“Una vita migliore nelle aree rurali”. A better life in rural areas. È questo il titolo della dichiarazione finale emersa dalla Conferenza di Cork sullo Sviluppo rurale e l’agricoltura, nella quale sono contenuti dieci orientamenti politici che caratterizzeranno l’agricoltura del futuro e soprattutto uno sviluppo rurale più interconnesso con altre materie comunitarie (ambiente, telecomunicazioni, trasporti). Una vita migliore che non riguarda solamente gli agricoltori, ma tutti i cittadini, per i risvolti di bene pubblico che hanno l’agricoltura e lo sviluppo rurale nei confronti del sistema nel suo complesso.

La sensazione è che fra lunedì e ieri in Irlanda si sono poste le basi per discutere se non proprio della riforma della Pac, almeno di una delle sue parti più urgenti, quello sviluppo rurale che impone nuove sensibilità e nuove sfide.

A lavorare sul progetto sono stati oltre 300 portatori d’interesse del comparto agricolo, suddivisi in gruppi di lavoro, insieme al commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, all’ex commissario Ue all’Agricoltura, Franz Fischler, che nel 1996 organizzò la prima Conferenza di Cork – con la quale si posero le basi concrete per la nascita del Secondo pilastro della Pac - all’ex commissario all’Ambiente fra il 2010 e il 2014, Janez Potocnik, oggi presidente dell’International Resource Panel del Programma Ambiente delle Nazioni Unite, e a Heino von Meyer, responsabile del Centro di Berlino dell’Oecd (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

Questi, in sintesi, i dieci punti chiave:
  • promuovere la prosperità rurale;
  • rafforzare il valore delle filiere rurali;
  • investire nella viabilità rurale e nella viabilità;
  • salvaguardare l’ambiente rurale;
  • gestire le risorse naturali;
  • incoraggiare l’azione climatica;
  • favorire conoscenza e innovazione;
  • migliorare la governance rurale;
  • far avanzare i risultati politici e la semplificazione;
  • migliorare rendimento e la responsabilità politica.
In particolare, ha spiegato il presidente del centro berlinese dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, von Meyer, “i primi due punti (promuovere la prosperità rurale; rafforzare il valore delle filiere rurali;) si focalizzano su questioni economiche e sulle sfide dello sviluppo rurale, a partire da quella cruciale che è il ricambio generazionale; i punti 4, 5 e 6 (salvaguardare l’ambiente rurale; gestire le risorse naturali; incoraggiare l’azione climatica) pongono l’accento sull’ambiente inteso come bene pubblico e con marcati riferimenti culturali, ma fanno anche riferimento ad acqua, suolo, biodiversità e ai cambiamenti climatici, una delle questioni più rilevanti da risolvere; gli ultimi tre punti, infine, mettono in risalto le opportunità legate a una nuova gestione politica, partendo comunque sempre da un coinvolgimento dal basso e finalizzata a un impatto territoriale positivo”.

Al termine della Conferenza di Cork 2.0, il commissario Hogan ha detto: “Ieri, nel mio discorso di apertura dei lavori, ho posto la domanda di come le aree rurali e le loro comunità avrebbero sfruttato la loro forza per diventare pienamente partner nello sviluppo di soluzioni rivolte alle sfide globali attuali. Bene, credo che oggi la Dichiarazione finale abbia percorso una lunga strada per rispondere a questa domanda”.

Condivido la richiesta di un migliore riconoscimento del potenziale rurale per fornire soluzioni innovative, inclusive e sostenibili per le sfide sociali attuali e future e sostengo la richiesta di una voce rurale unita, per una politica unitaria di tutta l’Ue nei confronti delle aree rurali - ha proseguito Hogan -. Sono stato particolarmente colpito dal processo partecipativo nella stesura della dichiarazione finale e vorrei ringraziare Heino von Meyer per aver unito tutte le varie voci”.

Il messaggio chiave della Conferenza di Cork 2.0 parte dall’importanza fondamentale dell’agricoltura, delle foreste e dei settori correlati per uno sviluppo economico e sociale, di aree e comunità rurali vitali. Con l’85% del territorio dell’Ue gestito da agricoltori e operatori forestali, essi sono “custodi del paesaggio” e rivestono un ruolo chiave nel fornire importanti beni pubblici in termini di salvaguardia dell’ambiente rurale. La corretta gestione dei terreni e delle foreste sono elementi cruciali nella risoluzione dei cambiamenti climatici. “Bisogna produrre di più, con un minore impatto sulle risorse naturali”, ha rimarcato Hogan.

In linea con quella del 1996, la Dichiarazione di ieri sottolinea l’importanza di definire una politica in grado di riflettere i bisogni dei territori e con un coinvolgimento dal basso. Una delle priorità dell’Unione europea, poi, sarà la digitalizzazione, aumentando sia la velocità di connessione che la copertura. “D’altronde – aveva evidenziato l’ex commissario all’Agricoltura, Franz Fischler – la diffusione della digitalizzazione nelle aree rurali è un po’ quanto avvenne nel secolo scorso con l’elettricità: opportunità di sviluppo”.

Importanti messaggi sono arrivati in conferenza stampa dal commissario Hogan. “La sfida dell’agricoltura nei prossimi anni? La food security, cioè come garantire il cibo per tutti, come garantire l’agricoltura come bene pubblico e come assicurare il ricambio generazionale – ha detto -. Sono convinto, peraltro, che vi siano grandi opportunità per i giovani e che siano avvantaggiati nell’utilizzo delle novità, come le nanotecnologie, i sensori e altri elementi altamente tecnologici”.

Ma in futuro si dovrà sempre più assegnare centralità ad azioni di difesa dell’agroambiente e contrastare i cambiamenti climatici, in linea con i principi previsti dalla Conferenza di Parigi Cop21.