Rivalta Scrivia (AL) - Giovanni Arcangeli (Tech. Management & Food Chain di Bayer CropScience) apre i lavori dell’incontro tecnico dedicato al cerealicoltore di qualità. In un mondo sempre più piccolo, le superfici agricole si contraggono ogni giorno di più. Fabbisogno di cibo e di energie richiedono invece produzioni sempre maggiori. Se l’approvvigionamento alimentare globale è già la sfida del presente, in futuro – secondo Arcangeli – lo sarà ancora di più. Le novità tecniche sono fondamentali per tenere il ritmo dello sviluppo, ma senza la corretta formazione non possono esplicare appieno le potenzialità della ricerca scientifica. In linea con questa filosofia, Bayer CropScience prosegue la propria produzione bibliografica nel progetto “Coltura & Cultura”, di cui l’ultimo gioiello è proprio il libro sul Grano.
“Senza difesa fitosanitaria si produrrebbe il 30% di quanto oggi raccogliamo”, sottolinea Arcangeli. Però, nonostante questo, il margine di crescita delle produzioni si stima possa crescere ancora di alcune decine di punti percentuali: perfezionando le tecniche colturali, la genetica, come pure la difesa fitosanitaria. Per questo nel giro di pochi anni, ben il 70% del catalogo di Bayer Cropscience è stato ridisegnato su molecole di nuova concezione.

Giunto il proprio turno, Bruna Saviotti, presidente di APSOV sementi, analizza le opportunità e i rischi del comparto cerealicolo, sia nazionale che globale. I prezzi dei cereali sono già diminuiti rispetto a un anno fa: cosa è successo in un anno? La crisi economica ha senz’altro dato una spallata al comparto agricolo. Ma non è la sola causa: nel 2007 i prezzi si sono alzati notevolmente perché si erano abbassate le scorte mondiali (il 2008 è invece è stata un’annata record, con produzioni superiori ai consumi), come pure la concentrazione degli stock si sono ritrovate nelle mani di soli 4-5 grossi players mondiali. Anche i trasporti erano rari da trovare, quindi anche questi costi gravavano pesantemente sul prezzo finale. Ora, col calo del petrolio, i noli sono abbastanza calati rispetto al 2007. Inoltre, lo spostamento dei consumi alimentari dei Paesi emergenti ha indotto (e sempre più indurrà) un impulso alle produzioni cerealicole per mantenere i crescenti allevamenti zootecnici. La svalutazione del dollaro (e le speculazioni) hanno infine fatto il resto. Oggi vediamo molto calati gli investimenti nei fondi Commodity sui cereali, e questo ha trascinato al ribasso i prezzi. Circa le produzioni, dai 111 milioni di tons dell’anno 2007-8 a 140 milioni di Tons del 2008-9. Su questo hanno inciso: l’incremento delle rese (media di 55 q/ha), come pure l’abolizione del set-aside. Le superfici italiane sono state di 750.000 ha di grano tenero (+21% vs il 2007) e 1.700.000 di duro (+28%). Dai 39 milioni di q si è così passati ai 57 milioni di q, abbondantemente al di sopra del consumo nazionale (52 milioni di q). Il prezzo di 50 € per il duro ha ovviamente invogliato i produttori. Essendo però il duro solo il 5% del mercato globale, un incremento delle produzioni induce un calo dei prezzi immediato. In Italia produciamo ben il 14% del raccolto globale di duro: ecco le ragioni del calo. Previsioni di raccolta in calo invece per il 2009: forte diminuzione di ettari di tenero al nord, come pure il duro al sud è sceso del 30%. Toscana e Lazio hanno seminato il 25% delle superfici a duro, soprattutto per i forti ristagni dovute alle grandi piogge autunnali. Ancora oggi, i campi sono sommersi: i danni li valuteremo però solo a giugno. Il tenero è sceso complessivamente a 600.000 ha, mentre abbiamo in campo solo 1.100.000 ha di duro e 280.000 ha di orzo, quest’ultimo sceso del 20% rispetto al 2007. Ormai siamo sotto i 2.000.000 ha per i 3 cereali maggiori. I prezzi saliranno, ovviamente, ma per inverso il prodotto da vendere sarà poco. IL prezzo del petrolio in calo ha rallentato l’orientamento verso le bioenergie. Noi Italiani paghiamo una scarsa organizzazione dei produttori, spesso scollegati dagli orientamenti dei consumi. L’eccessiva frammentazione ancora grava poi sull’omogeneità delle produzioni. Inoltre, il 70% del venduto proviene dal conto deposito: non esiste in altra parte del mondo, ci vogliono contratti di presemina o mezzi simili, ma il prodotto dovrebbe sempre andare sul mercato con continuità, per evitare che ne entri dall’estero. Gli aspetti finanziari (garanzie e termini di pagamento) sono divenuti importanti quanto le produzioni stesse. Anche per le borse merci Bruna Saviotti non lesina critiche: non si può continuare a lavorare con le borse come si è fatto fino ad ora. Le quotazioni ufficiali spesso sono scollate dai reali andamenti dei mercati. I prodotti andrebbero quotati nello stesso modo in tutte le borse merci. “L’industria poi” – rincara ancora la dose la Saviotti – “vuole alta qualità, senza poi volerla pagare adeguatamente”. “Le filiere sono importanti” – conclude – “ma solo se vengono salvaguardati tutti i sui componenti, e non solo quelli più forti”.
Finita l’arringa accorata di Bruna Saviotti, spetta ad Amedeo Rayneri (Università di Torino) la disamina degli aspetti fitosanitari legati a produzioni di qualità. Oggi si parla di qualità – esordisce il professore –, ieri di agroambiente (anni ’90), l’altro ieri di produzione (anni ’80). In futuro si dovrebbe compendiare questi tre approcci, solo apparentemente in contrasto tra loro. Nel 2008 la Septoria ha colpito durissimo, a causa del clima. La fusariosi della spiga si è diffusa nell’ultimo decennio, portando alti livelli di micotossine (DiOssiNivalenolo = DON). Specie dopo aver coltivato mais, i cui residui colturali restano in superficie, gli inoculi aumentano: difficile quindi stare sotto ai limiti di legge di DON in annate piovose e fredde come il 2008, anno nel quale il 98,8% dei campioni è stato sopra i 1250 microg/Kg di DON. Con semina su sodo si raddoppia addirittura la presenza di fusariosi. Minori sono però gli aumenti in stagioni meno severe. Le varietà sensibili mostrano ovviamente maggiori presenze di DON, ma in annate climaticamente pesanti la varietà può fare fino a un certo punto: in tali casi conta molto di più la corretta difesa fitosanitaria. Nelle annate asciutte il trattamento aumenta le produzioni di meno del 10%, nelle annate storte ne salva anche un buon 40%.
Scelta varietale, rotazioni, gestione residui colturali e trattamenti fungicidi stabilizzano quindi le produzioni e le loro qualità. L’anno 2008 ha visto l’ultimo mese di coltivazione battere tutti i record di piovosità degli ultimi 250 anni. Di conseguenza, i grani duri sono diventati per lo più mangimi anziché pasta. Unico problema: le rotazioni non sono facili da concatenare: dopo la disfatta della bieticoltura, tra le varie colture resta in pratica conveniente solo la soia, oppure foraggere pluriennali come la medica. Anche la soia però, è soggetta a fusariosi, riducendo di poco il problema.

Una testimonianza dal campo giunge a questo punto da Giorgio Brezzi, agricoltore, il quale ripassa i benefici di una corretta pratica di diserbo come pure le prove sperimentali di  Bayer CropScience effettuate in campo. Il diserbo di riferimento per l’azienda Brezzi è Hussar Maxx, grazie all’ampio spettro e la grande efficacia sulle infestanti difficili e il papavero. Nell’azienda Brezzi Bayer CropScience ha impostato inoltre le proprie prove sperimentali con Prosaro (protioconazolo 125 g/L + tebuconazolo 125 g/L ) e Proline (protioconazolo 250 g/L), in confronto con Folicur SE, Sphere e altri standard di riferimento della concorrenza. L’andamento climatico durante le prove è stato epocale, con 400 mm di pioggia in 32 gg, concentrati per lo più nella seconda metà di maggio. Questo ha reso ancor più significativi i risultati, anche perché è all’inizio fioritura che si ha il massimo dell’inoculo, dopo questo momento i trattamenti calano progressivamente di efficacia. Con 2 trattamenti (Sphere in T1 e Prosaro in T2) si è avuta un’efficacia superiore ad analoghi trattamenti con standard di riferimento. Nel Test non trattato la produzione è stata di 59,2 q/ha, con Sphere + Prosaro di 81,7 q (+ 828 €/ha vs il Test); con gli Standard di 70,1 q. (+444 €/ha vs il Test).

Dalla parte dei mulini giunge la voce di Davide Razzoli (Molino di Voghera), il quale rimarca le esigenze qualitative del grano destinato all’industria molitoria. Germe, crusca e farina: questi i tre prodotti. Un grano deve rispettare quattro criteri di qualità: mercelogica, tecnologica, igienico-sanitaria, nutrizionale. Oggi non si compra più solo se “è buono”: contano sempre più i passaporti igienico-sanitari. Razzoli lamenta anche come per esempio in Canada ci sono tempi di introduzione di nuove varietà molto più ristretti dei nostri. La ricerca marcia fortissimo. Il noto Manitoba in realtà è composto da oltre 20 varietà, molte delle quali introdotte molto di recente.
Un altro punto focale è il rapporto con l’industria: spesso i parametri per le micotossine sono molto ristretti nei capitolati. Il limite di 200 microg/Kg (per i bambini) è difficilissimo da rispettare. Per i prodotti integrali (ricchi di crusca) questi livelli sono impensabili da raggiungere. Ci vuole una collaborazione strettissima con i produttori per limitare al minimo queste presenze. L’alternativa è avere prodotti che il mercato non accetta più. Anche lo stoccaggio deve migliorare come qualità e professionalità. La qualità dei canadesi non è raggiungibile, ma almeno quella sanitaria è alla nostra portata.


A Carlo Risi (Bayer CropScience) spetta infine la presentazione della nuova gamma di Bayer CropScience per la difesa dalle malattie fungine dei cereali. Novità per il 2009 : il protioconazolo, fungicida per malattie fogliari e fusariosi della spiga. Della nuova famiglia dei Triazolintioni, interferisce nella sintesi degli steroli. E’ sistemico acropeto (molto veloce nella migrazione: più dei triazoli), con capacità preventive e curative. A differenza delle strobilurine, influenza anche il metabolismo della pianta migliorandone la crescita vegetativa e la produzione finale in granella. In più, fornisce il medesimo effetto positivo sulla fotosintesi. Nelle prove condotte su fusariosi si è mostrato generalmente superiore agli standard di riferimento, come pure è da pari a superiore agli standard tradizionali su Septoria e altre patologie fungine. In oltre 50 prove Proline ha ridotto di oltre il 70% di incidenza delle fusariosi sulla spiga. L’incremento produttivo è stato mediamente compreso tra il 16 e il 20%, come pure i livelli di micotossine sono stati abbattuti anche dell’80%.

I nuovi formulati a base di protioconazolo:

Per trattamenti fogliari:
.: Proraso: protioconazolo 125 g/L + tebuconazolo 125 g/L
.: Proline: protioconazolo 250 g/L

Per la concia:
.: Scenic: protio 37,5 g/L + tebu 37,5 g/L + fluoxastrobyn 5 g/L
.: Redigo: Protio 100 g/L