Alte temperature ed eccessivo irraggiamento luminoso sono due eventi estremi che portano ad ingenti perdite economiche e con cui i frutticoltori si trovano sempre più spesso a fare i conti. Perché questi due fenomeni, temperatura e irraggiamento, assieme causano nella pianta forti stress foto ossidativi e idrici influenzando negativamente sia la resa che la qualità dei frutti.

 

Insomma, il troppo caldo e la troppa luce diventano un problema per i frutteti.

 

Cosa si può fare quindi per proteggersi? Una soluzione è utilizzare apposite reti ombreggianti. Queste reti oltre a creare ombra proteggono anche da altre condizioni avverse come la grandine, in modo da utilizzare un unico prodotto ed ammortizzare i costi.

 

Ombra: perché usarla?

Molto spesso la luce incidente sui frutteti è in eccesso, perché le piante possiedono un punto di saturazione della fotosintesi molto più basso rispetto alla luce disponibile.

 

In poche parole: le colture non utilizzano tutta la luce che gli arriva e quella in eccesso causa, insieme a temperature sempre più elevate e frequenti, danni alla produzione totale.

 

Ne è un esempio lampante il kiwi che oggi viene ombreggiato molto di più rispetto al passato: "Il kiwi giallo fino a 7-8 anni fa si copriva solo con reti trasparenti con una percentuale di ombra del 6%, si è passati poi a utilizzare reti grigie con una percentuale di ombra del 12-14% e oggi si copre con reti nere e percentuale di ombra del 20-22%" spiega Giuseppe Netti, agronomo presso l'Azienda Arrigoni Spa.

 

Con le reti si può ridurre la luce incidente che arriva alla chioma, abbassandone la temperatura e mitigando sia le ondate di calore che l'evapotraspirazione fogliare. Si riesce quindi a modificare il microclima interno del frutteto senza influire negativamente sulla resa, migliorando l'accrescimento dei frutti e preservandone la qualità.

 

L'utilizzo di reti permette di modificare il microclima interno del frutteto, abbassando la temperatura e diminuendo l'evapotraspirazione delle foglie

L'utilizzo di reti permette di modificare il microclima interno del frutteto, abbassando la temperatura e diminuendo l'evapotraspirazione delle foglie (Foto di archivio)

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

E non solo: ombreggiare porta anche ad aumentare l'efficienza d'uso dell'acqua di irrigazione. In questo ambito la ricerca sta studiando nuove alternative, insieme alle reti, per far fronte alla carenza idrica nei periodi dell'anno più critici (sensori suolo e sensori pianta) in base anche alle esigenze delle piante.

 

Come, per esempio, nel melo: "I risultati ottenuti dal progetto Smart Specialized Sustainable Orchard hanno evidenziato che applicare nel melo, in questo caso nelle varietà Pink Lady e Gala, un ombreggiamento con rete bianca del 50% non ha creato nessuna differenza nella produttività e nella qualità del frutto. Ma alle nostre latitudini ha permesso di risparmiare il 50% dell'acqua usata per irrigare" spiega Brunella Morandi, professoressa associata di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree presso di Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro Alimentari dell'Università di Bologna.

 

Questo perché la foglia perdendo meno acqua per evapotraspirazione rimane più turgida consentendo alla pianta di restare più idratata e richiedere meno acqua dall'apparato radicale.

 

Inoltre, si possono contenere alcune problematiche come nel caso della morìa nel kiwi, una complessa fisiopatia a cui concorrono più cause. Tra queste anche il rapporto con l'acqua, come sottolinea Netti: "La morìa del kiwi è causata da un'eccessiva irrigazione per fare fronte allo stress idrico dato dalle alte temperature. Con l'utilizzo delle reti ombreggianti si diminuisce di un poco questo stress da caldo, abbassando l'input irriguo richiesto e la probabilità di incorrere in marciumi radicali e morìa delle piante".

 

Ma, non solamente in pieno campo, le reti ombreggianti vengono usate anche in ambienti protetti, come serre e tunnel. Per esempio per la coltivazione dei piccoli frutti, come mirtillo e lampone, che non sono specie autoctone l'ombreggiamento è fondamentale. "Per non stressare la coltura - entra nel dettaglio Netti - il frutticoltore può utilizzare reti nere antigrandine con il 20% di ombreggiamento in pieno campo. Oppure se si coltiva in serra o sotto i tunnel si possono usare reti specializzate che prendono il nome di Prisma che ombreggiano al 30-35%. Nel caso specifico del lampone va coltivato sotto rete con il 50% di ombra bianco latte".

 

Reti: non sono tutte uguali

Coprire la coltura porta sicuramente a dei benefici, ma non basta, perché bisogna anche saper scegliere bene la rete. Infatti, coperture diverse forniscono diversa qualità e quantità di ombra, e queste caratteristiche dipendono sia dalla trama che dal colore del tessuto.

 

Generalmente le reti nere e bianche sono quelle più neutre, mentre le reti colorate modificano lo spettro luminoso in base alle lunghezze d'onda che assorbono e riflettono.  

"Sono da preferire le reti che permettono di avere una percentuale più alta di luce più diffusa. Nelle reti bianche, per esempio, questo effetto si vede molto bene. - sottolinea Morandi - I risultati migliori li abbiamo ottenuti appunto utilizzando reti bianche, anche con livelli di ombreggiamento molto alti, come per esempio nel melo, dove siamo arrivati ad utilizzare un 50% di ombra".

 

Ma perché la luce diffusa è così consigliata?

 

Per come si distribuisce nello spazio, la luce diffusa riesce ad illuminare le zone più interne e basse della chioma migliorando la crescita dei germogli. Mentre in condizioni di luce diretta i germogli crescerebbero eziolati e deboli, perché assorbono una luce già molto filtrata dalle foglie sovrastanti.

 

Le reti ombreggianti in base al colore e alla trama del tessuto forniscono alla pianta una diversa qualità e quantità di ombra che stimolano differenti risposte fisiologiche in base alla specie

Le reti ombreggianti in base al colore e alla trama del tessuto forniscono alla pianta una diversa qualità e quantità di ombra che stimolano differenti risposte fisiologiche in base alla specie (Foto di archivio)

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

La luce diffusa poi modifica il rapporto fra il rosso visibile e l'infrarosso (rapporto Red/Far Red) migliorando la colorazione dei frutti.

 

Il rosso visibile e l'infrarosso sono due distinte lunghezze d'onda che vengono riconosciute da specifiche proteine della foglia chiamate fitocromi. Quando i fitocromi recepiscono una lunghezza d'onda piuttosto che un'altra mutano la propria conformazione facendo partire diverse risposte fisiologiche nella pianta.

 

"In passato si pensava solamente a ombreggiare per diminuire la luce incidente, oggi invece si mira a diminuire sempre la luce incidente ma anche a migliorare la qualità di luce diffusa e riflettere il calore". -  
prosegue Netti - " Noi come Azienda proponiamo le reti ombreggianti della gamma Prisma Robuxta che sono in grado di abbassare la temperatura, riflettere l'infrarosso, rinfrescare il microclima interno e migliorare la qualità della luce che arriva alla pianta. Questi risultati si possono ottenere grazie all'utilizzo di additivi speciali che si aggiungono sulla rete, migliorando sia la qualità che l'efficacia del prodotto".

 

E i colori hanno qualche effetto?

 

Come per le reti bianche anche con le gialle si registrano dei buoni risultati in termini di luce diffusa all'interno della vegetazione, anche se queste sono più foto selettive e quindi fanno passare solo specifiche lunghezze d'onda.

Leggi anche: Reti fotoselettive in frutticoltura: ce n'è per tutti i colori

"Devono essere ancora studiati e capiti bene i benefici, ma possiamo dire che sono da prediligere sia le reti bianche che gialle" prosegue Morandi.

 

Ombra sì, ma non per tutti

È importante sottolineare che le specie coltivate non sono tutte uguali: diverse specie risponderanno in maniera diversa a diverse quantità di ombra.

 

Il frutticoltore, perciò, non può utilizzare indistintamente una copertura senza conoscere prima la fisiologia di crescita del frutto.

 

Pesco e altre drupacee

Nel pesco un eccessivo ombreggiamento porta a scompensi fisiologici importanti che si ripercuotono sulle rese

Una percentuale di ombra troppo elevata diminuisce la competitività dei frutti favorendo la crescita dei germogli. Il risultato: una produzione scarsa e pesche di piccola pezzatura.

 

Questo perché la pesca è un frutto che per crescere in pezzatura ha bisogno di traspirare, cioè di perdere acqua, per essere più competitiva nell'attirare a sé acqua e zuccheri rispetto ai germogli.

 
Nelle altre drupacee invece non si conoscono ancora bene le dinamiche di risposta. Nell'albicocco le risposte potrebbero essere molto simili a quelle del pesco, mentre nel ciliegio si ha un effetto inverso, ovvero diminuire la luce incidente può essere molto benefico.

 

Si devono però ancora fare molte valutazioni per queste colture.

 

Actinidia

Nel kiwi l'ombra potrebbe influenzare la differenziazione a fiore delle gemme, che è una delle fasi fenologiche più delicate del ciclo colturale.

 

Morandi entra più nei dettagli: "Solitamente nel kiwi l'ombreggiamento è del 15-20%, noi vorremmo arrivare a un 40% per capire se ci sono dei benefici oppure dei danni sia per la differenziazione a fiore che per la crescita dei frutti".

 

Vanno quindi ancora studiate le dinamiche di risposta all'ombreggiatura. In generale comunque ombreggiare il kiwi è molto benefico perché è una specie da sottobosco ed è molto sensibile agli stress foto ossidativi e idrici.

 

Vite

Per questo caso bisogna fare una distinzione fra uva da tavola e uva da vino.

 

Nell'uva da tavola il grappolo deve essere perfetto esteticamente, perciò il viticoltore non può permettersi frutti danneggiati a causa di grandine o bagnature eccessive perché il frutto viene consumato fresco.

 

Le reti, dunque, forniscono sia una protezione da questi danni che, contemporaneamente, da un'eccessiva illuminazione in modo da non stressare la coltura e mantenerla performante sia a livello produttivo che qualitativo.

 

Nella vite l'utilizzo di coperture ombreggianti dipende anche dalla destinazione finale del grappolo

Nella vite l'utilizzo di coperture ombreggianti dipende anche dalla destinazione finale del grappolo (Foto di archivio)

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

Nell'uva da vino invece le reti generalmente non vengono utilizzate perché il grappolo, essendo destinato alla vinificazione, può presentare qualche imperfezione estetica. Di conseguenza non viene nemmeno applicato l'ombreggiamento.

 

La ricerca però sta valutando anche per l'uva da vino l'utilizzo delle reti ombreggianti per mitigarne lo stress idrico e per capirne i possibili effetti su maturazione, produzione di polifenoli, zuccheri e qualità finale dei vini.

 

Questo perché i genotipi di vite utilizzati dalla viticoltura moderna risalgono agli inizi dell'800 e, nonostante siano considerati abbastanza resistenti alla carenza idrica, non sono stati selezionati per far fronte agli eventi calamitosi causati dalla crisi climatica attuale.

Leggi anche: Vite, ricerca e innovazione contro malattie e carenza idrica

Gli studi su alcune cultivar di vite infatti hanno sottolineato che applicare le coperture nel periodo fenologico che va dall'invaiatura alla maturazione impatterebbe in maniera lieve o addirittura nulla, sia sulla maturazione che sul peso totale dei grappoli. Ma utilizzare l'ombreggiamento nelle prime fasi di sviluppo della pianta porterebbe a degli scompensi fisiologici non più recuperabili nemmeno con l'esposizione alla luce.

 

In campo e in serra: come applicare correttamente le reti

Come citato all'inizio dell'articolo le reti ombreggianti possono essere applicate sia in pieno campo che su strutture come le serre e i tunnel.

 

In pieno campo la parte strutturale dell'impianto è fondamentale per poter sorreggere correttamente le reti e non creare un effetto troppo fitto che andrebbe a ombreggiare troppo il frutteto. Un altro pericolo è che si rompa il tessuto a causa dell'eccessivo peso: questo perché le coperture di oggi sono molto più pesanti rispetto a quelle usate in passato.

 

Le coperture in campo possono essere monofila o monoblocco. È buona norma che l'agricoltore conosca le differenze principali fra queste due per evitare ulteriori stress alle piante.

 

Le coperture monofila tendono a bloccare il ricircolo dell'aria all'interno della chioma causando un innalzamento della temperatura e una maggiore evapotraspirazione fogliare. In queste condizioni la percentuale di umidità sotto il telo aumenta favorendo l'incidenza di patogeni.

 

Le coperture monoblocco coprono solo la parte alta del frutteto lasciando circolare l'aria. In queste condizioni il microclima interno della chioma non viene modificato bruscamente e le piante non traspirano eccessivamente con tutti i vantaggi che ne derivano. In questo caso il frutticoltore deve prestare particolare attenzione alla parte strutturale dell'impianto.

 

Il frutticoltore può scegliere se applicare delle coperture monofila o monoblocco. I due sistemi comportano diverse cambiamenti più o memo bruschi al microclima interno del frutteto

Il frutticoltore può scegliere se applicare delle coperture monofila o monoblocco. I due sistemi comportano diverse cambiamenti più o memo bruschi al microclima interno del frutteto (Foto di archivio)

(Fonte foto:  © PHOTOERICK - Adobe Stock)

 

In serra o in tunnel è consigliabile applicare le reti all'esterno, in modo da schermare correttamente l'infrarosso, ed evitare un pericoloso aumento della temperatura interna. Inoltre, le reti poste sopra il materiale plastico (che è una voce di costo considerevole per l'azienda) ne allungano la vita di utilizzo perché proteggono dalla continua esposizione al sole.

 

Le reti si possono montare anche all'interno della serra. In questo caso l'agricoltore deve tenere conto che non ci sarà una schermatura completa dall'infrarosso e quindi si perderà di efficacia per l'abbassamento della temperatura interna.