Oltre 300 imprenditori hanno partecipato al Cibus Global Forum, il summit delle industrie alimentari italiane iniziato ieri e che si conclude oggi, 17 maggio. L'incontro si svolge alle Fiere di Parma, che lo organizzano assieme a Federalimentare, intende fare il punto sull’export del made in Italy alimentare e su cosa sia possibile fare per aumentarne le potenzialità inespresse.

Nel primo trimestre del 2013 l’export alimentare è aumentato del 12%  – ha dichiarato Annalisa Sassi, presidente dei Giovani imprenditori di Federalimentare –, una sensibile accelerazione rispetto alla media dell’intero anno 2012 che si era attestata sul +7%. Per la prima volta il numero delle imprese alimentari che esportano ha superato il 50%, è una prova dell’apprezzamento del food&drink italiano sulle tavole di tutto il mondo e della strategicità dei mercati esteriMa non mancano le criticità: la percentuale del fatturato derivante dall’export italiano è minore di quella di Francia e Germania. Si può fare molto per sostenere la internazionalizzazione, a maggior ragione se la partita si sposta su nuovi mercati, come Medio e Estremo Oriente, o Paesi arabi”.

Dalla tavola rotonda della mattina sono emerse alcune indicazioni importanti. Francesco Mutti, ad di Mutti ha detto:“L’italian sounding, cioè la contraffazione dei prodotti italiani, è un fenomeno su cui si sta facendo ancora troppo poco", mentre  Enrico Colavita, presidente di Colavita ha sottolineato: "E’ possibile produrre prodotti italiani all’estero purché siano rispettati i disciplinari ed i criteri del saper fare italiano: per esportare servono certificazioni di qualità".

Gino Lugli ad di Ferrero ha dichiarato: "L’e-commerce è una buona cosa ma non può sostituire il rapporto umano e comunque non può sostituire la presenza fisica nei mercati esteri"Enrico Zoppas, presidente di Acqua San Benedetto ha concluso: "La classe dirigente italiana deve sostenere le imprese alimentari, soprattutto le piccole  e medie".