Puntiamo ad una viticoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale, capace di valorizzare vocazionalità territoriali e varietà particolari in aree solitamente trascurate dal sistema enologico regionale che per quantità, varietà, qualità, valore e vocazione all’export è il maggiore d’Italia, Paese che è il primo produttore mondiale di vino”. L’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato spiega con queste parole il progetto, in collaborazione con Veneto Agricoltura, finalizzato a valutare e valorizzare, dal punto di vista qualitativo, i prodotti ottenuti sia da materiale autoctono, sia proveniente dalle varietà resistenti alle principali patologie in aree marginali, quali quelle di bassa montagna e alta collina, orograficamente e climaticamente più difficili, e in quelle litoranee. L’iniziativa è stata approvata dalla Giunta regionale, che per la realizzazione ha messo a disposizione 100 mila euro.

Il Veneto ha un patrimonio di varietà minori, o comunque legate al territorio per la maggior parte autoctone o di antica coltivazione, che rappresentano un potenziale di offerta che interessa tutte le tipologie, ivi compresi i vini spumanti e frizzanti. In alcune ristrette aree litoranee e delle isole della laguna veneta vi sono vecchi impianti di viti, spesso legati ad antiche comunità monastiche, di grande interesse per il patrimonio genetico che hanno preservato allo scorrere del tempo. Si tratta di varietà di viti, altrove ormai scomparse, in genere poco conosciute e valorizzate. Quanto alle aree orograficamente difficili, il Veneto ha già realizzato con buoni risultati il progetto  “Valorizzazione di aree viticole di montagna tramite scambio di know-how”, in collaborazione con il Land della Carinzia, acquisendo importanti esperienze. L’introduzione di varietà tolleranti o resistenti alle malattie fungine, inoltre, potrà consentire la riduzione dell’uso di fitofarmaci. L’iniziativa verrà attuata tramite la realizzazione e coltivazione di impianti di viti a scopo sperimentale.