La morìa del kiwi è una malattia complessa, le cui cause non sono ancora pienamente conosciute, che può colpire gli impianti di actinidia dal Nord al Sud Italia. I sintomi si manifestano sulla pianta con un ingiallimento generalizzato della vegetazione, che in poco tempo cade. Il kiwi dissecca e muore.
Le cause di questo flagello sono varie. La presenza della batteriosi, temperature al suolo elevate, ristagni idrici, carenza di acqua e in generale gli stress abiotici concorrono ad indebolire la pianta. In queste condizioni si possono anche sviluppare a livello radicale microrganismi opportunisti che riducono ulteriormente la capacità della rizosfera di assorbire dal terreno acqua e nutrienti, causando quindi il collasso dell'organismo.
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In particolare, come ci spiega Laura Bardi, ricercatrice del Centro Crea di Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, la situazione di stress attuale è predisponente nei confronti della morìa.
Caldo anomalo e assenza di piogge mandano le piante in stress
Il 2022 è stato caratterizzato da una riduzione importante delle precipitazioni piovose e da temperature ambientali ben al di sopra della media fin dalla primavera. In queste condizioni il kiwi, pianta lianacea che in natura vive all'ombra di altri alberi, va velocemente in sofferenza.
Basti pensare che in un impianto di actinidia il terreno esposto al sole può raggiungere la temperatura di 30-40°C, condizioni invivibili per il kiwi che ha uno sviluppo radicale superficiale che si concentra nei primi 40 centimetri di suolo. Temperature elevate nel terreno sono dunque un fattore di stress che può indebolire la pianta facilitando l'insorgenza della morìa.
In generale sarebbe dunque buona norma mantenere il terreno inerbito, in modo da abbassarne la temperatura e al contempo mantenere livelli maggiori di umidità. In questo senso sono importanti anche i teli ombreggianti, presenti oggi in molti impianti, che hanno il pregio di proteggere la chioma dai raggi diretti del sole.
Il fattore acqua
Il kiwi è una specie dall'elevato fabbisogno idrico. Quest'ultimo tuttavia deve essere soddisfatto in maniera corretta per non causare fisiopatie. Se infatti da un lato occorre fornire sufficiente acqua per permettere alla pianta una corretta evapotraspirazione, dall'altro non bisogna causare ristagni idrici che possono causare asfissia radicale.
Inoltre nelle ore di maggior fabbisogno è bene non irrigare per non correre il rischio di cavitazione. La cavitazione è un fenomeno che può svilupparsi quando la richiesta di acqua da parte delle foglie è talmente elevata da creare delle bolle di vapore all'interno dei vasi linfatici. Bolle che interrompono il flusso di acqua dalle radici alle foglie, causando seri danni. In particolare il kiwi, caratterizzato da vasi linfatici lunghi e di grandi dimensioni, è maggiormente soggetto a questo fenomeno.
Abbassare il rischio di insorgenza della morìa
In conclusione, per proteggere le piante dalla morìa del kiwi in questa fase di caldo anomalo sarebbe necessario abbassare la temperatura del terreno attraverso l'inerbimento o la pacciamatura con biomassa. Utile è anche l'irrigazione sovrachioma, che quando possibile contribuisce a rinfrescare le piante. In alternativa è anche possibile utilizzare teli ombreggianti.
L'acqua deve essere fornita con continuità, al fine di soddisfare il fabbisogno idrico, ma evitando ristagni. L'obiettivo generale deve essere quello di evitare alla pianta stress ambientali che possono indebolire l'organismo ed aprire quindi la strada all'insorgenza della morìa del kiwi.