La battaglia politico-commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe fare vittime tra le aziende agricole a stelle e strisce. Presso il Congresso Usa è infatti al vaglio una legge che metterebbe al bando i droni prodotti dalla cinese DJI, accusati di raccogliere informazioni sensibili che sarebbero poi a disposizione del Governo cinese.

 

Nel caso in cui la nuova legge dovesse passare, gli agricoltori Usa non potrebbero più acquistare droni del colosso cinese e anche i velivoli già in loro possesso potrebbero diventare potenzialmente fuorilegge. Una eventualità che spaventa molti farmer, che ad oggi non hanno alternative made in Usa su cui fare affidamento.

 

Droni agricoli, una questione di sicurezza nazionale

Recentemente a Washington la proposta di legge Countering CCP Drones Act è stata aggiunta come emendamento al National Defense Authorization Act (Ndaa). L'emendamento propone, tra le altre cose, di creare una "covered list" di aziende produttrici di droni che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. A tali aziende non può dunque essere concessa la licenza dalla Federal Communication Committee, e questo significa non poter operare negli Usa.

 

Il Countering CCP Drones Act era già stato proposto lo scorso anno al Parlamento statunitense, ma senza successo. La decisione invece di inserirlo nell'Ndaa ne dovrebbe facilitare l'approvazione, con conseguenze potenzialmente molto importanti per gli agricoltori Usa.

 

Secondo i promotori della legge, marchi di droni come DJI rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, essendo in grado di raccogliere dati sensibili, e opererebbero dunque come "spie" sul territorio americano per conto di soggetti terzi.

 

Nello specifico, ai droni DJI (ma non solo) vengono sollevate tre obiezioni:

  • I droni, essendo dotati di camere RGB e sensori multispettrali, potrebbero raccogliere dati sulla qualità di un terreno utili a soggetti terzi. Secondo un report dell'Homeland Security, il Ministero dell'Interno americano, "è probabile che il Governo cinese stia utilizzando informazioni acquisite dai sistemi DJI come un modo per valutare asset che stanno pianificando di acquistare. Ad esempio, un grande produttore di vino a conduzione familiare in California ha acquistato un drone DJI per monitorare i suoi vigneti. Poco dopo, alcune aziende cinesi hanno iniziato ad acquistare vigneti nella stessa area".

I droni della DJI possono essere usati per mappare i campi o irrorare prodotti fitosanitari

I droni della DJI possono essere usati per mappare i campi o irrorare prodotti fitosanitari

(Fonte foto: DJI)

 

  • Il secondo motivo è più legato allo spionaggio. Se un numero sufficiente di droni scansiona le colture statunitensi, i dati acquisiti e trasferiti illegalmente in Cina potrebbero essere utilizzati per elaborare previsioni di produzione, utilizzabili come asset strategico sia a livello commerciale che geopolitico. Poniamo ad esempio che i droni DJI raccolgano dati sullo stato di salute dei campi di mais Usa e che tali dati vengano utilizzati per avere una previsione sul raccolto. Ebbene, il Governo cinese o compagnie private potrebbero agire sui mercati per acquistare o vendere mais sulla base di tali informazioni privilegiate.
  • C'è poi una terza ragione per cui il marchio cinese è stato messo nel mirino di Washington. Alcuni hanno ventilato l'ipotesi che una volta in volo i droni DJI possano essere "dirottati" e comandati a distanza da soggetti terzi, diventando quindi potenzialmente pericolosi per cose e persone.

 

Agricoltori Usa preoccupati dal bando dei droni DJI

Secondo Taylor Moreland, ceo della ditta statunitense Agri Spray Drones, gli acri irrorati da droni nel 2023 sono stati 3,7 milioni in quarantuno Stati e su cinquanta colture. E la stragrande maggioranza dei velivoli impiegati (probabilmente tre su quattro) è del costruttore cinese.

 

I droni DJI della serie Agras, utilizzati per l'irrorazione delle colture, ma anche quelli della serie Mavic e Terra, impiegati per il monitoraggio dei campi, sono molto diffusi tra i farmer Usa in quanto hanno un basso costo di acquisto, sono semplici da utilizzare e affidabili. Insomma, si tratta di macchine a buon mercato che fanno bene il proprio lavoro.

 

Per questo motivo diverse aziende agricole sono preoccupate dalla possibile approvazione dell'Ndaa. Un eventuale sì significherebbe l'impossibilità per DJI di vendere nuovi modelli negli Stati Uniti, ma potenzialmente il Governo Usa potrebbe anche revocare le licenze fino ad ora rilasciate, lasciando a terra i droni già in possesso degli agricoltori.

 

La difesa di DJI: violati i principi del libero mercato

Non si è fatta mancare la replica di DJI, che ha rispedito al mittente tutte le accuse, bollandole come infondate e volte solo a stravolgere gli equilibri del libero mercato.

 

In una dichiarazione inviata ad AgFunderNews, DJI Technologies ha affermato di essere impegnata a collaborare con i legislatori statunitensi per "garantire che le decisioni siano basate sulla qualità e la sicurezza dei nostri prodotti, piuttosto che sul Paese d'origine dell'azienda".

 

La società di Shenzhen ha poi aggiunto: "Le azioni intraprese contro DJI suggeriscono protezionismo e minano i principi della concorrenza leale e del libero mercato. Il Countering CCP Drones Act rischia di stabilire un pericoloso precedente, dove accuse infondate e sentimenti xenofobi dettano la politica pubblica, potenzialmente mettendo a rischio il benessere economico degli Stati Uniti".

 

Il Governo Usa, sia quello di Trump prima che di Biden dopo, ha intrapreso una guerra commerciale con la Cina, accusata di comportamenti scorretti a livello commerciale, nonché di spionaggio attraverso i device che vende negli Stati Uniti. Gli smartphone della famosa ditta Huawei sono soggetti a restrizioni negli Usa e le aziende americane devono ricevere uno speciale permesso per fare affari con la società asiatica. E anche il famoso social TikTok è nell'occhio del regolatore Usa.

 

Già oggi, sempre per motivi di sicurezza nazionale, l'American Drone Security Act impedisce alle agenzie federali di acquistare ed utilizzare droni della DJI, proprio per paura che le informazioni raccolte possano essere trasferite all'estero.

 

Nelle ultime settimane, infine, l'amministrazione Biden ha votato per imporre dazi del 102,5% sulle auto elettriche fabbricate in Cina. L'accusa è che il Governo stia sovvenzionano i produttori in patria per vendere sottocosto le auto negli Usa (e in Europa) facendo piazza pulita della concorrenza.

 

Insomma, sembra che i velivoli senza pilota della DJI siano solo l'ultimo tassello di una guerra politico-commerciale ben più ampia tra Cina e Stati Uniti.