David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, sintetizza gli orizzonti della Igp Roma, il marchio di riconoscimento che identificherà sui mercati l'olio extravergine di oliva prodotto nella Regione "che abbiamo voluto chiamare così perché il nome della nostra capitale vale su internet 600 milioni di contatti".

Lo ha ribadito a Tivoli dove ha incontrato gli olivicoltori per illustrare le prospettive di crescita del settore che si dispiegheranno dopo che il Mipaaf e la Commissione europea avranno dato il via libera al marchio distintivo dell'olio laziale.

La Igp favorirà il processo di aggregazione degli olivicoltori e la concentrazione del prodotto, "condizioni senza le quali - ha spiegato Granieri - la Op Latium, l'Organizzazione dei produttori olivicoli che in tutto il Lazio associa 9mila produttori, non avrebbe mai potuto spuntare i vantaggiosi contratti con i grossisti di olio extravergine che già da un biennio stiamo firmando".

"Nel comprensorio tiburtino tra Tivoli e Palombara - ha ricordato il direttore della Coldiretti Aldo Mattia si contano 4mila ettari di oliveti e 2mila aziende, piccole e medie, che fanno un prodotto di alta qualità, ma poco remunerato a causa della storica frammentazione del tessuto produttivo che finora ha sempre impedito la strutturazione di una adeguata rete commerciale".

Il Lazio, con un patrimonio di 16 milioni di piante, vale il 10% del consumo interno di olio e incide sulla produzione nazionale per il 18%. Infatti, la produzione regionale di extravergine è di 20mila tonnellate annue a fronte di un consumo annuo di olio di 72mila tonnellate, come emerge dai dati delle ultime tre campagne di produzione.

"La Igp Roma andrà a valorizzare col marchio di distintività un prodotto che lo renderà identificabile nel mondo. A quel punto - ha concluso Granieri - potremo vendere al giusto prezzo e garantire margini di reddito agli olivicoltori che oggi, spesso, coprono appena le spese".

L'Indicazione geografica protetta, che potrebbe essere riconosciuta e autorizzata già dalla primavera del prossimo anno, coinvolgerà 316 comuni laziali, 107 dei quali in provincia di Roma, e svilupperà una produzione stimata in 79mila quintali annui.