Il Sima non è solo grandi saloni e grandi stands: è anche partecipare a conferenze stampa in preziosi palazzi Stile Impero, dove si possono gustare prelibatezze transalpine condite con numeri di marketing. Che poi, tra tutti quelli anagraficamente francesi, il ristorante scelto si chiami “Al prete catalano”, lasciando aperti spiragli ad un sano e insopprimibile umorismo tutto italiano, è dettaglio assolutamente trascurabile (ndr)
Come aperitivo, Martin Richenhagen, presidente Gruppo, e Gary Collar, vicepresidente, hanno fornito una panoramica della salute di Agco a livello mondiale: tra il 2005 e il 2006 non è che il fatturato complessivo sia in effetti cresciuto: 5,435 miliardi di $ contro i 5,449 del 2005. Neanche il margine si è spostato rispetto all’anno precedente (circa 928 milioni $) e il dividendo delle azioni è pure sceso in borsa.
Cosa fa quindi guardare con ottimismo al futuro? Il “flusso di cassa”, ovvero la liquidità del gruppo, è cresciuto con un balzo felino da 158 a 313 milioni di $. Ciò ha permesso investimenti considerevolmente più alti in ricerca e sviluppo rispetto al passato, come pure in progetti industriali e di marketing ambiziosi. Il budget della ricerca è salito dai 122 milioni $ del 2005 ai 128 del 2006, con l’intenzione di portarli a 145-150 nel 2007. Pensando che nel 2001 erano “solo” 50 milioni $, si può intuire quanto le pipeline del gruppo siano zeppe di un eccellente potenziale d’innovazione.
Soprattutto - sottolinea ancora Richenhagen - si mira ad immettere sul mercato soprattutto del vero “nuovo”, limitando quindi gli investimenti sugli upgrade delle gamme già esistenti per privilegiare novità di spessore tecnico assoluto. Target importanti, per vincere le sfide del domani, sono le emissioni “obiettivo zero” e le possibilità di utilizzo del biodiesel, temi sui quali Agco sta focalizzando molti dei propri sforzi.
Gary Collar ha invece evidenziato le disarmonie esistenti nei mercati mondiali, con un’attenzione particolare all’area cosiddetta EAME (Europe, Africa, Middle East): a fronte di uno sviluppo dei mercati nell’Europa orientale si assiste infatti ad una lenta contrazione di quelli dell’Europa Occidentale, anche se l’area, nella sua interezza, sta comunque crescendo all’interno dei fatturati del gruppo: dal 50% delle vendite, rappresentate da EAME nel 2003, si è ormai giunti al 61% del totale mondiale. Relativamente alla concorrenza, si deve sottolineare infine come la market share complessiva di Agco in EAME sia cresciuta nel frattempo dal 18 al 20%. Per quanto concerne i marchi, Massey Ferguson continua a mantenere la leadership come singolo brand, con un 35% delle vendite complessive, seguita da Fendt (30%), Valtra (18%) e Challenger (3%).
Notevole il fatturato generato dei ricambi, pari al 12% del totale: in altre parole, più di 1 $ su 10 deriva dalla sostituzione di singole parti anziché dalla vendite di macchine intere. Nel 2011 si ambisce a passare dagli attuali 3,3 miliardi $ ai 4 miliardi tondi tondi, con una crescita del 21,2% entro 5 anni.
Una gran mole di dati e di numeri importanti da digerire, quindi, e la cena ancora deve arrivare... (ndr)


La chiosa a Richard Markwell, managing director EAME, che ha illustrato la prossima apertura di un Centro Tecnologico presso lo stabilimento Massey di Beauvais (F), come pure l’intenzione di Agco di investire in training e formazione per la rete di distributori dei differenti Paesi.