Le più recenti riforme agricole comunitarie hanno aperto nuove prospettive per lo sviluppo rurale a sostegno della conservazione delle risorse naturali, rimuovendo gli incentivi produttivi dannosi all’ambiente e fissando alcuni obblighi sulla sicurezza alimentare, ambientale, per il benessere animale e vegetale.
La protezione del suolo è indispensabile dal momento che nella Ue l’erosione interessa oltre 115 milioni di ettari (pari al 12% della superficie totale), che il 45% dei suoli europei presenta un contenuto molto scarso o scarso di sostanza organica e che il 36% risulta molto sensibile ai fenomeni di compattamento.

L’applicazione dell’Agricoltura BLU può ridurre le diverse forme di erosione fino al 90%. L’agricoltura convenzionale produce un aumento di emissione di CO2 nell’atmosfera: l’aratura infatti con consumi di circa 80 litri/ha determina emissioni paria circa 300 k g/ha di CO2, mentre con l’Agricoltura BLU si impiegano solo 10 litri/ha di gasolio riducendo le emissioni di CO2 a 90 kg/ha.

Le monosuccessioni, le lavorazioni profonde con inversione degli strati e, in generale, lo sfruttamento indiscriminato del suolo diventato sempre più proprio  ha determinato una progressiva degradazione della sua struttura, un aumento del compattamento e una diminuzione del contenuto in sostanza organica. Tali azioni negative si ripercuotono sulla fertilità del suolo, sull’erosione idrica ed eolica, determinando un aumento delle emissioni di carbonio e una generale riduzione della presenza degli organismi viventi nel suolo. Gli eventi piovosi, poi, sempre più erratici e di elevate intensità, causati dal cambiamento climatico globale, hanno amplificato ed accelerato queste problematiche (Osborn et al., 2000; Pisante et al., 2010).

Tra i sistemi di gestione alternativi all’agricoltura convenzionale, per la sostenibilità dei sistemi colturali, l’Agricoltura Conservativa (AC) rappresenta uno dei modelli più avanzati in continua e rapida evoluzione.
L’AC è definita dalla Food and agriculture organization (Fao; AC website, 2004) un sistema di produzione agricola sostenibile per la protezione dell’acqua e del suolo agrario che integra aspetti agronomici, ambientali ed economici.
L’AC è diffusa a scala mondiale su una superficie di oltre 100 milioni di ettari corrispondenti a circa il 7% delle terre coltivate. Un’agricoltura che va oltre i requisiti ambientali di base, per i metodi e le migliori pratiche che vanno introdotte ed incoraggiate per dare la possibilità agli agricoltori di usufruire dei benefici e delle nuove opportunità che saranno offerte dai nuovi sistemi di produzione sostenibile, già riportati nelle direttive della Commissione europea.
Tali direttive focalizzano esplicitamente l’aspetto conservativo del suolo, attraverso l’incremento della sostanza organica e la biodiversità, riducendo l’erosione, la contaminazione e il compattamento, implementando la “conservazione e il controllo delle risorse naturali”.
A questi importanti obiettivi si aggiunge anche la possibilità di contribuire a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, con la riduzione dell’emissione di gas ad effetto serra, in particolare CO2 (per il minore consumo di combustibili) e di sequestrarla, attraverso la preservazione del carbonio organicato nel suolo, migliorando l'efficienza energetica, tutelando la qualità delle acque superficiali, conservando il suolo e la sua fertilità, valorizzando le funzioni di protezione svolte dai residui colturali.

Tuttavia, la conservazione della fertilità del suolo (Karlen et al., 1994), delle risorse idriche e biologiche, la riduzione dell’impiego di input esterni (Garcia-Torres et al., 2003) rappresentano obiettivi da perseguire indipendentemente dalla tutela delle risorse naturali.
Pertanto, l’adozione di pratiche agronomiche conservative, sfruttando a proprio vantaggio i processi naturali utili alla produzione, prevede il minimo disturbo meccanico del suolo e una copertura permanente, integrate da avvicendamenti colturali (ad es.: leguminose).

 

In Italia, per favorire una migliore percezione del sistema di produzione è stata introdotta una nuova terminologia: Agricoltura BLU, per sottolineare l’importanza particolare dell’acqua - identificata cromaticamente nel colore blu - sul delicato equilibrio che l’agricoltura riveste nei riguardi dell’ambiente e con l’auspicio di contrassegnare un marchio di produzione riconoscibile nella complessa filiera agro-alimentare (Pisante, 2007).

 

Benefici agronomici e ambientali dell’Agricoltura BLU

Acqua
L’agricoltura è tra le attività di origine antropica quella che comporta il maggior consumo di acqua, nonché una delle principali cause di inquinamento sia delle falde sia delle acque superficiali (Quine e Walling 1993).
E' dimostrato che l’utilizzo dell’AC riduce il rischio di inquinamento delle falde dovuto ad erosione superficiale (Logan, 1993; Fawcett 1995). Osservazioni di lungo termine, 15 anni, hanno evidenziato differenze altamente significative tra aratura e non lavorazione dei valori di perdita di sedimenti superficiali.
L’aratura induce quantità di terreno erose di 1,15 t/ha anno, mentre la non lavorazione quantità di 532,82 kg ha–1 anno–1 (Owens et al., 2002). In areali caratterizzati da ridotta piovosità, la semina diretta associata alla gestione dei residui colturali, in un confronto con l’aratura, risulta ridurre significativamente il run-off superficiale e, in presenza di residui vegetali secchi, la semina diretta incrementa significativamente l’infiltrazione idrica (Carter e Steed, 1992).
I dati disponibili riguardanti l’influenza dell’Agricoltura BLU sulla lisciviazione degli agrofarmaci sono contrastanti. Durante la fase di transizione dall’agricoltura convenzionale a quella conservativa, è stato riscontrato un aumento dei residui da fitofarmaci, dovuto essenzialmente all’utilizzo di erbicidi a largo spettro (Elliot e Coleman, 1988); tuttavia in una fase successiva, l’incremento di attività biologica e quello di sostanza organica nel suolo comporta una loro maggiore degradazione e immobilizzazione (Sadeghi e Isensee, 1997).
Si osserva, inoltre, che le pratiche conservative, coadiuvando il controllo dei parassiti, determinano una riduzione nell'impiego di agrofarmaci (che sono ad elevato costo di carbonio). In Usa, alcuni autori hanno dimostrato come la semina diretta arrivi a ridurre il run-off degli erbicidi del 70–100% (Fawcett, 1995) e la lisciviazione fino al 100%.

 

Suolo
La qualità del suolo è definita sinteticamente come la capacità di sostenere la produttività biologica, promuovere la salute animale e vegetale e sostenere la produzione e la crescita delle colture (Doran e Parkin, 1994).
Le pratiche conservative hanno dimostrato di aumentare (Lal et al., 1998) il tasso di accumulo della sostanza organica con valori che possono arrivare anche a 1,15 t C ha–1 anno–1.
L’eliminazione dei disturbi meccanici al suolo, inoltre, riduce drasticamente il transito delle macchine e di conseguenza il compattamento superficiale del suolo.
L’utilizzo delle cover crops influenza positivamente l’aggregazione delle particelle del suolo e i cicli bio-geo-chimici di carbonio e azoto, determinando un effetto indiretto sulla produttività delle colture (Holeplass et al., 2004).
Aspetto non secondario sono gli effetti dovuti dalla copertura superficiale viva e da residui; tra i più importanti quello di volano termico sulla temperatura del suolo (fatto particolarmente positivo in ambienti caldi e aridi), la protezione del suolo e in particolare degli aggregati strutturali dall'azione battente della pioggia, contribuendo peraltro a prevenire fenomeni erosivi, di lisciviazione, compattamento, e di formazione della crosta superficiale (Dormaar e Carefoot, 1996). La gestione dei residui colturali sulla superficie del suolo quindi favorisce la ritenzione idrica, l’infiltrazione e la stabilità degli aggregati (Ekwue, 1992).
Anche l’attività biologica del suolo risente positivamente delle attività di Agricoltura BLU.
Evidenze scientifiche dimostrano che l’attività biologica e la diversità microbica sono più elevate in suoli indisturbati e gestiti secondo la tecniche conservative rispetto ai suoli sottoposti ad intense lavorazioni (Nsabimana et al., 2004). Cochran et al. (1994) suggeriscono che le pratiche agronomiche utili all’incremento di batteri nel suolo determinerebbero anche l’aumento di protozoi, loro principali predatori. Kladivko (2001) ha osservato come le specie di fauna terricola più rappresentate siano anche quelle più vulnerabili alle lavorazioni.
I risultati di 45 studi riguardanti l’effetto delle lavorazioni sugli invertebrati (Stinner e House, 1990) riportano un aumento degli individui per il 28% delle specie con la riduzione delle lavorazioni, mentre per il 29% non si osserva alcuna variazione e per il 43% una diminuzione. Coleotteri e Aracnidi sono normalmente ridotti dalle operazioni di lavorazione del suolo.
 

Tutela climatica
Da più fonti scientifiche è ormai dimostrato che nel medio periodo la forma più efficiente di adattamento al cambiamento climatico in atto è rappresentata dalla razionale gestione della biosfera in generale e del comparto agricolo in particolare.
Il settore agricolo, attraverso l’adozione di pratiche agronomiche opportune, è potenzialmente in grado di ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra ma con costi minori rispetto agli altri settori, contemporaneamente di aumentare il sequestro del carbonio e quindi di mitigare le emissioni di gas serra.
Il suolo, infatti, rientra nella dinamica del ciclo dei gas ad effetto serra, quali CO2, CH4, NOx, che coinvolgono direttamente il sistema produttivo agricolo.
Il contesto attuale di cambiamento climatico rende particolarmente difficile stimare il bilancio tra la componente additiva e quella sottrattiva del sistema suolo agrario. Infatti, l’aumento di temperatura e di biossido di carbonio nell'atmosfera stimola un’accelerazione della fotosintesi clorofilliana, e quindi una maggior produzione di biomassa vegetale, e quindi di residui vegetali a disposizione del suolo; al tempo stesso, l’accelerazione della mineralizzazione della sostanza organica edafica, provocata con le lavorazioni e con altre tecniche colturali, favorisce una maggiore liberazione di biossido di carbonio.
Tuttavia, la comunità scientifica è concorde nel ritenere che il conflitto dei due effetti non produca somma zero poiché un incremento di temperatura determina un aumento della mineralizzazione della sostanza organica più che proporzionale all'aumento della produzione primaria.
Accanto agli importantissimi effetti mitiganti sul riscaldamento globale, l’accumulo di carbonio nel suolo è un obiettivo meritevole d’essere perseguito per sostenere la produttività biologica, promuovere la salute animale e vegetale, sostenere la produzione e la crescita delle colture.

I percorsi agronomici Blu

I percorsi agronomici che caratterizzano l’Agricoltura BLU sono: la semina diretta su terreno non lavorato, senza bruciatura o interramento dei residui colturali e l’instaurazione di una copertura vegetale costituita da specie erbacee annuali.
L’integrazione di questi principi favorisce condizioni ottimali per la funzionalità e lo sviluppo radicale, un maggiore approfondimento ed un regolare approvvigionamento di acqua e di nutrienti.
I vantaggi agronomici che se ne ricavano sono: aumento della percentuale di infiltrazione dell’acqua nel suolo, maggiore ritenzione idrica a favore della coltura, migliore struttura del suolo, minori costi per la meccanizzazione, minore forza lavoro.
Inoltre, la presenza dei residui colturali sulla superficie riduce la temperatura e l’evaporazione di acqua dagli strati sottosuperficiali del suolo. Il mantenimento della sostanza organica nelle regioni semiaride è uno dei maggiori problemi nello sviluppo di agro-sistemi produttivi e sostenibili.
Questa sfida è particolarmente importante dove i residui colturali sono una fonte alimentare per gli animali.
In Italia la diffusione dell’Agricoltura Blu interessa attualmente circa 800.000 ettari ma attraverso la maggiore conoscenza delle tecnologie e dei percorsi agronomici che la rendono praticabile, tantissime altre decine di migliaia di ettari potrebbero essere gestiti con queste tecniche sostenibili e virtuose con enormi benefici per l’ambiente.

Obiettivo: 100 km Blu

E' un progetto di cooperazione scientifica, tecnologica e di sviluppo internazionale per attivare un processo virtuoso di accumulo nel suolo di CO2 prodotta dalle aree metropolitane, mitigare gli effetti del cambiamento climatico, integrati ad una agricoltura efficiente e sostenibile a livello economico.
Si deve favorire la collaborazione tra aree urbane, metropolitane e rurali, promuovendo presso gli agricoltori – in un raggio virtuale di 100 km dal centro di Milano – l’applicazione di tecniche di Agricoltura Blu che rendono più efficiente la capacità delle grandi colture di accumulare CO2 nel suolo.
Il progetto prevede di portare almeno il 50% degli agricoltori di questa vasta area all’applicazione estensiva di queste tecniche entro il 2015, data di apertura dell’Expo di Milano, perseguendo l’obbiettivo comune di un ambiente più compatibile con la vita attraverso l’adozione di sistemi di gestione “BLU” della produzione agricola.

Tra gli obiettivi prioritari, il progetto intende sviluppare una forte sinergia tra agricoltura ed aree urbane e metropolitane, permettendo a queste ultime di investire in miglioramento ambientale attraverso l’implementazione di tecnologie agricole Blu.


Rubrica Aigacos - agricoltura blu - agricoltura sostenibile

A.I.G.A.Co.S. è stata costituita nel gennaio 1998 ed è componente dell'ECAF (European Conservation Agriculture Federation).
L'Associazione raggruppa coloro che praticano l’Agricoltura BLU: agricoltori, ricercatori, tecnici sperimentatori, contoterzisti, costruttori, società produttrici di mezzi tecnici e si occupa a diversi livelli di promuovere la conoscenza e l’applicazione delle tecniche di agricoltura conservativa.

Fondata nel 1998 a Osimo (An), ha rinnovato il Consiglio direttivo con l’elezione del professor Michele Pisante a presidente; vice-presidenti Mauro Grandi e Alberto Cavallini

L'Agricoltura BLU prevede l'adozione di pratiche agronomiche sostenibili indirizzate a preservare l'agroecosistema dalla progressiva degradazione causata dall'evoluzione dei cambiamenti climatici e dalla pressione antropica.

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