Non c'è pace sui mercati all'origine dell'uva da tavola, pure partiti bene nella seconda settimana di giugno con prezzi ben oltre i 2 euro al chilogrammo pagati al produttore, e finiti, dopo la metà di luglio a circa 0,80 euro, almeno stando a quanto riportano le medie nazionali di Ismea. La produzione italiana, su circa 46mila ettari, è largamente concentrata in Sicilia e Puglia, da dove viene inviata in tutta Italia ed esportata. Sempre secondo Ismea, nelle ultime settimane, questa la situazione sul terreno.

In Sicilia sul mercato di Catania il 16 luglio i prezzi medi si tengono stabili sulla settimana precedente intorno ad 1,40 euro per l'uva Vittoria alle condizioni "franco azienda". Per l'Apirene invece prezzi medi ad 1,45 euro al chilogrammo, valore rilevato nella stessa data ed alle medesime condizioni.

In Puglia Ismea ha poi rilevato il 17 luglio i prezzi all'origine a Taranto alle condizioni di "franco azienda": qui l'uva Vittoria spunta appena 0,63 euro al chilogrammo (-13,8% sulla settimana precedente) e la Apirene si attesta sui 0,73 euro al chilo (-6,5% sulla settimana precedente).

Sul perché di questi cali AgroNotizie ha sentito Massimiliano Del Core della Op Pignataro (Bari) e componente della Commissione italiana uva da tavola.

Perché questa parabola discendete dei prezzi?
"Vi è stata una falsa partenza: mercati e Gdo hanno richiesto in anticipo, rispetto agli altri anni, la disponibilità del prodotto, sulla scia di una certa schizofrenia dei mercati che registriamo ormai dall'inizio della pandemia da Covid-19, elemento che ha sicuramente spinto i produttori ad anticipare i tagli dei grappoli, anche a scapito della qualità del prodotto, prima in Sicilia e poi in Puglia".

I consumatori non hanno gradito?
"Il discorso è più complesso: un prodotto richiesto troppo presto da mercati e Gdo non ha incontrato tutta la domanda di consumo interna ed internazionale necessaria ad assorbire l'offerta, quest'ultima rappresentata non solo dall'uva italiana, ma anche quella che proviene da Spagna, Grecia e Africa, per via dell'incertezza che domina la domanda a causa degli effetti della pandemia. E l'incertezza ha condizionato poi i prezzi di acquisto all'origine in Italia, che inizialmente si erano presentati alti.  E bisogna tenere conto che la fase iniziale di questo mercato ha già come tema dominante normalmente una forte dose di incertezza almeno fino a luglio".

Di quanto sono scesi i prezzi alla fin fine?
"I prezzi sono calati troppo presto e anche troppo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sul quale registriamo per l'uva con semi in media circa 15 centesimi in meno, mentre è ancora presto per dare un benckmarking sulla senza semi".

Come spiega la differenza di prezzo e di tendenza tra Sicilia e Puglia?
"Semplice, come le ho già accennato, la Sicilia parte prima, e fotografa oggi la situazione di mercato che sarà della Puglia tra qualche tempo".

Come si può tentare di ridare equilibrio a questo mercato?
"Occorre lavorare sulla qualità dell'uva da tavola italiana e sulla valorizzazione di questo prodotto, che dobbiamo imparare a comunicare meglio".

Come vi muoverete come Commissione italiana uva da tavola?
"Oltre a rappresentare le specifiche richieste dei produttori di uva da tavola alle istituzioni, puntiamo a rappresentare meglio il prodotto sui mercati interni ed esteri. Inoltre, tra i servizi che offriamo agli associati, c'è quello essenziale di condividere le innovazioni necessarie oggi alle aziende agricole per rimanere competitive sul mercato, dall'innovazione varietale alle nuove tecniche di coltivazione, tenendo insieme i vari attori della filiera, dai commercianti ai tecnici, passando ovviamente per i produttori agricoli".