipiche della forma di allevamento, e a ridurre gli interventi di potatura estiva.

 

La potatura delle vigne è un'operazione fondamentale perché pone le basi per la produzione futura

La potatura delle vigne è un'operazione fondamentale perché pone le basi per la produzione futura (Foto di archivio)

(Fonte foto: © GC Fotoestudio - Adobe Stock)

 

La potatura di allevamento invece ha lo scopo di "impostare" la giovane pianta secondo la forma di allevamento desiderata (guyot, cordone speronato, pergola, eccetera). Si prefigge di far sviluppare un apparato radicale esteso e di anticipare l'entrata in produzione. La potatura di allevamento si conclude solitamente con il quarto anno post trapianto.

 

A che cosa serve la potatura di allevamento?

La potatura di allevamento ha tre obiettivi primari:

  • Impostare la giovane vite affinché assuma il portamento tipico della forma di allevamento prescelta.
  • Anticipare per quanto possibile la produzione di uva.
  • Sviluppare un apparato radicale profondo ed esteso.


Nel primo anno dopo il trapianto l'obiettivo della potatura di allevamento è quello di far crescere uno o due germogli, le cui foglie sintetizzeranno i nutrienti utili allo sviluppo radicale. Il secondo anno di solito viene selezionato un germoglio, il più "bello" e perpendicolare possibile al suolo, che sarà fatto ingrossare per diventare il ceppo (il tronco) della vite. Il terzo anno si può già ottenere una piccola produzione e durante l'inverno è possibile piegare il tralcio principale per formare il cordone permanente (nel caso la forma di allevamento lo richieda). Dal quarto anno in poi la vite entra in produzione e dovrà essere sottoposta ogni anno alla potatura invernale.

 

Durante il periodo di allevamento non bisogna irrigare e concimare direttamente la zona radicale, poiché bisogna spingere la pianta ad esplorare la più ampia porzione di suolo possibile, andando a nutrirsi ad esempio con i concimi dati in fase di realizzazione dell'impianto. Concimazioni superficiali rischiano infatti di "impigrire" la vite, con ripercussioni negative negli anni successivi.

 

Che cosa si intende con potatura di produzione (o invernale)?

La potatura invernale, chiamata anche di produzione, ha l'obiettivo di rinnovare la chioma pianificando la produttività della vite per l'anno successivo. Questo viene fatto selezionando il numero di gemme da lasciare sulla pianta, da cui poi si origineranno i tralci e quindi i grappoli. La produttività è commisurata all'obiettivo aziendale (in genere: produzione Vs qualità) e alle restrizioni di eventuali disciplinari di produzione.

 

La potatura è "povera" quando si tengono poche gemme e di solito viene scelta per le varietà poco vigorose. La potatura è invece "ricca" quando il numero di gemme è alto e si adotta con varietà vigorose.

 

Fondamentale è conoscere la fertilità reale delle gemme e il peso medio del grappolo, dati che sono consegnati dal vivaista al momento della consegna delle barbatelle. La fertilità delle gemme è una caratteristica genetica della pianta, ma può essere influenzata dalla forma di allevamento. Nei sistemi di allevamento a potatura corta, come il cordone speronato o l'alberello, la fertilità delle gemme è più bassa rispetto ai sistemi a potatura lunga, come il guyot o la pergola.

 

Quali sono le forme di allevamento della vite più presenti in Italia?

In Italia esistono oltre quaranta tipologie differenti di forme di allevamento della vite, che si sono evolute nel corso dei secoli e che sono state influenzate dalle varietà coltivate nelle zone di adozione, dalle tipologie di terreno e dal microclima del luogo.

 

È tuttavia possibile distinguere quattro grandi famiglie di appartenenza:

  • I sistemi in volume, come ad esempio l'alberello, che prevedono lo sviluppo di un tronco molto corto e di tre-quattro branche principali a formare la chioma. Viene adottata in ambienti scarsamente fertili e con precipitazioni limitate.
  • I sistemi in parete, oggi sicuramente i più diffusi, che si possono a loro volta suddividere in sistemi a tralcio rinnovato (guyot, capovolto, eccetera) o a cordone permanente (cordone speronato, saym, sylvoz, eccetera). In questo caso la chioma si sviluppa in una parete fogliare eretta e compatta, con una fascia dei grappoli ben riconoscibile.
  • I sistemi a tetto, sia orizzontali che inclinati, come il tendone e le pergole, massimizzano la superficie fotosintetica sviluppandosi all'interno dell'interfilare e offrono un certo ombreggiamento e una certa aerazione dei grappoli.
  • I sistemi con germogli liberi, come il cordone libero e la doppia cortina, hanno come obiettivo quello di minimizzare le strutture di sostegno e gli interventi di legatura. Dal tronco della vite, mantenuto piuttosto alto, dipartono uno-due cordoni permanenti dai quali si sviluppa in maniera libera la chioma, senza la necessità di legature.

 

Una potatura 'tradizionale' che si trova ancora in vecchi areali viticoli delle Langhe e del Monferrato. Il fondamento di un così ricco legno vecchio è basato sulla scelta del capo a frutto che veniva fatta scegliendo come tralcio il ramo più bello e che aveva prodotto nell'anno precedente

Una potatura "tradizionale" che si trova ancora in vecchi areali viticoli delle Langhe e del Monferrato. Il fondamento di un così ricco legno vecchio è basato sulla scelta del capo a frutto che veniva fatta scegliendo come tralcio il ramo più bello e che aveva prodotto nell'anno precedente
(Fonte foto: Daniele Eberle, agronomo)

 

Che differenza c'è tra guyot, cordone speronato e pergola?

Il guyot è una forma di allevamento antica, razionalizzata dal francese Jules Guyot nell'Ottocento. Prevede un tronco verticale inferiore al metro da cui diparte il capo a frutto, che viene legato al filo di banchina, e uno sperone con una-due gemme, che viene lasciato per rinnovare la chioma l'anno successivo.

 

Il guyot è semplice da potare, ma non è meccanizzabile. È adatto a tutte le cultivar e ai vigneti ad alta densità, compresi i terreni scarsamente fertili. La vendemmia è meccanizzabile. Con il guyot si può avere una produzione non uniforme lungo il capo a frutto, che tra l'altro può portare un numero di gemme prefissato, pari a quelle presenti tra un ceppo e l'altro.

 

La potatura a guyot

La potatura a guyot
(Fonte foto: Colture e Cultura)

 

Il cordone speronato prevede un tronco che si prolunga orizzontalmente dando vita ad un cordone permanente sul quale sono presenti differenti speroni, dalle cui gemme ogni anno si rinnova la chioma della vite che, come nel guyot, viene legata a fili di ferro.

 

È una forma di allevamento meccanizzabile, sia nella potatura (in realtà è una pre potatura) che nella vendemmia. Si può scegliere il numero di germogli e la crescita è omogenea. Di contro, se non potato correttamente il cordone tende a "salire", richiedendo tagli di ritorno impegnativi. Inoltre non è adatto a vitigni con gemme basali poco fertili.

 

La pergola e il tendone sono molto simili e prevedono uno sviluppo della vegetazione nell'interfilare. La pergola, di cui esistono innumerevoli varianti, prevede un tronco piuttosto alto su cui vengono mantenuti due-quattro capi a frutto che si sviluppano su un reticolo di fili che copre l'interfilare con un angolo di 20-30°. Nel tendone l'inclinazione è nulla e la copertura dell'interfilare è totale.

 

I punti di forza sono l'ampia superficie irraggiata, la posizione dei grappoli che scongiura lo sviluppo di muffe e facilita l'ombreggiamento. Inoltre si adatta bene ai terrazzamenti e alle zone di montagna. Di contro, è un sistema non meccanizzabile, in cui la difesa fitosanitaria non è sempre ottimale.

 

Quante sono le gemme che devono essere lasciate sulla vite con la potatura?

La potatura invernale ha come obiettivo primario quello di pianificare la produttività per l'anno successivo. Più gemme vengono lasciate, maggiore sarà la presenza di grappoli. E viceversa.

 

Nei sistemi a tralcio rinnovato il numero di gemme è prefissato ed è uguale al numero presente sul capo a frutto tra il tronco da cui diparte e quello successivo. Nel cordone permanente, invece, di volta in volta il potatore decide quanti germogli lasciare.

 

Il numero dipende dalla fertilità delle gemme (che dipende dalla varietà), dal peso medio del grappolo, dagli obiettivi aziendali e dagli obblighi di eventuali disciplinari di produzione. In generale, se si vogliono ottenere vini di qualità si dovrà rinunciare ad una parte della produzione per consentire alla pianta di "concentrarsi" su un minor numero di grappoli.

 

È importante il dove lasciare le gemme

È importante il dove lasciare le gemme
(Fonte foto: Stefano Poni, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza)

 

Che differenza c'è tra la potatura corta e quella lunga?

La potatura corta (per esempio cordone speronato) prevede il mantenimento di un cordone, prolungamento del ceppo, con un numero variabile di speroni, ognuno dei quali con due-tre nodi. Questo tipo di potatura assicura uniformità di germogliamento, diminuzione della fertilità dei germogli in vitigni molto vigorosi, possibilità di meccanizzazione e migliore gestione degli stress, in quanto il cordone funge da riserva di nutrienti. Di contro, la potatura è piuttosto complessa da realizzarsi.

 

La potatura lunga (guyot, tendone, pergola, eccetera) prevede la selezione di uno o più capi a frutto che vengono legati su un filo portante. Vengono poi lasciati degli speroni con una-due gemme da cui si genereranno i capi a frutto dell'anno successivo. È un tipo di potatura semplice da manutenere, che favorisce la produttività dei vitigni con scarsa fertilità delle gemme basali. Di contro, lo sviluppo delle gemme può non essere omogeneo e le operazioni di potatura e legatura richiedono molto tempo.

 

In quali mesi deve essere fatta la potatura di produzione della vite?

La potatura a secco della vite, chiamata anche potatura invernale o di produzione, può essere eseguita dalla caduta delle foglie fino a prima del germogliamento. Si sconsiglia di potare prima della filloptosi in quanto si potrebbe compromettere la traslocazione dei nutrienti dalla chioma agli organi di riserva.

 

Una potatura tardiva (ma prima del pianto) posticipa il periodo di germogliamento e può dunque essere usata per mettere al riparo la vite dai ritorni di freddo. Inoltre il clima meno umido della primavera sfavorisce lo sviluppo dei patogeni sui tagli di potatura. Sarebbe poi buona norma disinfettare le ferite con appositi prodotti (ad esempio a base di rame o di microrganismi benefici).

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Quali sono i principali errori che si fanno potando la vite?

La potatura della vite è un'operazione non semplice, soprattutto per chi è alle prime armi.

Riassumendo, possiamo dire che i principali errori sono:

  • Lasciare troppe gemme per paura di avere una produzione scarsa. Questo crea uno squilibrio nella pianta che poi deve essere gestito successivamente.
  • I tagli andrebbero eseguiti preferibilmente sul legno di uno-due anni, in modo che la pianta riesca a cicatrizzare la ferita velocemente rispettando il cono di disseccamento.
  • Sia nel guyot che nel cordone permanente occorre selezionare lo sperone tra i tralci attaccati al legno vecchio, in modo da non "far salire" eccessivamente la testa di salice.

 

I tagli vanno fatti vicino al legno vecchio per prolungare la vita dello sperone o della testa di salice

I tagli vanno fatti vicino al legno vecchio per prolungare la vita dello sperone o della testa di salice
(Fonte foto: Stefano Poni, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza)

 

  • Non bisogna effettuare legature troppo strette o far fare ai tralci curve eccessive, che comprometterebbero il passaggio della linfa.
  • Non tenere in considerazione la fertilità delle gemme al momento della loro selezione.
  • Occorre tenere presente anche l'inclinazione delle gemme, evitando quelle che puntano verso l'interno del filare, in quanto le macchine operatrici potrebbero danneggiarle al loro passaggio.
  • Quando si recide un tralcio occorre prestare attenzione a non danneggiare le gemme di corona, perché da queste possono poi prendere vita tralci negli anni successivi utili al rinnovamento della pianta.
  • Per evitare lo sviluppo di malattie occorre evitare di potare con nebbia o elevata umidità.
  • Sarebbe buona norma praticare tagli inclinati, in modo da facilitare lo scorrere dell'acqua piovana.
  • Nel caso vi siano problemi di legno nero o mal dell'esca i sarmenti non possono essere cippati, ma vanno allontanati immediatamente dal vigneto.
  • Le fasi lunari non influiscono in alcun modo sulla potatura, non bisogna dunque tenerne conto.

 

Che cos'è la potatura verde della vite?

Con il termine potatura verde si intendono tutte le pratiche volte ad asportare parti della vite (foglie, tralci e grappoli) durante il periodo di vegetazione. La potatura verde serve a regolare l'attività vegeto produttiva, mantenere compatta la chioma della vite, consentendo le attività colturali (come la difesa), regolare il microclima intorno al grappolo per facilitarne la maturazione e scoraggiare lo sviluppo di funghi.

 

Che cos'è la cimatura del vigneto?

La cimatura prevede l'asportazione degli apici vegetativi che superano l'ultimo filo di contenimento. Questa pratica viene eseguita per limitare l'ingombro dimensionale della chioma, favorire un microclima più salubre e condizionare il portamento e la distribuzione della vegetazione.

 

La cimatura elimina le foglie giovani, quelle che hanno una capacità fotosintetica più spinta. Questo ha ripercussioni importanti sull'attività biologica della vite e quindi la severità della cimatura deve essere sempre proporzionata alla vigorìa della pianta.

 

Cimatrice scavallante Ero Elite View ad Enovitis in Campo 2019

Cimatrice scavallante Ero Elite View ad Enovitis in Campo 2019

(Fonte foto: AgroNotizie®)

 

Che cos'è e a cosa serve la defogliazione?

La defogliazione prevede la rimozione di tutte o di una parte delle foglie nella fascia a grappolo. Si esegue in prossimità dell'invaiatura e riguarda solo le foglie più vecchie. L'obiettivo è quello di facilitare l'aerazione dei grappoli, aumentare l'irraggiamento e favorire la sintesi di polifenoli.

 

Tuttavia ogni vitigno risponde in maniera differente alla defogliazione. Ad esempio grappoli cresciuti all'ombra possono subire degli shock se esposti direttamente alla luce del sole. E una luce troppo intensa può provocare un innalzamento delle temperature che blocca la sintesi dei fenoli e, anzi, ne causa la degradazione. Occorre dunque calibrare sempre accuratamente il livello di asportazione delle foglie.

 

La defogliazione, se fatta manualmente, comporta un dispendio oneroso di manodopera. Ci sono tuttavia delle macchine operatrici che eseguono questa attività. In particolare, come riportato in questo articolo, l'uso di defogliatrici pneumatiche ha risvolti positivi anche sulla gestione della botrite.

 

Che cos'è la scacchiatura dei germogli?

La scacchiatura prevede l'eliminazione dei germogli (chiamati anche succhioni) che si sviluppano in soprannumero da gemme di corona, sottogemme e gemme latenti presenti sul cordone permanente. La scacchiatura è necessaria per alleggerire la chioma ed evitare che i succhioni drenino nutrienti sottraendoli ai capi a frutto.

 

La scacchiatura deve essere fatta precocemente, quando i germogli sono lunghi pochi centimetri e sono di consistenza erbacea. Questo consente di eliminarli facilmente con le dita, senza provocare lesioni alla pianta.

 

Che cos'è la spollonatura e come si esegue?

La spollonatura viene eseguita di solito insieme alla scacchiatura e prevede l'asportazione dei polloni, e cioè dei germogli nati a partire da gemme poste sul tronco. Si tratta di germogli indesiderati, in quanto andrebbero a creare vegetazione sotto il filo di banchina, compromettendo la forma di allevamento e l'equilibrio vegeto produttivo della vite.

 

La spollonatura può essere effettuata manualmente ma può anche avvenire attraverso l'impiego di attrezzature che rimuovono meccanicamente i polloni dal tronco, oppure grazie all'impiego di erbicidi di contatto, che disseccano i germogli.

 

Che cos'è e a cosa serve la sfemminellatura della vite?

Le femminelle sono i germogli che si sono sviluppati dalle gemme pronte, quelle che sono presenti nell'ascella tra le foglie e il tralcio. La sfemminellatura deve concentrarsi soprattutto nella zona della fascia a grappolo e ha come obiettivo quello di alleggerire la chioma, evitando che tali germogli (non fruttiferi) assorbano eccessivo nutrimento.

 

La sfemminellatura si esegue intorno a maggio-giugno e può essere fatta a mano se i germogli sono di una ventina di centimetri. Se invece sono scappati e sono più lunghi è meglio usare delle forbici per non danneggiare la vite.

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Perché si diradano i grappoli del vigneto?

Il diradamento dei grappoli è un'attività molto delicata che consiste nel recidere e scartare una parte dei grappoli (anche il 60% del totale) al momento dell'invaiatura. Ma perché si esegue il diradamento? Il motivo è che si vuole far concentrare la pianta su un numero ristretto di grappoli, al fine di avere produzioni qualitativamente superiori (livello di zuccheri, di polifenoli e di sostanze aromatiche).

 

Il diradamento dei grappoli

Il diradamento dei grappoli

(Fonte foto: Vigna Petrussa Società Agricola Semplice)

 

Se il diradamento viene fatto troppo presto, ad esempio dopo all'allegagione, si spinge la pianta ad investire tutte le sue energie sui grappoli rimasti, che avranno acini di dimensioni eccessive, grappoli troppo compatti e il profilo qualitativo non sarà influenzato positivamente. Diradamenti tardivi invece non lasceranno alla pianta il tempo di produrre uve qualitativamente superiori.

 

Se eseguita correttamente, l'efficacia del diradamento è indubbia, anche se molto si dibatte sulla sua opportunità. Alcuni pensano infatti che la pianificazione della produzione debba avvenire con la potatura invernale, altri invece preferiscono lasciare che la vite produca un numero maggiore di grappoli per poi selezionarli manualmente con il diradamento, che è però un'attività molto onerosa sotto il profilo della forza lavoro.