In un periodo di rialzo dei prezzi alimentari a livello mondiale, responsabili governativi dei paesi dell'Europa orientale e dell'ex Unione Sovietica hanno incontrato rappresentanti del settore agro-alimentare privato per discutere di come incrementare gli investimenti agricoli e sbloccare il potenziale produttivo non utilizzato.
Nel corso di una conferenza a Londra organizzata dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e dalla Fao (Food and Agriculture organisation of United nations), si è discusso di come riuscire a promuovere una più stretta cooperazione fra settore pubblico e privato al fine di incoraggiare gli investimenti. Dalla discussione è emersa l'importanza di incrementare gli investimenti non solo nel settore agricolo primario, ma anche nell'intera infrastruttura agricola come anche nell'industria di trasformazione. Secondo la Fao i prezzi alimentari sono aumentati quasi del 40% nell'anno 2007. Sia la Bers che la Fao ritengono che ci sia un significativo potenziale di produzione agricola non sfruttato nei paesi dell'Europa orientale e della ex Unione Sovietica, in particolare in Kazakistan, Russia e Ucraina. In questi paesi negli ultimi anni circa 23 milioni di ettari di terreno agricolo sono stati ritirati dalla produzione, ed almeno 13 milioni di ettari potrebbero ritornare ad essere produttivi senza nessun costo ambientale aggiuntivo. In un discorso letto da Charles Riemenschneider, direttore del Centro Investimenti della Fao, il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha auspicato l'attuazione di misure coraggiose per aiutare a sbloccare il potenziale produttivo non sfruttato, facendo notare che le previsioni per la produzione cerealicola dei paesi della ex Unione Sovietica indicano un aumento del 7%, pari a 159 milioni di tonnellate, fra il 2007 e il 2016.
Una relazione della Banca mondiale per la ricostruzione e lo sviluppo presentata alla conferenza ha fatto notare come i governi abbiano reagito all'aumento dei prezzi alimentari introducendo misure come il controllo dei prezzi, l'aumento dei sussidi, la riduzione delle barriere alle importazioni e delle restrizioni sulle esportazioni, tutte misure pensate per assistere i consumatori. Tuttavia, molte di queste misure, nonostante le buone intenzioni, potrebbero risultare controproducenti nel lungo periodo. Nella relazione si esortano i governi a limitare gli interventi che creano distorsioni dei mercati interni o mettono in condizioni di svantaggio produttori e operatori commerciali, argomentando che il modo più efficace per creare una risposta alla crescita della domanda mondiale è quello di facilitare gli investimenti lungo l'intera catena agricola. Per tutelare i consumatori più poveri il documento propone di dare sostegno economico mirato ai segmenti più vulnerabili della popolazione. Per quanto la concerne la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo mirerà i suoi investimenti allo sviluppo di catene di approvvigionamento locale per aumentare la produzione, e di nuovi strumenti di finanziamento rurale. Solo nel settore agro-alimentare la Bers ha già investito 4.9 miliardi di dollari in 357 progetti in Europa centrale e orientale e nella ex Unione Sovietica. Nella sua relazione alla conferenza la Fao ha affermato che è fondamentale che i governi concepiscano politiche ambiziose, il che significa un utilizzo migliore dei budget statali per assicurare beni e servizi pubblici essenziali al settore agricolo. Secondo la Fao tra le aree che necessitano di un'immediata attenzione da parte dei responsabili politici vi è la conoscenza e lo sviluppo del capitale umano, il rafforzamento dei sistemi di credito e degli strumenti finanziari, delle reti regionali e del mercato fondiario. In queste aree la Fao ha fornito assistenza tecnica ai governi della regione ed è pronta ad aumentare il proprio impegno, singolarmente o insieme alle istituzioni di finanziamento internazionali.