Anche la domanda mondiale si sta rapidamente evolvendo – il Nord Africa rimane la piazza più importante del mondo, ma per esempio il primo posto fra i paesi importatori da quest'anno passa dall'Egitto all'Indonesia.
In Europa gli equilibri si sono modificati con i francesi che subiscono sempre di più la concorrenza della Russia e dell'Ucraina nelle piazze a loro congeniali. L'Italia come noto copre solo in parte le proprie necessità sia per quanto riguarda il grano tenero sia il duro – e potrà nel futuro avere il mercato sempre più influenzato da grandi presenze di prodotti che arrivano da paesi che si ritrovano con sbocchi commerciali ridotti (es. Francia).
La polemica che nell'ultimo anno ha coinvolto anche il grande pubblico attraverso i grandi media ha riguardato la possibilità di produrre prodotti con grano made in Italy. Noi possiamo solamente notare che in Italia ci sono una decina di milioni di ettari (una superficie 4 volte il Piemonte, per capirci) che risultano incolti. E' vero che si tratta spesso di terreni in aree collinari o montane ma, tanto per fare un esempio, notiamo come l'Italia ultimamente importi buone quantità di grano austriaco – e l'Austria come noto non è il paese delle grandi pianure.
La creazione di filiere locali/nazionali non ci pare quindi una cattiva idea: potrebbe essere un'operazione, come dicono i manager colti, win-win (in cui vi sono solo vincitori).
Abbiamo studiato qualche caso - piccolo e medio - e abbiamo constatato interessanti successi. Un caso che ci è caro è per esempio quello del forno Calzolari, situato nella montagna bolognese, che negli ultimi anni ha aperto filiali nel capoluogo felsineo.
Il titolare Matteo Calzolari ha siglato accordi con piccoli produttori agricoli al fine di avere a disposizione grani antichi e biologici (che macina a pietra). Il risultato è eccellente.
Qui hanno vinto i produttori (che incassano la giusta remunerazione), il fornaio (che vende bene), i consumatori (che mangiano un buon prodotto pagandolo più o meno quello fabbricato con grani che provengono da chissà dove), la montagna (che se coltivata non frana...), il paesaggio (che è di tutti).
Questa è un'operazione che si chiama win-win.