Per avere buoni frutti è necessario partire da buone piante. Oramai per avere una produzione di qualità è necessario che tutte le parti della filiera ortofrutticola lavorino al meglio senza se e senza ma. Per seguire questo trend e per rafforzare ulteriormente il made in Italy agroalimentare il Mipaaft ha pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 23 maggio 2019 il decreto ministeriale 19 marzo 2019 che rende operativo il nuovo sistema nazionale di certificazione vivaistica: si chiamerà Qvi - Qualità vivaistica Italia e sostituirà il termine "Certificazione virus esente (VE)" (guarda la vecchia certificazione).
Il sistema Qualità vivaistica Italia è inclusivo dei requisiti della certificazione europea, aumentando al contempo i livelli di garanzie rispetto quest’ultimo. Inoltre abbraccia nuove specie prima non trattate nel VE: piccoli frutti, fico ed actinidia - per fare qualche esempio importante - prodotti seguendo rigidi disciplinari messi a punto da gruppi di lavoro italiani cui Cav-Centro attività vivaistica ed i propri soci hanno partecipato attivamente.

Per capire meglio il ruolo che questo nuovo sistema potrà avere sul sistema produttivo italiano e sulla valorizzazione del prodotto finale la redazione di AgroNotizie ha intervistato Marco Pancaldi, direttore del Cav - Centro attività vivaistica di Tebano (Ra).
 
Qualità vivaistica italiana, valore alle piante italiane
Il sistema Qualità vivaistica Italia permette di avere piante di maggiore qualità e garanzia 
(Fonte foto: © Bruno Caio Faraglia - Servizio fitosanitario nazionale e Mipaaft)

Dottor Pancaldi, cosa cambia dal punto di vista tecnico con l’entrata in vigore delle nuove regole?
"Nella nuova certificazione vivaistica volontaria nazionale chiamata Qvi - Qualità vivaistica Italia sono confluiti i protocolli tecnici di produzione del precedente sistema VE-Virus Esente e i protocolli della certificazione europea. Era infatti importante garantire l'inclusività: Qvi ottempera alla certificazione europea ed aggiunge ulteriori requisiti per innalzare la sicurezza sanitaria e genetica dei materiali prodotti.

Si è partiti dai protocolli VE che sono stati rivisitati e aggiornati prevedendo controlli su un numero maggiore di organismi patogeni (sia patogeni di qualità, sia quelli da quarantena); anche le metodiche di analisi che si erano evolute dal 2006 ad oggi sono state aggiornate.
Altra novità importante è l’aumento delle specie certificabili rispetto al vecchio VE; citerei in particolare il gruppo dei piccoli frutti e anche l’actinidia, quest’ultima non considerata dalla certificazione volontaria europea


Sicuramente i nuovi protocolli di certificazione possono e devono essere ulteriormente migliorati, questo sarà possibile recependo modifiche con successivi DDG (Decreti Direttore Generale del Mipaaft). La responsabilità dei controlli per garantire i requisiti fitosanitari e di rispondenza varietale del materiale Cac (requisiti minimi obbligatori) è del fornitore autorizzato, mentre per i materiali di categoria certificato europeo e certificato nazionale (entrambe volontari) è condivisa tra il fornitore e il Servizio Fitosanitario Regionale.

Va rilevato inoltre il sempre maggiore coinvolgimento dell’Organismo Interprofessionale Civi Italia per garantire un corretto funzionamento della certificazione volontaria nazionale, dalle fasi di controllo delle domande di certificazione predisposte dai vivaisti, fino alla stampa dei sigilli-certificato".

 
Piante certificate pronte ad essere vendute
Solo da buone piante possono essere prodotti buoni frutti
(Fonte foto: © Civi Italia)

Da quando saranno applicative?
"Il Decreto Qualità vivaistica Italia ha abrogato con la sua pubblicazione i Decreti della certificazione VE (24 luglio 2003 e 4 maggio 2006), quindi direi che stiamo già passando a una fase operativa".

I vivaisti che oggi hanno materiale prodotto con le regole precedenti cosa devono fare?
"Non si devono preoccupare. Da quando sono entrate in vigore le norme del certificato europeo (gennaio 2017), i vivaisti che certificavano nazionale si impegnavano ad ottemperare a entrambe i requisiti, quelli dell’europeo e quelli del nazionale VE. Quindi i materiali finora riconosciuti dalla certificazione nazionale passeranno in automatico alla nuova certificazione nazionale Qvi. Le faccio un esempio, le piante di pre-base VE che oggi sono conservate al Cav di Tebano come pure i campi di piante madri VE (CPM) dei vivaisti verranno riconosciuti in automatico dalla nuova certificazione".
 
Anche attraverso la microprogazione è possibile ottenere piante certificate e di qualità
Per ottenere piante certificate è possibile usare la propagazione tradizionale (talea o innesto) e la micropropagazione
(Fonte foto: © AgroNotizie)
 

Cosa rappresenta questo nuovo decreto ministeriale per il settore vivaistico italiano?
"Un passaggio importante. Innanzitutto stiamo dando maggiore forza e spessore al Civi Italia, organismo interprofessionale nel quale noi associazioni vivaistiche ci riconosciamo all’unisono.
Sarà comunque una sfida e puntiamo ad integrare le competenze dei diversi gruppi vivaistici ed a fare squadra con la regia del Civi Italia. Quando si parla di certificazione siamo tutti Civi Italia. Inutile ribadire che siamo stati noi vivaisti a volere una certificazione di livello superiore, per contrastare l’appiattimento verso il basso del certificato europeo. Francia e Olanda hanno fatto una scelta analoga di posizionamento verso l’alto, dunque si tratta di un percorso a tre fatto di riunioni ed incontri trilaterali susseguitisi negli ultimi anni. 
Le piante che vendiamo nel mondo rappresentano un vero e proprio prodotto made in Italy molto richiesto e ricercato. Tutti riconoscono all’Italia di avere una vivaistica di primo livello: Qvi sarà il brand su cui puntare per promuovere il nostro comparto in Italia e nel mondo".


In che modo queste regole possono aiutare l’agricoltura e l’agroalimentare?
"La vivaistica sta a monte di tutta la filiera. Se sbagliamo noi le conseguenze ricadono inesorabilmente su tutta la filiera frutticola: l’agricoltore raccoglierà meno prodotto oppure dovrà fare più interventi (irrigazioni, concimazioni e agrofarmaci) per contrastare il calo produttivo del proprio frutteto; l’industria agro alimentare, ad esempio chi produce succhi di frutta, avrà da gestire più scarto se le vengono consegnati anche frutti ammalati. Alzare il livello dei controlli e delle ispezioni nel settore vivaistico genera inesorabili vantaggi a tutta la filiera. La politica dovrebbe incentivare i vivaisti che aderiscono a sistemi di produzione più garantisti quali Qvi, generando ricadute positive su tutta la filiera frutticola. 
Per avere una buona produzione agricola, sia in ambito ortofrutticolo che floricolo, non basta attuare adeguate scelte agronomiche e varietale ma è necessario usare "buone" piante che siano certificate dal punto di vista genetico e sanitario". 



Oltre questo articolo si segnalano i seguenti articoli pubblicati su Plantgest: 'Da buoni piante nascono buoni frutti' del 7 dicembre 2018, 'Vivaismo frutticolo, in Italia la qualità cambia pelle' pubblicato il 22 marzo 2019 su Plantgest e 'Micropropagazione, l'unione fa la forza' del 28 giugno 2019.