Predatori in agguato

Il lupo, a causa della caccia indiscriminata, rischiava l’estinzione, così dal 1971 è diventato una specie protetta. Ma ora il loro numero è aumentato e se ne contano almeno duemila sparsi lungo la dorsale appenninica e sulle Alpi occidentali.
Il rischio di una estinzione di questa specie è definitivamente scongiurato, ma ora se ne presenta un altro, in conseguenza delle predazioni sulle greggi.
I danni in qualche caso sono pesanti, non solo per i capi sbranati e uccisi, ma per lo stress subìto dagli altri animali con frequenti aborti delle pecore gravide.
E’ questo lo scenario presentato sulle pagine de “La Stampa” del 26 ottobre, che su questo argomento ha raccolto la testimonianza di alcuni allevatori.
E c’è chi vorrebbe usare le “maniere forti” contro i lupi e chi cerca di difendersi, magari mettendo a guardia degli animali cani di razza maremmana. Che non sempre tuttavia riescono a far fronte agli attacchi dei lupi.
E allora qualcuno ricorda che la legislazione francese consente ai pastori di imbracciare il fucile e vorrebbe normative analoghe in Italia.
 

I danni del Covid-19

L'agricoltura non si ferma nemmeno durante le fasi più difficili dell’emergenza sanitaria, continuando a produrre beni essenziali per i consumatori.
Ma ciò non la mette al riparo da perdite economiche, al pari di quanto avviene per tanti altri segmenti dell’economia.
Un mese di “coprifuoco”, afferma “Il Sole 24 Ore” del 27 ottobre, costa alla filiera agroalimentare circa 3,6 miliardi di mancati guadagni. Sono queste le valutazioni dell’ufficio studi di Federalimentare, che ipotizza perdite anche superiori se si considera il mancato export.
Secondo Confagricoltura il settore agricolo perderà circa 1,6 miliardi di euro. Queste le previsioni prendono in esame le forniture dirette delle imprese agricole al mondo della ristorazione, il cui valore è stimato in circa 20 miliardi.
La mancata vendita in questo canale non potrà essere assorbita dalla grande distribuzione e le conseguenze si sentiranno sui bilanci delle imprese agricole.
Valutazioni analoghe sono quelle fatte da Coldiretti, mentre Cia ricorda le conseguenze per il settore dell’agriturismo, che rischia un danno stimato in 600 milioni.
 

La “resa” di Cremona

Alla fine anche Cremona, con la sua fiera internazionale del bovino da latte, si è dovuta arrendere. L’edizione 2020 della manifestazione dedicata alla bovina da latte, già spostata dalla fine di ottobre ai primi giorni di dicembre, è stata annullata.
Una decisione che giunge dopo l’emanazione del Dpcm che sino al 24 novembre ha dato un fermo a tutte le manifestazioni fieristiche, nazionali e internazionali.
La conferma di questa decisione arriva dalle pagine del giornale di Cremona, “La Provincia”, in edicola il 28 ottobre.
A spiegare le motivazioni di questa scelta è lo stesso presidente di CremonaFiere, Roberto Biloni, intenzionato tuttavia a non dissipare il patrimonio di progetti che avrebbero dovuto animare le giornate fieristiche.
La macchina fieristica si è già infatti messa al lavoro per trasformare in chiave digitale i contenuti innovativi dell’appuntamento fieristico che l’emergenza sanitaria ha costretto ad annullare.
Non solo con una selezione dei contenuti tecnico scientifici che saranno resi fruibili on-line, ma anche proponendo alcune soluzioni per promuovere il lavoro degli allevatori.
 

Scontri ambientali

Ci sono due articoli pubblicati il 29 ottobre che affrontano il tema dell’ambientalismo e che “lasciano il segno”. Il primo è quello pubblicato da “Italia Oggi” con la firma di Domenico Cacopardo, che con il garbo di uno scrittore famoso, quale lui è, descrive una vicenda che lo riguarda e che ha per protagonista il lupo.
E’ la storia dell’incontro nel giardino di casa fra sua nipote e uno di questi predatori. Da quel giorno il giardino è diventato un luogo “problematico e fonte di preoccupazioni”.
Ma più del lupo preoccupano i canidi frutto di incrocio, perché se il lupo ammazza per fame, i meticci ammazzano per piacere. E non bastano i cani posti a tutela delle greggi e “soccombenti di fronte all’attacco del branco”.
La conclusione di Cacopardo? “Animalismo senza senso né misura”.

L’altro articolo è quello pubblicato dal “Manifesto” con la firma di Dante Caserta, nome di spicco del Wwf. La sua è una forte critica al recente voto del Parlamento europeo sulla riforma della Pac (politica agricola comune), troppo poco attenta a suo parere ai dogmi stabiliti dal Green New Deal e dal Farm to Fork.
Poteva essere un contributo al dibattito su questi temi. Ma trovo pregiudiziale definire l’agricoltura tradizionale come “avvelenata, inquinante e industrializzata”. Così non va.
 

Gli aiuti sono a rischio

Esonero del saldo Irap, decontribuzione previdenziale, incentivi all’ammasso privato dei prodotti agricoli. Sono alcune delle leve utilizzate per andare incontro alle imprese danneggiate dalla pandemia sanitaria.
Ma ora si corre il rischio di incappare nelle ire di Bruxelles, alla quale queste iniziative andavano preventivamente indicate per essere poi approvate. Così i sostegni alle imprese potrebbero essere bloccati e per di più si potrebbe procedere al recupero forzoso di quanto già erogato.
E’ l’allarme che lancia “Italia Oggi” del 30 ottobre, ricordando che per questi aiuti si è fatto opportunamente ricorso al “Temporary framework”, per il quale però esistono massimali di aiuto per le singole imprese.
Nel caso delle imprese agricole questo massimale è fissato a 100mila euro e sale a 800mila per le industrie.
L’articolo si conclude ricordando che sono in corso interlocuzioni fra Roma e Bruxelles per una corretta interpretazione di questa complessa normativa.
Forse sarà possibile evitare il rischio di dover restituire gli aiuti che hanno superato le soglie indicate, ma nel frattempo sono sospese le erogazioni per quanti queste soglie le hanno già superate.
 

Aiuti a fondo perduto

L’agricoltura non rientra fra i settori, come ristoranti o bar, ai quali si chiede di chiudere o ridurre l’attività. Nonostante ciò anche l’agricoltura può fruire dei contributi a fondo perduto previsti dal decreto Ristori.
Il motivo di questa scelta, spiega “Il Sole 24 Ore” del 31 ottobre, deriva dalla constatazione che anche il mondo agricolo risente in misura significativa delle conseguenze delle limitazioni imposte agli esercizi per la ristorazione.
A disposizione, si legge, ci sono 100 milioni di euro, ma ancora non si conoscono le modalità per accedere a queste agevolazioni. A questo fine accorerà attendere uno specifico decreto del ministero per le Politiche agricole, che dovrà essere concertato insieme al ministero dell’Economia.
E’ assai probabile che fra i requisiti richiesti per ottenere queste agevolazioni sia contemplata la necessità di documentare il calo del fatturato conseguente alla crisi sanitaria.
Ampio il panorama delle categorie interessate, che potrebbero andare dai produttori agricoli alle lavorazioni di carni e di altri prodotti alimentari, vino e olio compresi.
 

Etichette, la risposta italiana

Del Nutriscore o “etichetta a semaforo”, si è molto discusso, evidenziandone i limiti e l’inefficienza nell’informare il consumatore. Utilizzando una serie di colori dal verde al rosso questa etichetta, proposta e utilizzata da alcuni paesi europei, pretende di giudicare la presunta salubrità di un alimento, valutando la quantità di un singolo componente, come grassi, sale o zucchero.
Finendo così con il bocciare eccellenze come il Parmigiano Reggiano o il prosciutto.
La risposta italiana al Nutriscore è il Nutrinform Battery, un logo nutrizionale facoltativo, che indica per ogni prodotto la quantità di ogni singolo alimento in funzione della dose quotidiana consigliata.
Il Nutrinform Battery (il ricorso all’inglese sta diventando esasperante, ma è solo una mia opinione) è stata ufficializzata in questi giorni con un decreto della ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova.
L’etichetta italiana, ricorda “Libero” del primo novembre, è infinitamente più trasparente e più utile rispetto all’etichetta a semaforo, che avvantaggia bevande e alimenti sintetici fatti da ingredienti chimici di basso costo e venduti a prezzi elevati. “Ciò fa parte - afferma dalle colonne di Libero Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni - di una più generale strategia di ‘chimicizzazione’ dell’alimentazione di chi vorrebbe sostituire milioni di agricoltori con poche multinazionali di laboratorio”.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell’agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

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