Le produzioni dei soci rappresentano complessivamente circa i due terzi del vivaismo frutticolo nazionale (90% nel settore fragola) e oltre un terzo del vivaismo orticolo. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, il Cav riunisce la quasi totalità della produzione vivaistica regionale.
Accreditamento del Mipaaf
Dotato di un moderno laboratorio per effettuare le analisi fitopatologiche necessarie sul proprio materiale (categoria base e pre-base) in conservazione e per conto terzi, il Cav è accreditato per conto del Mipaaf - Ministero Politiche agricole alimentari e forestali, dal Servizio Fitosanitario Regionale dell'Emilia-Romagna per numerose tipologie di analisi fitosanitarie, tra cui piante da frutto e ortive e materiale di moltiplicazione delle piante ornamentali.
“Inoltre - spiega Savini - le analisi nei campi di piante madri dai quali si ottiene il materiale certificato, che prima erano a carico del Servizio fitosanitario regionale, da quest’anno devono essere effettuate dai gestori stessi che, a loro volta, si rivolgono al laboratorio accreditato, in questo caso al Cav”. Non solo, il Centro è stato accreditato dal Ministero come struttura idonea agli accertamenti di virus esenza della vite, “un accreditamento molto importante - puntualizza il direttore - che finora era dato solo ad Università e a enti pubblici e che autorizza il Cav a compiere i saggi sanitari per l'omologazione dei nuovi cloni di vite”.
Certificare è garantire
Uno degli aspetti più spinosi per il settore riguarda la prevenzione e la difesa dai virus, allo scopo di ottenere materiale vivaistico sicuro e garantito. “I virus non si possono combattere con i trattamenti - spiega Savini - sono malattie non curabili. E se si parte da materiale malato, si avrà inevitabilmente un peggioramento qualitativo e quantitativo della produzione. Prendiamo lo Sharka (PPV o vaiolatura delle drupacee), si tratta di un virus che comporta un problema qualitativo per cui i frutti colpiti non sono commercializzabili. La presenza di piante sane mette invece al riparo da queste problematiche”. Nel tempo si è assistito ad un affinamento delle tecniche di monitoraggio e di controllo delle produzioni: tecniche sempre più attendibili e rapide di cui sono un esempio i metodi sierologici o i biomolecolari (PCR).
“Per le pomacee tutto il materiale è stato certificato - conclude il direttore del Cav -, mentre per le drupacee sono già pronti i disciplinari nazionali che usciranno a breve”.
Virus e analisi
Ecco di seguito alcuni tra i virus più diffusi e pericolosi e le analisi necessarie per riconoscerli e prevenirli:
·PDV e PNRSV - rispettivamente virus del nanismo del susino e virus della maculatura anulare necrotica del susino - che si analizza tramite metodo sierologico (ELISA)
· Fitoplasma del giallume europeo delle drupacee (ESFYP) che sta creando enormi problemi nella coltivazione del susino specialmente nel modenese. Si diagnostica con tecnicche di biologia molecolare (PCR).
· Apple stem pitting virus (Virus della butteratura del legno del melo)
· Apple chlorotic leaf spot virus (Virus della maculatura clorotica fogliare del melo)
· Apple stem grooving virus (Virus della scanalatura del tronco del melo) rilevabili con tecniche PCR.
Per informazioni:
CAV - Centro attività vivaistiche
Via Tebano,144 - 48018 Faenza (Ra) - Tel 0546. 47150 Fax 0546 47189 - Laboratorio 0546 47098 cav@cavtebano.it www.cavtebano.it
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie